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CICLo AGOSTINIANo a Antequera

Nicolò da Tolentino ai piedi della Vergine e di sant'Agostino

Nicolò da Tolentino ai piedi della Vergine e di sant'Agostino

 

 

ANTONIO MOHEDANO DE LA GUTIERRA o MIGUEL DOMINGUEZ MONTELAISLA

1624-1626

Antequera, chiesa di sant'Agostino

 

Nicolò da Tolentino ai piedi della Vergine e di sant'Agostino

 

 

 

La tavola illustra una scena discretamente diffusa nella iconografia agostiniana che vede protagonista san Nicola da Tolentino assieme alla Vergine e sant'Agostino.

San Nicola è in preghiera in ginocchio nel piano inferiore mentre un angelo gli porta un pezzo di pane con una caraffa. Altri angioletti volteggiano sotto una nuvola che accoglie la Vergine con il Bambino affiancata da sant'Agostino in vesti episcopali che indica con la mano sinistra san Nicola.

Agostino si presenta in abiti episcopali con la mitra in testa e il bastone pastorale nella mano sinistra. Il suo volto ha un aspetto maturo da cui pende una folta barba grigiastra. Numerosi angioletti assistono alla scena.

Nicola da Tolentino nacque nel 1245 a Sant'Angelo in Pontano un paesino nelle vicinanze di Fermo. I suoi genitori, forse Compagnono de Guarutti e Amata de Guidiani, erano gente pia e profondamente religiosa. La leggenda della sua vita rappresentata da un ignoto pittore giottesco detto Maestro della Cappella di San Nicola, narra come i suoi genitori, ormai anziani, si fossero recati a Bari su consiglio di un angelo in pellegrinaggio alla tomba di san Nicola di Mira, per avere la grazia di un figlio.

Ritornati a Sant'Angelo concepirono finalmente il figlio desiderato e, contenti di aver ricevuto la grazia richiesta, lo chiamarono Nicola. Il giovane Nicola entrò nell'Ordine degli Eremitani di sant'Agostino. Si distinse a tal punto nei suoi studi che, prima che essi fossero compiuti, fu eletto canonico della chiesa di san Salvatore. Ascoltando una predica di un eremitano agostiniano sulla frase latina Nolite diligere mundum, nec ea quae sunt in mundo, quia mundus transit et concupiscenzia ejus ("non amate il mondo, né le cose che sono del mondo, perché il mondo passa e passa la sua concupiscenza"), si sentì chiamare alla vita religiosa.

Implorò allora l'agostiniano di ammetterlo nel proprio Ordine, e i suoi genitori acconsentirono con gioia. Così a 14 anni, è l'epoca dello scontro tra re Manfredi, figlio di Federico II, e papa Alessandro IV per i territori pontifici, entra fra gli Eremitani di Sant'Agostino di Castel Sant'Angelo, suo luogo natale, come oblato, cioè ancora senza obblighi e voti. Già prima della sua ordinazione venne mandato in diversi monasteri dell'ordine: San Ginesio, Recanati, Macerata e altri, e i biografi mettono in evidenza che fu un modello di generoso impegno verso la perfezione.

Nel 1274 viene ordinato sacerdote a Cingoli. La comunità agostiniana di Tolentino diventa la sua "casa madre"; e suo campo di lavoro è il territorio marchigiano con i vari conventi dell'Ordine, che lo accolgono via via nell'itinerario di predicatore. Anche le regole monastiche più severe alleggeriscono di solito certi obblighi (lunghe preghiere, digiuni) per chi è in viaggio o fuori sede. Lui invece non si fa mai sconti, perché dappertutto si sente a casa sua: dunque, preghiere e penitenze sempre. E alla gente quasi non sembra vero, perché all'ingrosso s'immagina l'asceta in un quadro di severità e di mestizia. Padre Nicola, invece, è un asceta che diffonde sorriso, un penitente che mette allegria. Lo ascoltano predicare, lo ascoltano in confessione o negli incontri occasionali, ed è sempre così: lui viene da otto-dieci ore di preghiera, dal digiuno a pane e acqua, e immediatamente fa il gesto e dice le parole che spargono sorriso. Molti vengono da lontano a confessargli ogni sorta di misfatti, e vanno via arricchiti dalla sua fiducia gioiosa. Dopo la sua ordinazione, predicò soprattutto a Tolentino, dove fu trasferito intorno al 1275. Nel convento agostiniano di Tolentino fra Nicola rimase fino alla sua morte nel 1305.

Nicola da Tolentino fu santificato per le sue virtù e costituisce il primo santo trecentesco dell'Ordine agostiniano nato solo nella seconda metà del Duecento.

 

La Madonna ed i prodigiosi panini di San Nicola

San Nicola era gravemente infermo e i medici avevano esaurite tutte le risorse della scienza per salvarlo dalla morte. Il Santo, secondo il suo metodo, si era affidato al Medico divino – così chiamava Gesù – e alla sua celeste Infermiera Maria Vergine. Ed ecco che nella quarta domenica di quaresima (come racconta un'antica tradizione) appaiono a lui, circondati da angeli, Gesù, Maria ed Agostino. Nicola resta confuso a tanto onore, ma la Vergine lo conforta così: «Io sono la Madre del tuo Salvatore, che hai invocato in tuo soccorso, con Agostino che pure vedi accanto a me. Ecco che siamo venuti per darti questo salutare rimedio: Manda il tuo infermiere da quella donna (e qui la Vergine stese la sua destra verso la piazza dove abitava la benefattrice), perché le chieda un pane fresco in nome del mio Figliolo Gesù. Quando ti sarà recato, bagnalo nell'acqua, mangialo e guarirai».

Detto questo, la visione disparve. San Nicola si fece premura di eseguire quanto gli era stato ingiunto. Avuto il pane, lo bagnò nell'acqua, ne mangiò e fu subito guarito. Vuole la tradizione che lo stesso San Nicola e, sul suo esempio, i suoi religiosi confratelli ripetessero sugli infermi quanto era stato suggerito al Santo con l'invocazione del Medico divino Gesù e della celeste Infermiera, la Vergine Santissima.