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GLORIA CAMESASCA: DUE LETTERE TRA IL DUCA UBERTO VISCONTI E L'AGENTE ANGELO PORRO

Lapide del Duca Uberto Visconti nel Sepolcreto di famiglia a san Salvatore in località Tremoncino a Cassago

Lapide del Duca Uberto Visconti nel Sepolcreto di san Salvatore

 

 

DUE LETTERE INEDITE DELLA CORRISPONDENZA TRA IL DUCA UBERTO VISCONTI DI MODRONE E L'AGENTE CASSAGHESE ANGELO PORRO [1]

di Gloria Camesasca

 

 

 

Nel Fondo Visconti di Modrone dell'Archivio Storico dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano sono conservati molti documenti che permettono di ricostruire la vicenda storica di questa importante famiglia ducale lombarda. I Visconti di Modrone avevano alcune proprietà, ereditate dalla famiglia Pirovano [2], anche a Cassago, paese della Brianza lecchese, che elessero come loro luogo di villeggiatura. In particolare disponevano di una villa. Nella prima metà dell'Ottocento proprio in questo paese scelsero di costruire un Sepolcreto di famiglia.

Infatti in una memoria del 1° novembre 1905 conservata nella Busta 12 dei Giuspatronati benefici per Cassago [3] viene riportato un passo significativo sulle ultime volontà del duca Carlo Visconti di Modrone (1775-1836) [4]: «Col testamento 30 ottobre 1833 il Duca Carlo Visconti di Modrone disponeva dei propri beni e fra le varie volontà al cap. 2 dice: desidero di essere trasportato a S. Salvatore presso Cassago prov. di Como dove riposa una parte di miei parenti». Quindi già nel 1833 [5] abbiamo una testimonianza di un duca che voleva essere sepolto nel Sepolcreto cassaghese, perché riconosceva quel luogo come la tomba della sua famiglia [6]. I lavori per la costruzione del Sepolcreto furono in seguito affidati all'architetto Giovanni Ceruti (1842-1907) [7] e furono portati a termine nel 1890. Nel Fondo Visconti di Modrone ho rinvenuto il Registro delle firme dei visitatori del Sepolcreto di Cassago [8], che copre l'arco cronologico che va dal 14 aprile 1897 al 29 giugno 1960. Sfogliando le pagine di questa importante testimonianza storica, ho trovato un'interessante busta [9] affrancata con un francobollo da 15 cent. che reca il timbro postale «Barzanò, 3 marzo 1908». Il mittente è «Amministrazione Visconti di Modrone, Duca Uberto» e il destinatario è: «Stim. Sig. Angelo Porro, Agente della Ducal Casa Visconti di Modrone, Barzanò per Cassago».  

Sulla busta è riportata anche un'annotazione, probabilmente opera di un archivista della Ducal Casa, che permette subito di contestualizzare il motivo di tale missiva: «Lettera 3 marzo 1908, riguarda l'alloggio prestato agli ufficiali in servizio di pubblica sicurezza. Sciopero Terenghi a Cremella». All'interno della busta si trovano due epistole: una è la missiva che il Duca Uberto Visconti di Modrone (1871-1923) [10] inviò all'agente cassaghese Angelo Porro il 3 marzo 1908 per rimproverarlo della cattiva accoglienza che aveva riservato ad alcuni ufficiali di cavalleria, suoi «antichi compagni d'arme ed amici carissimi [11] », che erano stati chiamati ad intervenire in uno sciopero di operai della ditta di tessuti di cotone di Terenghi Federico, nel vicino paese di Cremella [12]. Nella stessa busta è conservata anche l'epistola che Angelo Porro scrisse l'8 marzo 1908 in risposta a quella del Duca, riguardo all'accusa di non aver adeguatamente ottemperato ai doveri di ospitalità nei riguardi di questi ufficiali. L'agente cassaghese si scusa spiegando di aver dovuto provvedere senza alcun preavviso alla loro sistemazione. Nonostante l'arrivo improvviso di tali graduati dell'esercito in un periodo in cui i duchi non erano presenti nella loro villa cassaghese, Porro si è dimostrato prontamente disponibile ad accoglierli e a trattarli in modo confacente al loro grado. Queste due lettere ci offrono uno spaccato interessante dei rapporti che intercorrevano tra il Duca Uberto e il suo agente cassaghese. Finora non sono state rinvenute testimonianze di libri di conti che Angelo Porro tenesse per conto della Ducale famiglia e in cui annotasse tutte le spese riguardanti i possedimenti della tenuta cassaghese, di cui era il diretto responsabile [13]. E' stato ritrovato soltanto un documento datato 8 ottobre 1918 [14] in cui si registra il versamento di duemila lire effettuato dal ragioniere dell'Amministrazione del Patrimonio Visconti di Modrone Duca Uberto ad Angelo Porro per la conduzione dell'agenzia cassaghese per quello stesso anno. Le due epistole rinvenute nel registro delle firme dei visitatori del Sepolcreto cassaghese ci permettono anche di aggiungere un'ulteriore testimonianza nel quadro delle organizzazioni operaie e degli scioperi in Brianza nel biennio 1907-1908 [15]. Infatti questi furono anni in cui gli operai brianzoli, anche se in netto ritardo rispetto ai loro colleghi su scala nazionale, iniziarono ad organizzarsi e a far valere i loro diritti. Nel maggio 1907 c'era a Lecco un clima di malcontento per il rinnovo del contratto delle filandiere. Alla circolare ministeriale che chiede conto delle agitazioni operaie il Comune di Lecco risponde fornendo i seguenti dati:

Nell'ambito comunale, su tre filande al centro e tre nei rioni, sono impiegate 1000 operaie adulte e ragazze, circa 700 d'età superiore ai 15 anni con paga £. 1,25; circa 100 d'età fra i 14 e i 15 anni, con paga di £.1; circa 200 fra i 12 e 15 anni, le cosiddette «scopinere», pagate in ragione di £ 0,60 giornaliere [16].

Anche in Brianza nel 1907 cominciano a nascere movimenti di protesta che organizzano i primi scioperi, in particolare negli opifici di Casatenovo e Albiate [17]. In realtà questi fenomeni rimasero quasi sempre isolati e circoscritti soprattutto perché c'era una fortissima condanna di queste manifestazioni e di queste ideologie politiche da parte della Chiesa locale. In particolare proprio in riferimento a questi scioperi negli opifici di Casatenovo ed Albiate si ricorda quanto annotò Don Giuseppe Villa (1851-1932) [18], parroco di Cremella, nel Liber Chronicus [19]:

Qui non si aveva nessun motivo per scioperare, ma il cattivo esempio è contagioso e forse il pensiero di migliorare la loro condizione, come fu loro promesso, fece loro abbandonare il lavoro e proclamarono anche qui lo sciopero. Il peggio è che gli scolari divennero peggio dei maestri ...

A Cremella covava fuoco sotto la cenere. I timori erano appoggiati al fatto che vi fu in paese chi ebbe la cattiva idea di dar consiglio agli operai di andare a mettersi in mano alla Camera di Lavoro di Como, che non tardò a venire a impiantare qui, in questo paesello prima tanto quieto, la Camera del Lavoro ... [20] Dunque nel dettagliato resoconto di Don Giuseppe Villa non è difficile ravvisare i motivi che prepararono l'avvento degli scioperi e delle sommosse operaie del 1908. Al di là delle opinioni di un singolo esponente della comunità cristiana locale, la Chiesa Cattolica già da tempo aveva chiarito la sua posizione in merito alla questione operaia nella famosa enciclica Rerum novarum del 1891 [21]. Papa Leone XIII aveva espresso in modo chiaro e netto una ferma condanna delle idee socialiste che aspiravano alla scomparsa della proprietà privata e alla nascita di quella collettiva. Ovviamente la Chiesa denunciava e condannava le ingiustizie perpetrate a danno dei lavoratori, ma secondo il Pontefice si doveva intervenire nello scontro tra lavoratori e proprietari con la forza del cristianesimo, e non alimentare la lotta, perché le due componenti sociali erano entrambe elementi indispensabili per lo sviluppo della società e come tali avrebbero dovuto trovare un accordo pacificatore. Gli operai vennero spronati a lavorare, senza avere come fine il mero guadagno e senza recar danno alla proprietà altrui, gli imprenditori, invece furono chiamati a non praticare frodi e usurpazione contro i lavoratori e a concedere loro il tempo da dedicare ai doveri religiosi. Anche il Governo doveva svolgere un compito fondamentale: quello di difendere i diritti delle due parti per mezzo delle leggi, per impedire che nascessero malanimi pericolosi per il bene comune. L'enciclica del Pontefice lasciò un segno indelebile non solo nella mentalità della componente ecclesiastica, ma anche nel loro modo di agire e di giudicare i movimenti socialisti: fu un evento molto importante come risulta evidente ad esempio anche dalle parole con cui lo ricorda nel Diario di un curato di campagna il «curé de Torcy» ormai vecchio ad un giovane che sta per entrare in seminario per farsi prete:

Voi la leggete oggi tranquillamente l'enciclica, scorrendola con l'occhio come una pastorale qualunque di Quaresima. Noi, a quel tempo, ci sembrò di sentire la terra scossa da un fremito nuovo sotto i piedi. Ah, l'entusiasmo! Quella idea così semplice che il lavoro non è una mercanzia sottomessa alla legge della domanda e dell'offerta, che non si può speculare sui salari e sulla vita degli uomini come sul grano, sullo zucchero o il caffè, sconvolgeva le nostre coscienze [22].

Chiara era la condanna degli scioperi e dei mezzi violenti di protesta contenuta nella Rerum novarum:

Il troppo lungo e gravoso lavoro e la mercede giudicata scarsa porgono non di rado agli operai motivo di sciopero. A questo disordine grave e frequente occorre che ripari lo Stato, perché tali scioperi non recano danno solamente ai padroni e agli operai medesimi, ma al commercio e ai comuni interessi e, per le violenze e i tumulti a cui d'ordinario danno occasione, mettono spesso a rischio la pubblica tranquillità. Il rimedio, poi, in questa parte, più efficace e salutare, si é prevenire il male con l'autorità delle leggi e impedire lo scoppio, rimovendo a tempo le cause da cui si prevede che possa nascere il conflitto tra operai e padroni [23].

Nonostante Don Giuseppe Villa avesse espresso per tempo i suoi timori riguardo alla possibilità di rivolte operaie a Cremella «questo paesello prima tanto quieto», nel 1908 vi furono scioperi. Tra questi quello che ebbe l'eco maggiore fu senza dubbio quello che fu organizzato nei primi giorni di marzo nella ditta Terenghi, perché come abbiamo letto anche nelle due epistole tra il Duca Uberto Visconti di Modrone e Angelo Porro, vide il coinvolgimento anche delle forze dell'ordine. Così il parroco cremellese descriveva i disordini di quel periodo nel Liber Chronicus:

Grande incendio, fomentato dai socialisti. Povero Cremella! Tanto quieto prima, ora sembra un serraglio di belve feroci ... Cosa fanno le passioni! Qui non si tratta di migliorare le loro condizioni, perché erano trattati bene; ma era l'odio loro ispirato contro chi dava loro da lavorare e che non si voleva che mangiasse un po' di pane (non scendo a far nomi, perché non vorrei crearmi dei guai). Fu una guerra terribile, ma che finì con danno dei cattivi ... Le donne erano più fiere e terribili degli uomini e facevano veramente paura. Come sono brutte le donne quando sono esasperate! Si dovette ricorrere alla truppa, che si insediò qui per tre mesi continui. Ma che, erano così esasperati gli animi, così furibondi, così selvaggiamente accesi, che si lasciavano caricare dalle truppe ma non si ritiravano, ed alcune ragazze sono arrivate al punto di schiaffeggiare i Reali Carabinieri. Finalmente, mediante gli sforzi di tutti i giudiziosi, si potè in qualche modo acquietare la popolazione ed ottenere, se non la pace, almeno un po' di tregua [24].

Infatti il parroco di Cremella già aveva espresso alcuni dubbi riguardo alla moralità dei suoi parrocchiani in occasione della visita del Cardinal Ferrari del 1905:

La popolazione corrisponde abbastanza; ma la gioventù ... più si va innanzi, diventa peggiore. Gli stabilimenti portarono vantaggi materiali, ma la morale ne scapitò moltissimo. Le osterie trionfano: oggi non basta più la domenica per bere e ubriacarsi, ci vuole anche il lunedì, qualche volta il martedì, e non mancano quelli che vanno innanzi qualche giorno ancora. Cosa vedranno quelli che camperanno ancora vent'anni? [25]

Dopo l'arrivo delle forze militari per sedare la rivolta operaia del 1908 nella ditta Terenghi, le paure di Don Giuseppe Villa per la moralità dei suoi parrocchiani si riaccesero di nuovo:

Il peggior timore che angosciava il povero Parroco era per la moralità. Tanta truppa in un paese, nel quale non si erano mai veduti i soldati, era una gazarra per le giovani, per non dire che perdevano ancora di più la testa le vecchie. C'era un bel da fare a tener occhio a tutto. Basta di dire che le ragazze, d'altronde colpevoli per le loro smorfie venivano rincorse fino in Chiesa [26].

Dunque l'arrivo delle truppe per sedare le rivolte degli operai fu un vero evento nel paese di Cremella e per questo se ne trovò traccia anche nella corrispondenza tra il Duca Uberto e il suo agente cassaghese: «Improvvisamente chieste le truppe del Comune di Cremella si valse del buon vicinato di Cassago che non frappose nessun indugio pel collocamento di una parte di quelle [27]».

In particolare Angelo Porro precisa che si provvide alla sistemazione degli ufficiali: «Poscia quel Comune impreparato pei Sigg. Ufficiali cercammo per quanto stane in noi di riceverli ed alloggiarli nel modo migliore [28]». Così si scusa l'agente cassaghese con il Duca Uberto: sono arrivati improvvisamente e senza alcun preavviso ed egli ha provveduto a sistemarli come meglio poteva.

Dunque le due epistole inedite rinvenute nel Registro delle firme dei visitatori del Sepolcreto cassaghese ci restituiscono un interessante spaccato non solo dei rapporti che intercorrevano tra il Duca Uberto e il suo agente cassaghese, ma anche delle condizioni sociali, politiche ed economiche della Brianza e in particolare dei paesi di Cassago e di Cremella nel marzo del 1908.

 

 

Note

 

(1) - Ai miei genitori per il loro continuo e infaticabile sostegno nei miei progetti di studio. Al professor Luigi Beretta, esperto di storia locale della Brianza, per i suoi utili suggerimenti e per i suoi preziosi consigli. Alla mia amica Elena Rigamonti per le nostre lunghe chiacchierate insieme e alla mia amica Miriam Gadaleta, studiosa di Storia Romana, senza la quale molte delle mie giornate passate in Università sarebbero state senz'altro diverse.

(2) - Con Giovanna Pirovano, che nel 1643 sposò il conte Antonio Modrone, si estinse la casata dei Pirovano. Nel 1684 la figlia di Giovanna, Teresa Pirovano Modroni sposò Niccolò Visconti (nipote dell'arcivescovo Federico Visconti) e da lì ebbe origine il filone ereditario Visconti di Modrone. Per informazioni legate a questa intricata vicenda di matrimoni ed eredità si veda L'asilo infantile. 100 anni di storia: dai Visconti alla Scuola d'Infanzia, a cura dell'Associazione Storico-Culturale S. Agostino di Cassago Brianza, Annone, Grafiche Riga, 2003, pp. 106-10, 112-36.

(3) - ARCHIVIO STORICO DELL'UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE DI MILANO (in seguito ARCHIVIO STORICO), Fondo Visconti di Modrone, I, 82, Busta 12 Giuspatronati Benefici per Cassago.

(4) - Per avere informazioni più precise sulla vita del duca Carlo Visconti di Modrone è possibile consultare L'asilo infantile. 100 anni di storia: dai Visconti alla Scuola d'Infanzia, a cura dell'Associazione Storico-Culturale S. Agostino di Cassago Brianza, Annone, Grafiche Riga, 2003, pp. 162-64.

(5) - A proposito del desiderio espresso da Carlo Visconti di Modrone già nel 1833, sono state avanzate diverse ipotesi. Infatti la costruzione del Sepolcreto di famiglia fu affidata all'architetto Giovanni Ceruti e i progetti furono eseguiti dal 1883 al 1887. Quindi ci sarebbe un intervallo di ben 50 anni tra il desiderio del duca Carlo e la reale esecuzione del Sepolcreto. A questo proposito si potrebbe tentare di colmare tale lacuna nella documentazione con la testimonianza rinvenuta in I. CANTÙ, Guida per la Brianza e per le terre circonvicine, Milano, S. Bavetta, 1837, a p. 135: «Se non che il poco discosto monumento sepolcrale Visconti che si sta erigendo dall'architetto Clerichetti, ricorda che passano come un lampo i giorni dell'uomo tra cenci e la porpora, tra le delizie e le miserie». Può darsi quindi che prima la famiglia Visconti (magari proprio lo stesso duca Carlo) avesse affidato la costruzione del Sepolcreto all'architetto Chierichetti e poi per un qualche motivo su cui si sta ancora indagando, abbia deciso di rivolgersi per la progettazione e l'esecuzione dell'opera a Giovanni Ceruti. Su questo punto si dovrà ancora ricercare testimonianze documentali a supporto di questa o di altre ipotesi di ricostruzione storica della vicenda della costruzione del Sepolcreto negli anni 1833-1887.

(6) - In seguito il desiderio espresso da Carlo Visconti di Modrone fu esaudito. Infatti oggi le spoglie mortali di tale duca riposano nel Sepolcreto cassaghese, insieme a quelle di altri 32 suoi consaguinei. Una lapide presente nella parte superiore del Sepolcreto ricorda in sintesi le qualità di tale duca e le vicende legate alla traslazione del suo corpo nella nuova costruzione funebre, ad opera dell'industre marchesa Giovanna Gropallo: «Carlo duca Visconti di Modrone / al favore di illustre fortuna / intelligenza de' tempi ed animo liberale / consociando / le agricole e le cittadine industrie / efficacemente promosse / alle necessità de' privati / con larghezze multiformi soccorse. / Mancò di apoplessia in Milano / il 10 marzo del 1836 / sessantesimo sesto anno dell'età sua. / Alle onorate ceneri / nell'avito cemeterio accolte / pose questo ricordo / Giovanna dei Marchesi Gropallo / cugina riconoscentissima / l'anno 1850».

(7) - Sulla figura dell'architetto Giovanni Ceruti ho realizzato una mostra insieme all'Associazione Storico-Culturale Sant'Agostino di Cassago Brianza (Lc) e in particolare grazie all'aiuto del prof. Luigi Beretta. Tale mostra dal titolo "Erma, quassù, e Sepolcreto, ecco è visibile l'imago (M. LUZI, Da lui come da roccia, vv. 9-10) Il Sepolcreto dei Visconti di Modrone: i progetti dell'architetto ingegnere Giovanni Ceruti" è stata presentata l'11 maggio presso il Sepolcreto dei Visconti di Modrone di Cassago Brianza, in occasione della Festa del Sajopp. La stessa mostra è stata riproposta il 17 maggio nell'area dei Ruderi della villa Visconti di Cassago, in occasione della manifestazione “In Lombardia, la cultura ti sorprende” organizzata dalla Regione Lombardia, Direzione Generale Culture, Identità e Autonomie della Lombardia.

(8) - ARCHIVIO STORICO, Fondo Visconti di Modrone, Registro delle firme dei visitatori del Sepolcreto di Cassago (n° 295 della sezione Registri e n° 78 della sezione Registri di Cassago).

(9) - Tale busta non era segnalata nell'inventario della sezione Registri.

(10) - Per avere delle informazioni dettagliate sulla figura del Duca Uberto Visconti di Modrone è possibile consultare L'asilo infantile. 100 anni di storia: dai Visconti alla Scuola d'Infanzia, a cura dell'Associazione Storico-Culturale S. Agostino di Cassago Brianza, Annone, Grafiche Riga, 2003, pp. 181-82. Anche le spoglie mortali del Duca Uberto riposano nel Sepolcreto cassaghese, in cui si trova anche una lapide che fornisce in sintesi alcune informazioni sulla sua vita: «Alla memoria cara e benedetta del / duca / Uberto Visconti di Modrone / senatore del regno / mecenate delle arti / fiera tempra di soldato e di gentiluomo / cuore nobile e generoso / mente infaticabile ed operosa / degno figlio della gloriosa stirpe / visse facendo del bene./ Nacque in Milano il 22 febbraio 1871 / si spense serenamente in Sanremo / il 13 gennaio 1923».

(11) - Epistola del Duca Uberto Visconti di Modrone ad Angelo Porro, 3 marzo 1908, riga 3-4.

(12) - Si è rinvenuta notizia della fabbrica di tessuti di cotone di Cremella di Terenghi Federico, fu Ferdinando in Lista generale degli elettori commerciali del Circondario di Lecco, Lecco, 1911, p. 6.

(13) - Ad esempio l'agente dei possedimenti viscontei di Besate era solito tenere un vero e proprio “Giornale mensile” dove annotava scrupolosamente le entrate e le uscite. Si veda ARCHIVIO STORICO, Fondo Visconti di Modrone, Busta M131, Giornali mensili di Besate. Allo stato attuale delle ricerche non si è ancora trovato un libro di conti o un taccuino su cui analogamente l'agente cassaghese annotava le spese fatte per amministrare le tenute cassaghesi dei Visconti.

(14) - ARCHIVIO STORICO, Fondo Visconti di Modrone, Busta M131, Note di conto della Amministrazione del Patrimonio Visconti di Modrone, Duca Uberto. (n° 350).

(15) - Per avere un quadro generale della situazione del sindacato in Italia in questi anni si consiglia di consultare gli studi approfonditi di Idomeneo Barbadoro, precisamente: I. BARBADORO, Storia del sindacalismo italiano: dalla nascita al fascismo, Firenze, La Nuova Italia, 1977, 2 voll.; IBIDEM, Enciclopedia del sindacato, Milano, Teti editore, 1977. Invece per avere un quadro più dettagliato della situazione delle organizzazioni operaie in Brianza si consiglia di consultare A. BENINI, Organizzazione operaia e movimento socialista a Lecco: 1861-1925, Lecco, Biblioteca Civica, 1980.

(16) - ARCHIVIO DEL COMUNE DI LECCO, Lecco, cart. 293, fasc. 7. È contenuta la circolare a firma G. Montemartini, in data 3 luglio 1907, sul cui verso è annotato a penna il rilevamento, evidentemente trasmesso su apposito modulo all'Ufficio del Ministero. Tale citazione è presa da A. BENINI, Organizzazione operaia e movimento socialista a Lecco: 1861-1925, Lecco, Biblioteca Civica, 1980, p. 88.

(17) - A proposito della situazione del settore agricolo e industriale e delle lotte sociali del biennio 1907-1908 in Brianza si veda L. CASPANI-I. SIRONI, Cremella e la sua storia, Cremella, Comune di Cremella, 2007, pp. 211-17.

(18) - Don Giuseppe Villa nacque a Cassago Brianza il 6 agosto 1851, fu ordinato sacerdote nel 1874 e fu per 16 anni coadiutore a Montesiro di Besana in Brianza. Fu parroco di Cremella dal 1890 al 10 febbraio 1932, giorno della sua morte. Per avere ulteriori informazioni sulla figura di Don Giuseppe Villa è possibile consultare L. CASPANI - I. SIRONI, Cremella e la sua storia, Cremella, Comune di Cremella, 2007, pp. 221-25.

(19) - Nel 1890 Don Giuseppe Villa iniziò la redazione del Liber Chronicus della parrocchia di Cremella secondo le direttive del 38° Sinodo Diocesano. Lo stesso pastore delle anime cremellesi si occupò di tenerlo aggiornato fino al 1917; il suo successore Don Severino Colombo (1879-1952) riprese a compilarlo sulla base degli appunti lasciati da Don Giuseppe, a partire dalla data del 1918.

(20) - La citazione è presa da L. CASPANI-I. SIRONI, Cremella e la sua storia, Cremella, Comune di Cremella, 2007, pp. 215- 16.

(21) - Ampia è la bibliografia sulla Rerum Novarum di Papa Leone XIII e sul dibattito che essa suscitò nel mondo cattolico e non solo; qui si cita soltanto come riferimento per ulteriori approfondimenti F. DANTE, La "Civiltà Cattolica" e la "Rerum Novarum": cattolici intransigenti nell'Europa del XIX secolo, con la quarta bozza inedita dell'Enciclica di Leone XIII, Milano, Unicopli, 2004 (Testi e Studi, 177), pp. 51-97. Dato il tema particolare del presente saggio, dedicato ad una analisi delle realtà lombarde, per avere un'idea più precisa della ricezione dell'Enciclica di Papa Leone XIII in ambito lombardo si segnala G. VECCHIO, I vescovi lombardi e l'enciclica Rerum Novarum, in I tempi della «Rerum Novarum», a cura di G. DE ROSA, Catanzaro, Rubbettino, 2003, pp. 403-16.

(22) - G. BERNANOS, Diario di un curato di campagna, Milano, Mondadori, 1973, p. 79.

(23) - LEONE XIII, Rerum Novarum, §31.

(24) - La citazione è presa da L. CASPANI - I. SIRONI, Cremella e la sua storia, Cremella, Comune di Cremella, 2007, p. 216.

(25) - La citazione è presa da L. CASPANI - I. SIRONI, Cremella e la sua storia, Cremella, Comune di Cremella, 2007, p. 222.

(26) - La citazione è presa da L. CASPANI - I. SIRONI, Cremella e la sua storia, Cremella, Comune di Cremella, 2007, p. 222.

(27) - Epistola di Angelo Porro al Duca Uberto Visconti di Modrone, 8 marzo 1908, righe 5-9.

(28) - Epistola di Angelo Porro al Duca Uberto Visconti di Modrone, 8 marzo 1908, righe 10-13.