Percorso : HOME > Iconografia > CicliQuattrocento > Carlisle

CICLo AGOSTINIANo dI Carlisle

Agostino insegna a Roma

Agostino insegna a Roma

 

 

MAESTRO DI CARLISLE

(1484-1507)

Cattedrale di Carlisle

 

Agostino insegna a Roma le arti liberali

 

 

 

Agostino seduto in cattedra sembra contare con le dita delle mani. In relatà sta insegnando le sette arti liberali: Thus taught he at rome the sevyn science yt was gret prece tyll hys presence recita il testo. Cinque allievi esprimono con gesti significativi la loro attenzione. Hanno età diverse e tre di essi portano il taglio dei monaci. L'allievo in primo piano ha il viso di un giovane studente. Tutti comunque presentano un medesimo aspetto, alle volte naif, altre volte di maniera. Il loro gesti sconfinano nella semplicità, lontano retaggio delle scuole romaniche inglesi.

 

Con impegno dunque cominciai a svolgere l'attività per cui ero venuto a Roma, cioè a insegnare retorica: e in un primo tempo raccoglievo a casa un certo numero di persone, alle quali e grazie alle quali cominciavo a farmi conoscere. A questo punto vengo a sapere che a Roma succedono cose che non avevo dovuto subire in Africa. Mi confermarono, sì, che qui non c'erano quei dannati ragazzi sempre pronti a creare disordini. "Ma all'improvviso ti capita," mi dicevano, "che un bel po' di ragazzi si mettono d'accordo per non pagare il compenso al maestro, e ti piantano in asso passando a un altro: gente che tradisce la tua buona fede e che per amor del denaro non fa gran conto della giustizia". Il mio cuore provò dell'odio per questa gente, benché non un odio perfetto: perché li odiavo probabilmente più per il torto che avrei dovuto subire io da parte loro che per gli illeciti di cui si rendevano colpevoli verso il prossimo in generale.

Certo però che sono brutte persone queste che se ne vanno via da te a prostituirsi dietro ai loro amori sfarfallanti, di cui riderà il tempo, e al loro fangoso guadagno che ad afferrarlo insudicia la mano, tentando d'abbracciare il mondo che fugge e disprezzando te che resti e chiami e la perdoni, questa donna di strada, l'anima umana che ritorna a te. Anche ora la odio questa gente torta e ignobile, benché mi stia a cuore correggerla e indurla a preferire al denaro la disciplina che impara, e a questa te, Dio, verità feconda di un bene certo e castissima pace. Ma allora mi stava più a cuore al mio amor proprio sfuggire alle angherie di quella mala specie d'uomini, che renderla buona per amor tuo.

Agostino, Confessioni  5, 12, 22