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I Coadiutori di Cassago

Celebrazioni agostiniane nel 1954

Celebrazioni agostiniane nel 1954

 

DON LUIGI CAZZANIGA COADIUTORE DI DON ENRICO COLNAGHI E FONDATORE DELL'ORATORIO MASCHILE

di Giovanni Bonacina

 

 

Nella notte tra l'11 e il 12 ottobre la Madonna, di cui era tanto devoto, nel mese a lei consacrato come Regina del santo Rosario, veniva a prendere l'anima di don Luigi Cazzaniga, per presentarlo al trono del Padre e ricevere l'eterno premio preparato per il servo buono e fedele al cui servizio e a quello dei fratelli consumò tutta la sua vita.

Molti a Cassago diranno: chi era don Luigi ? Non diranno così i parrocchiani oltre i sessant'anni che lo conobbero bene, lo stimarono, lo amarono, perchè don Luigi con la sua semplicità evangelica, col suo volto sempre sorridente, sapeva farsi amare e voler bene; non era un opportunista, anche se per non creare avversari, dava ragione a tutti; anzi se c'era da reprimere o far conoscere una mancanza o uno sbaglio, andava direttamente agli interessati e con bontà nel suo modo sorridente pieno di carità, sistemava la faccenda in pace e buona armonia. Venne consacrato a soli 23 anni dal card. Schuster, nel giugno 1933, Anno Santo della Redenzione, indetto dal grande papa brianzolo Pio XI.

Dalla sua nativa Carate dove era nato nel 1910 fu inviato a Cassago come coadiutore del parroco don Enrico Colnaghi anziano e sofferente. Venne a sostituire don Carlo Frigerio che dopo 18 anni in mezzo ai cassaghesi, nel 1932 passò parroco a Romanò. Nel luglio di quel 1933, terminati i lavori di sistemazione alla casa, arrivò con mamma Serafina e i due fratelli minori.

La mamma era rimasta vedova, ancora giovane sposa con tre bambini. Luigi dopo le elementari sente nell'intimo l'invito di Gesù: "Se vuoi ..."

La mamma lo lascia partire: rimbocca le maniche e ritornerà a lavorare da sarta per far fronte alle esigenze della famiglia. I suoi sacrifici saranno coronati per aver dato alla Chiesa un santo prete. A Cassago si mette subito al lavoro: confessionale, malati, in modo speciale i ragazzi e i giovani. Il suo cruccio più grande era quello di non avere in parrocchia l'oratorio, lui che veniva da un grosso centro con un grande oratorio, dove era anche spuntata la sua vocazione.

Don Enrico aveva ceduto ormai a lui la direzione dell'Azione Cattolica giovanile: dalla casa del Parroco passammo a quella di don Luigi. nel 1934 lo stabile, oggi sede dell'oratorio, fu messo all'asta per un fallimento per 30.000 lire.

Don Luigi di suo aveva 10.000 lire, dono personale di un padrino della sua prima S. Messa e le impegnò a fondo perso in quell'impresa. Per questo motivo assistei ad una scena di tristezza; la mamma piangeva (aveva appena incominciato a lavorare un figlio): le condizioni non erano tanto floride. Aveva ragione povera donna ! E don Luigi ripeteva che doveva farlo: "Vedrai che il Signore ci aiuterà."

E appoggiò la testa sul tavolo. Nessuno parlò più per un pezzo: io imbarazzato, cercai di guadagnare l'uscita senza farmi notare. Istintivamente mi fermai: forse sia lui che la mamma avevano bisogno che qualcuno fosse loro vicino. Dopo qualche giorno trovò un benefattore o meglio un amico che gli prestò le altre 20.000 lire, senza interesse e l'affare fu concluso. L'oratorio ormai c'era e don Luigi oltre il fondatore divenne il primo assistente. Tutti noi lavorando di lena con altri volonterosi, adattammo i vani secondo le possibilità e le esigenze del momento e fu una rifioritura di opere. Molto bene disse di lui mons. Ernesto Basadonna che presiedeva la Concelebrazione con altri 30 sacerdoti nel discorso funebre.

"Don Luigi passò come il seminatore evangelico, spargendo a piene mani il buon seme prima a Cassago, poi a Melegnano, Gavirate, Lasnigo e per 28 anni parroco a Mezzago. Qui quante opere oltre il lavoro pastorale: la chiesa, si può dire cadente, fu rimessa a nuovo dentro e fuori; in centro paese fece costruire il cinema con criteri modernissimi con un bel bar e varie sale ritrovo, la casa nuova del coadiutore e un grandissimo oratorio. Seminò ovunque e lasciò sempre ad altri la mietitura. Visse povero, morì poverissimo."

Abitava ancora la vecchia canonica, una corte come quelle del centro vecchio del nostro paese. Diceva ancora mons. Basadonna che sentiva rimorso d'averlo lasciato là solo, senza aiuto, con una popolazione di quasi 5.000 abitanti; ma lo vedeva sempre contento e diceva sempre di sì. Ormai ammalato di un male inguaribile, consapevole della sua fine, si mise di nuovo all'opera per costruire la nuova canonica, per il parroco che sarebbe venuto dopo di lui: non potè portarla a termine. Un ricovero urgente in ospedale: qualche giorno dopo lo portarono in parrocchia, in fin di vita.

Quanto lo amava la comunità di Mezzago, lo si vide ai suoi funerali: più che esequie furono un trionfo del Padre buono che tanto li aveva amati. Di mio dirò che don Luigi conservò sempre l'entusiasmo e lo zelo della sua prima S. Messa, nell'amore grande da lui dimostrato fino all'ultimo respiro per Dio, per le anime a lui affidate.