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Anita Savini: ANTIDA THOURET VIENE BEATIFICATA A ROMA E OPERA UN MIRACOLO

Suore e ragazze dell'Oratorio nel 1930

Suore e ragazze dell'Oratorio nel 1930

 

 

1926: ANTIDA THOURET VIENE BEATIFICATA A ROMA E OPERA UN MIRACOLO

di Anita Savini

 

 

A maggio del 1926 le suore di Cassago assieme ad alcune ragazze dell'Oratorio, l'Oratorio a quell'epoca era ospitato nell'Asilo, si recano a Roma in occasione della beatificazione della fondatrice della loro congregazione. A Roma le cassaghesi sono testimoni di un "miracolo" ma nello stesso tempo sono affascinate dalla bellezza della città eterna, che visitano con curiosità e grande interesse. Anita Savini ce ne ha lasciato una memoria, ancora freschissima nella ingenuità del racconto: "Roma, ognuno ti noma, faro di civiltà, così si vantava un tempo la nostra Capitale !"

Nel maggio 1926 anche Cassago fa il suo ingresso nella città eterna. Sta per salire, beata nella gloria, la Fondatrice delle nostre Suore: Giovanna Antida Thouret. La Superiora lancia un appello: «Andiamo a Roma!». Un avvenimento, a quei tempi: poche rispondono. Partiamo da Milano nel primo pomeriggio: la Superiora, la signorina Isolina, la signora Clara, io e la Maria Cattaneo. E iniziamo il viaggio sotto la scorta materna delle Suore (assieme c'è pure la Superiora di Macherio, suor Laura) ma, dopo un breve tratto di corsa, il treno si arresta nella campagna lodigiana per un guasto.

Trascorsa un'ora o poco più ci rimettiamo in viaggio ed arrivate a Roma, nelle prime ore del mattino seguente, alcuni ci chiedono da dove venissimo. «Da Milano», si risponde. «Allora siete del treno che si è fermato nel viaggio di andata? ». «Già »; ne avevano parlato i giornali. A noi era rimasto solo il desiderio di arrivare o meglio di riprendere la corsa. Attraversata la città, ci ritroviamo riunite in Santa Marta, ospizio per i pellegrini, al di là di un passaggio della Basilica di San Pietro, proprio sotto il concerto campanario del maggior Tempio della Cristianità. Quanto era solenne quello scampanio!

Bambini, giovani e suore davanti all'entrata, nel giardino e sulla balconata dell'Asilo Infantile: cartolina spedita da Cassago da Anita Savini il 19 luglio 1926 alla signorina Lice Mantovani di Monza. Nel giardino si nota in piedi suor Battistina Sembrava proprio che riunisse in sè tutto il mondo a festa !

E si cominciò a frequentare la Basilica tutti i giorni in preparazione alla solenne beatificazione. Tutto era ordinato; in vista su arazzi erano raffigurati i miracoli della Beata. E disciplina di orari; ciò permette che i pranzi prelibati ci trovino a tavola nell'ora stabilita. Ci sono al disimpegno le Suore di San Vincenzo, con le famose ali bianche, in testa. Par che volino infatti più che camminare, leggere e svelte. Non mancano mai il vino romano e la lattuga dell'Agro Pontino ! Nella Chiesa del Gesù ci prepariamo con un Triduo alla cerimonia. Il giorno solenne finalmente arriva puntuale come puntuali siamo noi alla solennità. Quando la nuova Beata appare luminosa nella cornice dorata del Bernini è un battimano di ammirazione e di gioia e di riconoscenza che esplode dai pellegrini e dalle Suore venute da ogni loro Istituto sparso nel mondo. Lo scopo del nostro viaggio era dunque raggiunto!

Quando la Beata apparve nel suo meritato trionfo, nel nostro reparto, esplose un grido. Non ricordo come, ma una signorina è guarita! Aveva le corde vocali paralizzate, sempre a bassa voce il suo parlare; la grazia è fatta, ora deve mantenere la promessa: il voto di farsi suora nell'Istituto. Non mi soffermo e non mi ricordo altro. L'età giovane non è impegnativa e tante volte dimentica anche ciò che vale. Impieghiamo gli altri giorni, con maggior libertà, ad ammirare le Chiese di Roma, famose nella storia: Santa Maria Maggiore, San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le Mura.

Saliamo con venerazione la Scala Santa custodita dai Padri Passionisti. Ammiriamo nella Basilica dell'Ara Coeli, il grazioso, paffuto Bambinello; il celebre Mosè di Michelangelo nella Chiesa di San Pietro in Vincoli. Meravigliato fu pure Michelangelo del suo capolavoro scolpito nel marmo tanto che si ricorda ancora il suo invito: « Parla! ».

Ed anche noi, a Roma, di Suor Antida abbiamo parlato e mi auguro che se ne parli molto e sempre."