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Il Cammino di sant'agostino: Savignone

La chiesa di san Pietro a Savignone

La chiesa di san Pietro a Savignone

Timbro della chiesa S. Pietro a Savignone

Timbro della chiesa S. Pietro a Savignone

 

 

IL CAMMINO DI SANT'AGOSTINO

Savignone

 

Chiesa di san Pietro

 

 

 

 

La chiesa di San Pietro apostolo si trova in piazza della chiesa a Savignone, un paese della valle Scrivia in provincia di Genova. La chiesa è sede della parrocchia omonima del vicariato Valle Scrivia della diocesi di Tortona.

Tenendo conto delle fonti e delle documentazioni storiche sembra che il primitivo impianto sia stato edificato sui resti di un'antica abbazia nel XIII secolo.

Questo edificio è citato inoltre anche in una bolla papale del 1196 di papa Celestino III che cita la chiesa di San Pietro di "Salurnione". Nel 1253 era priore un certo Lanfranco. La chiesa, dopo un incendio nel XVII secolo, fu completamente ricostruita nel 1691 ad opera di Urbano Fieschi, conte della nobile famiglia Fieschi di Lavagna nonché marchese del feudo di Savignone, come testimonia una tavola in marmo presente, all'interno, sopra la porta d'ingresso:

D.O.M. PETRO APOSTOLORUM PRINCIPI PERPETUA LITATIONE SIBI

SUISQUE PROPITIANDO

TEMPLUM HOC VETUSTATE COLLAPSUM PROPRIO AERE

RESTITUM URBANUS DE FLISCO SAVIGNONI MARCHIO COMES

LAVANIAE

ETERNUM SACRAT

AVITAE PIETATIS ET CRISTIANAE MUNIFICENTIAE

MONUMENTUM.

ANNO SALUTIS MDCLXXXXI.

 

La chiesa di San Pietro conservò il titolo di Priorato sino al 1623, ultimo ricordo della presenza dell'Abbazia benedettina di San Salvatore. In seguito, ancora nel 1739, conservò due cappellanie, quella di San Salvatore, istituita da Pietro Fieschi nel 1439, e quella di San Giacomo, nata per volere della contessa Livia Fieschi nel 1662.

Edificata in stile barocco, la chiesa ha un campanile, la cui copertura venne rifatta nel 1751 in occasione della visita pastorale del vescovo Luigi de Andujar, è di notevole altezza e vanta la presenza di tre sepolcri, di cui l'ultimo porta la data 1736.

Tra le opere pittoriche che vi sono custodite c'è il dipinto del Cristo che appare a Santa Caterina da Genova opera del pittore Giovanni Battista Carlone. Nel secondo altare della navata destra è presente una seicentesca statua lignea della Madonna Immacolata attribuita alla scuola dello scultore genovese Anton Maria Maragliano.

Gli affreschi e decorazioni interne sono state realizzate tra il 1933 e il 1934.

Le principali feste che vi si celebrano sono quelle di Santa Caterina, la quarta domenica dopo Pasqua, quella di San Pietro e quella patronale di Sant'Agostino.

 

Savignone è il luogo dove la tradizione indica sia avvenuto un miracolo durante il trasporto delle ossa di Agostino da Genova a Pavia. La fonte di questo episodio si trova in Jacopo da Varagine che trasformò lo stringato racconto di Beda in un capitolo agiografico, come si legge nella sua Chronica dove l'evento è spostato a dopo il 732: "Viatore, sesto vescovo, salì in cattedra attorno al 732. Al suo tempo le ossa del beato vescovo Agostino, per ordine del cristianissimo re dei Longobardi di nome Liutprando, furono trasportate da Genova alla Sardegna. Quando il re seppe che esse erano giunte a Genova, partì da Pavia e giunse a Genova. Ma quando il re volle far portare le ceneri a Pavia, esse diventarono tanto pesanti che in nessun modo i portatori poterono sollevarle. Allora il re fece voto a sant'Agostino che, se avesse consentito che le sue reliquie potessero essere sollevate e portate a Pavia, avrebbe fatto erigere una chiesa in suo onore nel luogo presso Genova ove egli era ospitato. Fatto il voto, subito i portatori agevolmente sollevarono le ceneri e il re adempì a quanto promesso. Tuttavia non si sa dove sia tale chiesa. Alcuni dicono che sia la chiesa di san Teodoro, altri quella di san Tomaso, altri ancora dicono che si tratti del palazzo arcivescovile che si trova presso San Silvestro ove il suddetto re era stato ospitato. Così si edificò quel palazzo e la cappella di sant'Agostino che ancora vi si trova".

Beda il Venerabile, storico inglese vissuto dal 674 al 735 e quindi contemporaneo di Liutprando, aveva infatti scritto di questo episodio nel suo trattato De sex aetatibus mundi. Dalle parole di Beda si può tuttavia ricavare con certezza l'avvenuta traslazione dell'urna a Pavia. Dal suo racconto l'avvenimento avvenne in ristretto lasso di tempo (722-726, a seconda dei computi) mentre l'approdo della galea recante l'urna non può che essere avvenuto nel porto di Genova: Liutprando dominava un territorio comprendente la costa italica da Ventimiglia alla Toscana e oltre, ed in essa Genova era la città portuale più prossima a Pavia.