Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Seicento > Lubao

CICLo AGOSTINIANo di Lubao

Il miracolo di Cava Manara

Il miracolo di Cava Manara

 

 

MAESTRO DI LUBAO

1638

Lubao, chiesa di sant'Agostino

 

Il miracolo di Cava Manara

 

 

 

La scena descritta in questo scomparto dell'altare maggiore raffigura una situazione che è di difficile interpretazione. Siccome il ciclo predilige episodi leggendari legati alla vita del santo, probabilmente tratti dalla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine o da qualche leggendario, non è da escludere che la scena raffiguri l'episodio della apparizione di Agostino a dei pellegrini a Cava Manara o comunque il conseguente loro pellegrinaggio sulla tomba del santo a Pavia.

A destra in effetti la scena presenta un gruppo di persone che si affollano alla porta. Si tratta di persone con abbigliamento da viaggio e una in particolare è seduta con una mano che stringe una gamba dolorante, mentre con l'altra sembra invocare un aiuto dal santo.

 

Una antica narrazione ricorda un episodio miracoloso secondo cui Agostino sarebbe apparso a dei pellegrini: il testo recita che "Oltrepassate le montagne, giunsero a una località chiamata "Carbonaria". Giunti presso una località detta "Cava", che dista tre miglia da Pavia, apparve loro sant'Agostino ..."

La località Cava che viene qui citata è da identificarsi con l'odierna "Cava Manara" presso Pavia. Agostino, uscendo da quella chiesa sarebbe apparso a questo gruppo di pellegrini diretti a Roma, suggerendo loro di recarsi nella basilica in Ciel d'Oro, dove avrebbero trovato guarigione alle loro malattie e infermità.

 

Verso il 912, alcuni uomini gravemente ammalati andavano a Roma dalla Germania e dalla Gallia, - erano più di quaranta, - per visitare le tombe Apostoli.

Alcuni si trascinavano su grucce, altri, completamente paralitici, si facevano portare, altri erano ciechi e camminavano portando i loro compagni servivano di guida. Passate le montagne giunsero ad un paese chiamato Cava, a tre miglia Pavia, ed allora apparve loro S. Agostino vestito di abiti pontificali, che usciva da una chiesa costruita in onore dei Santi Cosma e Damiano.

Il santo li salutò e domandò loro dove andassero, e quando ebbero risposto che andavano a Roma disse loro:

- Andate a Pavia e domandate dove è la chiesa di S. Pietro; e là otterrete la grazia che chiedete. Gli domandarono essi il suo nome ed egli rispose:

- Io sono S. Agostino, vescovo di Ippona.

Ed immediatamente disparve. Essi, giunti a Pavia, andarono nella chiesa di S. Pietro e quando seppero che là era il corpo di S. Agostino, gridarono: - Sant'Agostino, aiutateci!

I cittadini ed i religiosi accorsero, attratti dalla novità della cosa, ed ecco che per la tensione dei nervi, incomincia a colar del sangue che forma un rivo dalla porta della chiesa al sepolcro del santo, ed i malati che si avvicinarono al sepolcro furono guariti, né rimase in essi traccia d'infermità, di modo che la fama del santo si sparse sempre più ed una folla di ammalati incominciò ad affluire alla chiesa, e chiunque veniva era guarito e lasciava doni in ringraziamento. La quantità di questi voti fu tale che tutta la cappella di S. Agostino ne fu piena ed allora furono messi nel vestibolo, ma presto anche lì furono tanti che rendevano difficoltoso il passaggio, ed i religiosi furono costretti a farli portare altrove.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

Poiché vicino al Vicolo della Cava comparve vestito alla Pontificale a quaranta Romei febricitanti, ordinando loro di trasferirsi al suo Sepolcro, se volevano recuperare la salute; a qual ordine portandosi essi in Pavia nella chiesa suddetta, col solo accostarsi al Deposito del Santo ne riceverono la grazia desiderata.

Grandi Vittore Silvio, VITA DELL' DOTTOR DELLA CHIESA S. AURELIO AGOSTINO, VESCOVO DI BONA IN AFRICA. VNITEVI LE CONFESSIONI E REGOLA DEL MEDESIMO S. PADRE, COLLA STORIA E CONFUTAZIONE DOGMATICA DELLE ERESIE MANICHEA, DONATISTA E PELAGIANA; E COLL'INDICE DELLE CONGREGAZIONI MILITANTI SOTTO IL SUO INSTITUTO E DI TUTTI GLI LIBRI DA LUI DATI ALLA LUCE, Venezia 1712, pag. 297