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CICLo AGOSTINIANo della Historia Augustini

Agostino fonda un nuovo monastero, immagine tratta dalla Historia Augustini

Agostino fonda un nuovo monastero

 

 

HISTORIA AUGUSTINI

1430-1440

Manoscritto 78A 19a Kupferstichkabinett di Berlino

 

Agostino fonda un nuovo monastero

 

 

 

Agostino sta ritto davanti all'entrata di un monastero e dice a due monaci inginocchiati: Ante omnia fratres karissimi diligatur le prime parole della sua Regola. Il miniaturista aggiunge da parte sua la spiegazione: collegit viventes secundum regulam ed modus prioris monasterii fratrum. Agostino costruì molti monasteri in Africa come ricorda il suo amico e primo biografo Possidio.

 

Al suo ritorno in Africa, Agostino a Tagaste, sua città natale, non tardò a mettere in opera il suo programma di vita: vendette i pochi beni che aveva, ne distribuì il ricavato ai poveri e insieme con alcuni amici, che lo seguivano nel santo proposito, tra cui Alipio, Evodio e Adeodato, fuori della città, si dedicò ai digiuni, alla preghiera e allo studio: "Vi dimorò circa tre anni e insieme con quelli che s'erano a lui uniti viveva per Iddio nei digiuni, nelle preghiere e nelle buone opere, meditando giorno e notte la legge del Signore; e della verità che Dio rivelava alla sua intelligenza nella meditazione e nell'orazione egli faceva parte ai presenti e agli assenti, ammaestrandoli con discorsi e con libri".

Lo scopo di tale comunità era il "deificarsi... nell'ozio", attraverso una vita di raccoglimento e d'intensa e profonda contemplazione.

Il suo discepolo Possidio, anch'egli membro per qualche tempo di questa comunità, ce la descrive così. "Fatto dunque presbitero, non tardò ad istituire presso la chiesa un monastero e prese a vivere con i servi di Dio secondo la maniera e la regola stabilita ai tempi dei santi Apostoli. Norma capitale era che nessuno in quella società avesse qualcosa di proprio, ma tutto doveva essere in comune, e a ciascuno venir distribuito secondo il bisogno; ciò che egli aveva fatto già prima ritornando d'oltre mare al suo paese".

Era un monastero di laici, ma non escludeva i sacerdoti. Almeno fin dal principio c'era un religioso sacerdote, Agostino. Dobbiamo concludere che fu proprio questo il monastero, che resterà l'espressione più alta e più pura del suo ideale, dove S. Agostino unì per la prima volta alla vita religiosa il sacerdozio. La principale occupazione e il fine della fondazione era, come si dice nella Regola, che tutti insieme avessero "un'anima sola e un solo cuore protesi verso Dio" e fossero occupati nella preghiera, nello studio, nella mortificazione, sempre pronti a sentire e a rispondere ai bisogni della santa madre Chiesa. Così "col progredire dell'insegnamento divino, alcuni di coloro che sotto la direzione del Santo Agostino e insieme con lui servivano Dio nel monastero, cominciarono ad essere ordinati chierici della Chiesa d'Ippona. Frattanto, di giorno in giorno venendo in più chiara luce la verità della predicazione della Chiesa cattolica, come pure l'ideale di vita dei santi servi di Dio, la loro continenza, la loro austera povertà, si cominciò con gran desiderio a richiedere e a ricevere dei vescovi e dei chierici dal monastero che a quel memorabile uomo doveva la sua esistenza e i suoi progressi: in tal modo ebbe inizio e poi si stabilì la pace e l'unità della Chiesa. Io stesso - continua S. Possidio - ho conosciuto una diecina di santi e venerandi uomini, continenti e dottissimi, che il beato Agostino acconsentì a dare a diverse chiese, talune anche di molta importanza. Quelli, a loro volta, ispirati agli ideali di quei santi uomini, spargendosi nelle chiese del Signore, istituirono dei monasteri; e, crescendo lo zelo per l'incremento della parola di Dio, prepararono a ricevere il sacerdozio dei fratelli che poi furono promossi ad altre chiese."

Diventato vescovo di Ippona (vicino all'antica Cartagine, odierna Tunisi) nel 395, Agostino si accorse che non gli era possibile continuare a stare nel monastero, se voleva che la vita di esso continuasse il suo corso ordinario di vita religiosa quale egli la concepiva. Le continue visite e l'ospitalità che il vescovo non poteva negare a nessuno, avrebbero reso la vita del monastero tutt'altro che monastica. Perciò decise di ritirarsi a vivere nell'episcopio con i suoi chierici.

"Giunto all'episcopato - dirà più tardi - vidi la necessità per un vescovo d'offrire continuamente ospitalità ai visitatori, alla gente di passaggio: se un vescovo non facesse ciò, s'acquisterebbe la nomea di inospitale; ma se io avessi permesso queste cose nel monastero, sarebbe stato un grande inconveniente. Per questo ho voluto avere con me, in questa casa dell'episcopio, un monastero di chierici". Questo monastero quindi altro non era che un ritrovato, se così posso dire, di Agostino per poter continuare in qualche modo il suo ideale di vita monastica, che non era quello del monastero dei chierici o dell'episcopio, ma quello che si viveva nel monasterium virorum ad Ippona o in monasteri simili ad esso. A questo ideale S. Agostino continuò a guardare sempre con nostalgia, come si deduce chiaramente da un celebre passo del libro Il lavoro dei monaci.