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CICLo AGOSTINIANo della VITA SANCTI AUGUSTINI IMAGINIBUS ADORNATA

I monaci sono visitati nel deserto dagli angeli, immagine tratta dalla Vita sancti Augustini

I monaci sono visitati nel deserto dagli angeli

 

 

VITA SANCTI AUGUSTINI IMAGINIBUS ADORNATA

1450-1490

Ms. 1483, Boston, Public Library

 

I monaci sono visitati nel deserto dagli angeli

 

 

 

Due monaci heremite sono seduti ciascuno all'entrata delle loro cellette a forma di cappella. Ognuno di loro accoglie un angelo che è venuto a rendere visita alla comunità di frati che vive nel silenzio del deserto. L'episodio è molto significativo e vuole esprimere lo stretto rapporto che esiste tra la vita monacale e la felicità terrena nella ricerca di Dio.

Ibi illi fratres heremite deuotissime visus hominum fugientes, in heremo cum beato Augustino familiariter commorati, bestiis associati, fuerunt sepe ab angelis visitati.

Hoc ex sermone superius allegato, scilicet de iusticia, que incipit: « Vt bene nostis.» Capitulum LXVIIII.

 

Prima di lasciare i suoi fratelli per trasferirsi nell’episcopio Agostino, per loro guida, scrive La Regola, che però non è il primo scritto teso ad ordinare la vita all’interno dei monasteri. Dopo le prime esperienze di vita solitaria nel deserto, come quella dell’egiziano Antonio - ad un certo punto, però comincia ad avere proseliti, tra cui Atanasio, il futuro vescovo di Alessandria, che ne scrive la Vita -, per evitare i pericoli di un’eccessiva libertà individuale che poteva portare ad esagerazioni nella mortificazione del corpo, Pacomio, anch’egli egiziano, comincia a vivere in comunità con altri monaci e sente l’esigenza di scrivere delle norme, che ne ordinino la vita. Tuttavia, la sua precedente esperienza di vita militare lo porta ad essere molto severo e ad esempio dà molta importanza al superiore, che deve guidare la vita spirituale: egli dà al superiore l’esclusiva decisione di spostare i monaci in altro luogo, tiene tutto sotto controllo diretto, visita spesso i monasteri, insomma fa sentire la sua autorità, alla quale i monaci possono solo obbedire: la regola fondamentale è, infatti, l’obbedienza.

Pacomio lascia una certa libertà ai monaci, ma è la libertà della penitenza, che comunque deve avvenire sotto la direzione del superiore. Egli quasi controlla la coscienza dei suoi monaci con conferenze per educarli e con la lettura della Sacra Scrittura, che è un’altra regola fondamentale. Ma non è affatto sicuro che quella che va sotto il nome di Regola di Pacomio sia davvero scritta da lui, anzi è quasi certo che sia frutto dell’opera di San Girolamo, che traduce dal copto in latino i precetti di vari asceti egiziani dando ad essi il titolo di Regola di Pacomio.

La figura più rilevante, però, del monachesimo orientale è sicuramente San Basilio, il quale con la sua Regola riforma i monasteri fondati da Pacomio (che sono ormai diventati tanti) rendendoli più vivibili. Il superiore, infatti, non ha più una libertà illimitata sulle coscienze dei suoi cenobiti, ma questi hanno la possibilità di ribellarsi ai suoi ordini se li trovano incongruenti e la comunità non religiosa deve essere ascoltata sull’ammissione dei postulanti.