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CICLo AGOSTINIANo della VITA SANCTI AUGUSTINI IMAGINIBUS ADORNATA

Il mal di denti di Agostino a Cassiciaco, immagine tratta dalla Vita sancti Augustini

Il mal di denti di Agostino a Cassiciaco

 

 

VITA SANCTI AUGUSTINI IMAGINIBUS ADORNATA

1450-1490

Ms. 1483, Boston, Public Library

 

Il mal di denti di Agostino a Cassiciaco

 

 

 

Afflitto da un feroce mal di denti Agostino invita gli amici a pregare Dio. Prima seduto su una panca con le mani incrociate, poi in ginocchio in preghiera, Agostino, assieme a Monica ed Alipio, si rivolge a Cristo benedicente dall'alto del cielo. Il miniaturista, al contrario di altre scene, non ha saputo rendere in questa circostanza l'espressione dolente dei personaggi: solo Agostino ha l'aria di implorare aiuto ai suoi amici e familiari perché preghino e passi il mal di denti.

Ibi Augustinus tam graui a dolore dencium cruciabatur, ut pre nimio dolore loqui non posset, et tunc scripsi tin cera amonendo matrem et alios suos amicos ut deprecarentur Deum salutis omni modo pro sua sanitate; et mox ut ipse cum eis ad orandum Deum genti flecterent, fugit dolor ille tam vehemens quod nil tale ab ineunte etate fuerat expertus. Hoc ex nono Confessionum. Capitulum XXXVII.

 

Quando avrò distillata in cuore tutta la memoria di quei liberi giorni? Ma non ho dimenticato e non tacerò l'asprezza del tuo staffile e la furia mirabile della tua misericordia. Mi tormentavi in quei giorni con il male ai denti, e quando fu tanto forte che non ero più in grado di parlare, mi affiorò in cuore l'idea di invitare tutti i miei amici presenti a scongiurarti in vece mia, Dio di ogni salute. E lo scrissi su una tavoletta e la diedi loro da leggere. Avevamo appena piegate le ginocchia in atteggiamento di supplica, che il dolore era sparito. E quale dolore! E come? Ne fui spaventato, lo confesso, mio Signore e mio Dio. In vita mia non avevo provato mai nulla di simile. E questi cenni della tua potenza si insinuarono nel profondo di me stesso, e nella gioia della fede resi lode al tuo nome. E quella stessa fede non mi lasciava stare senza angoscia per i peccati commessi in passato, perché ancora non mi erano stati rimessi con il tuo battesimo.

AGOSTINO, Confessioni 9, 5, 12

 

Gli venne allora un forte mal di denti, tanto che non poteva parlare: scrisse che si pregasse per lui, acciocchè quel mal di denti cessasse, poi si mise in ginocchio, appena egli si fu inginocchiato, il male cessò.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

Una duratura tradizione ha costantemente riconosciuto nell'attuale Cassago Brianza il romano rus Cassiciacum di Verecondo (Conf. 9, 3, 6) dove S. Agostino soggiornò nel 386-387 d. C. con la madre Monica, il figlio Adeodato, altri parenti e amici per prepararsi al battesimo. In questa località della campagna milanese Agostino scrisse i Dialoghi e i Soliloqui.

 

Agostino ricorda con grande affetto questo luogo così come l'amico Verecondo che lo ospitò con grande magnanimità: "Verecondo si consumava d'ansia per questo nostro bene, perché a causa dei tenacissimi legami che aveva, si vedeva già abbandonato dalla nostra piccola comunità. Non ancora cristiano, aveva una moglie battezzata, che tuttavia era proprio l'ostacolo più arduo sul cammino che avevamo intrapreso: e lui non voleva essere cristiano, diceva, in un modo diverso da quello che d'altra parte non gli era consentito. Certo, con grande generosità ci offrì di vivere nella sua villa per tutto il tempo che saremmo rimasti là. Lo ricompenserai, Signore, nella resurrezione dei giusti, tu che gli hai già ricompensato con la loro eredità. Noi già non c'eravamo più, eravamo a Roma, quando si ammalò: si fece cristiano e ottenne il battesimo, poi emigrò da questa vita. Questo fu un gesto di compassione da parte tua, non soltanto per lui ma anche per noi: sarebbe stato un gran tormento infatti pensare alla squisita umanità dell'amico verso di noi, e non poterlo annoverare nel tuo gregge. Grazie a te, Dio nostro! Siamo tuoi. Lo dimostrano i tuoi consigli e i tuoi conforti: fedele alle promesse renderai a Verecondo, in cambio della sua terra a Cassiciaco dove in te riposammo dalla furia del secolo, la primavera eterna, il tuo giardino. Perché le colpe che ebbe sulla terra tu gliele hai condonate lassù sulla montagna della gioia, bianca di latte e cacio.