Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Quattrocento > Historia Augustini > Gugliemo e papa Giovanni XXII

CICLo AGOSTINIANo della Historia Augustini

Gugliemo da Cremona chiede a papa Giovanni XXII di affidare il corpo del santo agli Eremitani, immagine tratta dalla Historia Augustini

Gugliemo da Cremona chiede a Giovanni XXII di affidare il corpo del santo agli Eremitani

 

 

HISTORIA AUGUSTINI

1430-1440

Manoscritto 78A 19a Kupferstichkabinett di Berlino

 

Gugliemo da Cremona chiede a papa Giovanni XXII di affidare il corpo del santo agli Eremitani

 

 

 

Tre monaci inginocchiati implorano il papa di concedere loro quanto richiesto. Il papa è contrassegnato dalla scritta Dominus papa Iohannes XXII e sta assiso sulla cattedra di Pietro. Una lunga scritta precisa: O pater sanctissime nobis tradi corpus beati Augustini. La scena è simile a quella analoga del manoscritto di Boston. L'amanuense, forse stanco del lavoro e ormai desideroso di finire, si è dimenticato di disegnare il trono dove il papa è seduto. Guglielmo da Cremona era un nobile della città, fattosi monaco agostiniano.

 

L'episodio ricordato si riferisce a una leggenda medioevale secondo la quale fra' Guglielmo da Cremona si rivolse al papa perché concedesse agli agostiniani la custodia delle reliquie di Agostino, che erano conservate a Pavia in san Pietro in Ciel d'Oro. Fra' Guglielmo da Cremona aveva rinunziato alla porpora cardinalizia offertagli da Giovanni XXII in cambio di ottenere che egli, il papa chiamasse gli eremitani a Pavia, per dimorare presso le spoglie del loro fondatore. Gli eremitani agostiniani giunsero a Pavia nel 1327 su invito papale.

 

 

«Il Beato Guglielmo Amidano fu un nobile di Cremona. Dopo essersi lodevolmente dedicato agli studi umanistici nel secolo, vesti l'abito agostiniano nel convento della città natale. Uomo eloquentissimo e abilissimo nelle dispute, come afferma Coriolano, si cimentò con tanto impegno nella sacra Teologia da superare quasi tutti i teologi della sua età e da divenire esimio Dottore e Professore di questa scienza, dopo aver conseguito con somma lode il titolo magistrale. Fu anche insigne predicatore, richiesto a gara da tutte le città dell'Insubria, ed inoltre giureconsulto di gran pregio, a tal punto che alcuni scrittori, citati da Herrera ed Ughello, affermano che, come nella Teologia aveva pochi suoi pari, cosi nella giurisprudenza nessuno lo superava... Indotto dalla fama di tanta virtù ed erudizione, Galeazzo I Visconti, Signore di Milano, lo volle come il suo confessore e con la sua guida meglio provvide a sé e ai suoi sudditi. Fu incaricato di varie ambascerie a vari re e principi cristiani da Giovanni XXII, e pertanto lo stesso Sommo Pontefice, come testimonia Ludovico Cavitelli, soprattutto per aver egli validissimamente confutato gli errori di Marsilio da Padova e Giovanni Gianduno, nel primo anno del suo Generalato (infatti nel 1326 era stato nominato a Firenze Priore Generale di tutto l'Ordine) lo volle nel Sacro Collegio dei cardinali, ma quello (raro il suo esempio!) ricusò la sublime dignità, chiedendo invece, ed ottenendo dal Pontefice la facoltà di costruire a Pavia un convento agostiniano presso la chiesa di S. Pietro in Ciel d'Oro, in cui si conservano le sacre spoglie di S. Agostino ...

Eletto per sei volte Generale, con somma prudenza e singolare destrezza governò per diciassette anni la famiglia agostiniana ... Nel 1343, poi, l'esimio antistite agostiniano fu creato, contro la sua volontà, da Clemente VI, Vescovo di Novara. Morì nel 1356 e il suo corpo, portato a Pavia, fu seppellito nella chiesa di S. Agostino ... Le sue opere sono:

1) Sull'autorità apostolica, un libro, che scrisse per ordine di Giovanni XXII contro gli errori di Marsilio da Padova e Giovanni Gianduno.

2) Esposizione di Quattro Vangeli, 4 libri.

 3) Commentari sui quattro libri delle Sentenze, 4 libri.

4) Vari Sermoni, un libro. 5) Orazioni eleganti, un libro».

LANTERI, Illustriores Viri Augustinienses qui sanctitate et doctrina fluoruerunt, Tolentino, I, 1858, 111-113