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L'africa romana: Sufetula

Iscrizione bilingue che ricorda la chiesa dell'arcivescovo Bellator

Iscrizione bilingue che ricorda la chiesa dell'arcivescovo Bellator

 

 

SUFETULA

 

 

 

La chiesa di Bellator

 

Proseguendo verso nord lungo la strada che parte dal foro, s'incontra un grande muro appartenente alla chiesa detta di Bellator; costruita probabilmente nel IV sec. nello stesso luogo dove sorgeva un edificio pagano (tempio?), era la cattedrale della città. L'edificio presenta due absidi contrapposte erette in epoche diverse, mentre una terza, costruita nel mezzo delle navate sopra una pavimentazione a mosaico, risale a un momento ancora posteriore; da notare, nella navata centrale e negli stilobati che separano le tre navate, tracce di strutture per il culto: scanalature per le sbarre e fori per pali e colonnine, che servivano a proteggere l'altare.

A ovest della chiesa è stato sistemato, al centro di un peristilio già esistente (tre colonne sono state rialzate), il battistero; questo edificio rettangolare con absidiola (bel pavimento a mosaico) conteneva una vasca battesimale, di forma piuttosto complessa, di cui è ancora visibile l'impronta.

A nord di questo gruppo di edifici religiosi sono state parzialmente portate alla luce le rovine di due piccoli stabilimenti termali: il più prossimo può forse essere identificato con le terme ecclesiastiche, data la vicinanza alle abitazioni del clero. E' detta di Bellator, dopo avervi trovato un frammento di un'iscrizione menzionante il nome di questo vescovo. Tramite due porte laterali si entra nell'edificio, composto di una navata centrale e da due laterali, separate da stilobati. Delle due absidi contrapposte, più volte rimaneggiate, si presume che quella a nord fungesse da presbiterio con un altare posto di fronte mentre la seconda avesse funzione di cappella funeraria. Al centro di un preesistente peristilio quadrato pagano, fu sistemato il battistero del quale si rese necessario adattare la forma della vasca che divenne ovoidale.

L'uso originario fu in seguito abbandonato ed il battistero divenne cappella detta del vescovo Jucundus, personaggio significativo della chiesa di Sufetula, presente a molti concili, tra cui quello del 411 svoltosi a Cartagine.

 

 

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