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CICLo AGOSTINIANo DI GUASPARINI DI UMBERTIDE A Cortona

Agostino alla fine della sua vita guarisce un ammalato, lunetta del chiostro del convento agostiniano di Cortona

Particolare di Agostino nel suo letto che impartisce una benedizione

 

 

GUASPARINI GIUSEPPE

1669

Chiostro del convento di S. Agostino a Cortona

 

Agostino alla fine della sua vita guarisce un ammalato

 

 

 

In questa lunetta Guasparini si è mantenuto fedele alla scenografia immaginata e realizzata da Schelte. Il suo affresco è una copia abbastanza ben riuscita della stampa che descrive questo episodio narrato da Possidio e che Schelte ha così descritto in pedice alla stampa: Tertio obsidionis Hipponensis mense febribus fatigatus aegrum quendam Dei suggestu ad se delatum sanitati restituit; se vero Davidicae poenitentiae psalmis identidem repetitis, ad meliorem vitam praeparat. La dicitura attuale sotto la lunetta riporta semplicemente RISANA UN INFERMO. Guasparini, seguendo lo spirito dell''incisore, mostra una scena decisamente più realista secondo il suo temperamento. Il miracolo ricordato anche da Possidio nela sua biografia del Santo accadde di buon mattino. Agostino è seduto nel suo letto a baldacchino e un malato gli viene portato su una lettiga da alcuni inservienti che si sono inginocchiati. Agostino è ritto appoggiato al cuscino, si vede che è molto anziano ed affaticato. Una folta barba bianca incolta gli scende dal viso fin sul petto. Ha le mani giunte e un suo compagno implora la guarigione del malato che gli è stato portato in camera. Agostino guarda il malato e lo benedice. I frati vestiti con la tunica nera sono tutti intorno, mentre appesi al muro sono visibili i Salmi di Davide, che Agostino volle venissero affissi nella sua camera quando si rese conto di essere malato irrimediabilmente, così volendo prepararsi umilmente alla morte.

 

Intanto venne da lui un ammalato a domandargli con insistenza che lo guarisse ed egli rispose:

- Figlio mio, credi tu che se io ne avessi avuto il potere non ne avrei usato prima per me? Ma l'ammalato insisteva dicendo che in una visione gli era stato dato questo comando. Vedendo la sua fede, il santo gli impose le mani e lo guarì.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

 

29. 5. Parimenti, mentre era malato e stava a letto, venne da lui un tale con un suo parente malato e lo pregò di imporre a quello la mano perché potesse guarire. Agostino gli rispose che, se avesse avuto qualche potere per tali cose, in primo luogo ne avrebbe fatto uso per sé. Ma quello replicò che in sonno aveva avuto un'apparizione e gli era stato detto: « Va' dal vescovo Agostino perché imponga a costui la sua mano, e sarà salvo ». Appreso ciò egli non indugiò a fare quel che si chiedeva, e il Signore subito fece uscire via guarito quel malato dal suo letto.

POSSIDIO, Gesta Augustini 29, 5