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brianza romana: Barzanò

Ara votiva dedicata a Giove da Novelliano Pandaro

Ara votiva dedicata a Giove da Novelliano Pandaro

 

 

BARZANO'

 

 

 

 

 

Probabilmente il territorio di Barzanò è stato abitato sin dall'epoca preistorica, come lascia presagire la scoperta nel 1905, nei pressi della stazione tranviaria, di una tomba a cremazione, attribuita alla prima età del ferro, in un periodo compreso fra il 1000 circa a. C. e l'invasione gallica del 400 a. C.

Del successivo periodo romano esistono ancora tracce consistenti, fra cui alcune tombe ad inumazione rinvenute nel 1959 fra Barzanò e la frazione di San Feriolo, lungo la strada provinciale davanti al consorzio agrario. Erano dotate di un cospicuo corredo funebre con oggetti in terracotta verniciata, vetro, ferro, bronzo cesellato e piccoli oggetti di metallo, fra i quali sei monetine.

Fra le vestigia romane sopravvissute è necessario ricordare due are votive sacrificali dedicate a Giove Summano con iscrizioni di datazione incerta, ma quasi sicuramente riferibili al III o IV sec.

Su queste are compare il nome di un certo Novelliano Pandaro, che apparteneva ad una facoltosa famiglia romana.

Nella sua opera fondamentale "Barzanò antica", don Rinaldo Beretta ricorda che, secondo quanto scrisse il Mantovani, "negli andati tempi il villaggio di Barzanò era più popolato ed esteso e costituiva pertanto un importante "pagus" della regione decima ai tempi della romana repubblica". Il culto pagano a Barzanò durò per lo meno fin quasi alla fine del IV secolo, sostenuto forse proprio da Novelliano Pandaro, signore latifondista del luogo. Come riporta di terza mano il Beretta, secondo il Galvano Fiamma, Barzanò fu una delle otto città dell'Insubria.

La lapide di Novelliano è conservata nella chiesa romanica di san Salvatore. Le origini di questa piccola chiesa forse risalgono all'epoca dell'imperatore Gioviano quando fece chiudere i templi pagani e Teodosio rese obbligatorio il culto cristiano nella città di Milano. Parecchi Patrizi gentili, legati tradizionalmente alla religione dei loro padri e dell'antico impero, si rifugiarono nei villaggi lombardi della Insubria per poter sacrificare ancora agli antichi Dei.

Edificarono a questo scopo sacelli, delubri e rifugi. Fra questi patrizi un certo Novelliano Pandaro venne a stabilirsi verso il 381 nel Pago di Barzanore, dove, per adempiere ad un voto, eresse un delubro dedicato a Giove Summano. Questo delubro consisteva in origine in un corpo fabbrica quadrato di solidissime mura con finestrelle rettangolari a guisa di feritoie. In virtù della robusta costruzione l'edificio poté resistere all'urto del tempo e verso il 700 fu restaurato e ridotto a chiesa cristiana.

 

1821. Recuperata da Mantovani, Notizie storiche sulla chiesa di San Salvatore e sull'antico castello di Barzanò,  milano 1864 (opera postuma):

 

VSLM IOVI AL

TO SVMM

ANO FELICI

ANVS PR

IMVS CV

M SVIS

D D D

 

(III sec. d. C.)

 

 

Ara quadrata di reimpiego con due iscrizioni:

 

NOVELLIA[NVS]

PADDARVS

IOM VSL

PRE SE REM

DONVM F

CVM DIS

DEABVSQ

D D D

 

IOM

NOVELLIA[NVS]

PANDARVS

PRO SE ET SVIS

OMNIBVS ARA[M]

DEO DONVM P

 

(III sec. d. C.)

 

 

Tomba a cremazione

Nel marzo del 1905 nel corso di alcuni lavori edili nei pressi della stazione ferroviaria in proprietà Mannati, venne rinvenuta una tomba a cremazione con struttura a cassetta di lastre alla profondità di 1 m dal piano della campagna. Del corredo si raccolsero solo alcuni frammenti di una situla bronzea di tipo renano-ticinese. E' databile alla fase di Golasecca II B-III A1, tra la fine del Vi e la prima metà del V sec. a. C.

 

Due tombe a inumazione

Tra il 29 settembre e il 3 ottobre 1959 durante lavori di livellamento del terreno presso il Conserzio Agrario in proprietà Viganò e Ravasi, furono rinvenute due tombe a inumazione.

Tomba 1: a cassetta di lastre di pietra, con fondo di cocciopesto. Era a deposizione plurima. Il corredo recuperato consiste in un'olpe e un'anforetta invetriate, due ollette in terracotta, una bottiglia di vetro con collo imbutiforme, quattro armille di bronzo a testa di serpe, un coltello di ferro, una forcellina in metallo, un ago ed una lastrina di metallo accartocciato.

Tomba 2: la tomba probabilmente era già stata violata. Aspetto a cassetta rettangolare di lastre di pietra, con fondo in cocciopesto. Era a deposizione plurima. Il corredo consisteva in un ago crinale in osso, quattro frammenti di armille e sei monete di cui due spezzate.

La datazione è riferibile al IV sec. d. C.