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CICLo AGOSTINIANo di Kartarius a Parigi

Agostino incontra il Bambino Gesù sulla spiaggia, dalla stampa di Kartarius alla Biblioteca Nazionale di Parigi

Agostino incontra il Bambino Gesù sulla spiaggia

 

 

KARTARIUS MARIO

1570 circa

Gabinetto delle Stampe della Biblioteca Nazionale a Parigi

 

Agostino incontra il Bambino Gesù sulla spiaggia

 

 

 

L'episodio porta la scritta: O altitudo divitiarum sapientiae et scientiae Dei. Ad Rom. XI. Il bambino nimbato, di corporatura robusta, tende un dito verso Agostino mentre con la mano destra versa dell'acqua da una conchiglia. Agostino, a sua volta, seduto, con un saio da eremita, tiene un libro in mano e con l'altra alza tre dita. Le tre dita del santo e il dito del bambino simbolizzano forse il mistero della Trinità di un Dio solo in tre persone. In una nuvola in alto a destra appare l'immagine medioevale della Trinità, con Dio Padre che tiene fra le braccia il Crocifisso, mentre una colomba che l'artista ha dimenticato, indicava lo Spirito Santo.

 

Questa leggenda è stata studiata da L. Pillion in La Légende de s. Jérome in Gazette des Beaux-Arts del 1908. L'episodio che godrà di molta fortuna nella iconografia agostiniana riprende un testo della Lettera apocrifa a Cirillo che avrebbe scritto lo stesso Agostino. In un passo Agostino ricorda una rivelazione divina con queste parole: "Augustine, Augustine, quid quaeris ? Putasne brevi immittere vasculo mare totum ?".

Questa leggenda si troverebbe forse già nel XIII secolo, sotto forma di exemplum, in uno scritto di Cesare d'Heisterbach (cfr. H. I. Marrou, Saint Augustin et l'ange, une légende médioévale, in l'Homme devant Dieu, Mélanges offerts au P. de Lubac, II, 1964, 137-149).

Questa leggenda sulla Trinità soppiantò ben presto la leggenda della Vedova che trattava dello stesso argomento della Trinità. L'origine di questa tematica iconografica non proverrebbe dunque dalla agiografia medioevale quanto piuttosto dalla predicazione. P. Antonio Iturbe Saìz ha a sua volta proposto una possibile ricostruzione della sua origine: nel secolo XIII si scrivevano "exempla" per i predicatori e in uno di questi apparve questa leggenda applicata a un professore di scolastica di Parigi con un fine chiaramente morale: criticare la alterigia e la superbia dei teologi.

Ma come poi tutto ciò fu collegato ad Agostino ? Due possono essere le spiegazioni: primo che necessitava un protagonista alla storia stessa e Agostino era l'uomo adatto in quanto era considerato un sommo teologo. La seconda spiegazione sta nella diffusione del testo di un apocrifo in cui san Gerolamo (come è stato anticipato all'inizio) discute con Agostino sulle capacità umane di comprendere il mistero divino. In ogni caso la prima volta che si incontra questa leggenda applicata ad Agostino corre nell'anno 1263. In margine va ricordata la disputa sul luogo dove si sarebbe svolto l'incontro tra Agostino e Gesù Bambino: sulla spiaggia di Civitavecchia o di Ippona ? Gli Eremitani e i Canonici si batterono a lungo sul tema, soprattutto perché ciascuno sosteneva che Agostino era stato il vero fondatore del loro Ordine religioso.