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CICLo AGOSTINIANo di Rieti

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

MANENTI ASCANIO E VINCENZO

1630-1640

Rieti, chiesa di sant'Agostino, abside

 

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa con san Nicola da Tolentino e altri vescovi

 

 

 

In questi affreschi compare, fra vari vescovi, anche la figura di Agostino. Lo si riconosce per la presenza, sopra il mantello episcopale, della tunica nera dei monaci eremitani agostiniani. Questa speciale consuetudine di ritrarre Agostino anche con le vesti monacali è tipico della committenza agostiniana, che ha sempre ritenuto il santo come il vero Padre e fondatore dell'Ordine agostiniano. Qui Agostino porta in testa la mitra e regge con la mano sinistra un libro aperto che sta leggendo, per istruirsi nell'educazione del popolo cristiano a lui affidato. Con la mano sinistra invece impugna il bastone pastorale. Il santo è stato dipinto con una folta barba grigia che gli dona un tono di profonda autorevolezza assieme alla compostezza della sua postura. Una profonda eleganza nei panneggi così come nelle armonie della figura, rendono la sua immagine particolarmente ben riuscita e appropriata. Nella fascia inferiore c'è una scritta che richiama la figura rappresentata. L'affresco qui riprodotto è una scena di un breve ciclo dedicato a sant'Agostino che si trova in un altare laterale dedicato alla Vergine nella chiesa omonima a Rieti.

Gli affreschi rivelano il deciso superamento del linguaggio formale delle sue origini a favore di una capacità narrativa più spigliata e cromaticamente delicata: l'aggetto della mitria del santo, la particolare lucentezza del piviale, l'accurato scorcio della mano richiamano apertamente a uno stile romano che si nutre di naturalismo e classicismo.

 

Agostino viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.

Il primo a parlare di Agostino come Dottore della Chiesa fu Beda il Venerabile che lo elencò assieme ai santi Gerolamo, Ambrogio e Gregorio papa in un suo scritto dell'VIII secolo. Questo elenco fu approvato il 24 settembre 1294 con lettera di conferma liturgica di papa Bonifacio VIII stilata ad Anagni.

 

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6

 

 

Manenti Ascanio

Ascanio nacque a Capradosso nel 1573. In seguito al matrimonio con una certa Lucia si stabilì ad Orvinio, dove aprì una bottega artistica. Partecipò alla vita politica del paese divenendo Consigliere o priore dal 1611 al 1660, anno della sua morte. Ascanio era a diretto contatto con l’Accademia dei Crescenzi, nata intorno al 1590, che costituiva uno dei più importanti centri artistici romani, che aveva in Cristoforo Roncalli il suo maggior esponente. Lo stretto legame con questo ambiente culturale tardo-manierista plasmò la sua formazione di artista. Tra i suoi dipinti ancora visibili a Rieti, si rammentano il S. Giovanni Battista tra la Maddalena e sant'Eligio in vescovado, un sant'Alessandro papa tra due donatori e la Madonna del Rosario nella chiesa di S. Francesco, le Storie di san Bernardino, affresco nell'oratorio omonimo e un quadro con sant'Andrea apostolo, conservato nel Museo civico. Opere di Ascanio Manenti si trovano anche nella chiesa di Pietro Martire in Rieti e nella chiesa di San Biagio a Tivoli. Ascanio oltre che padre fu il maestro di Vincenzo, che entrò fin da giovanissimo nella bottega artistica di famiglia.

 

Manenti Vincenzo

Nacque a Orvinio, nel Reatino, nel 1600 da Lucia e da Ascanio. Iniziò a lavorare nella bottega del padre, i cui insegnamenti gli servirono per comprendere i tratti del a cultura figurativa del tardo manierismo romano. Conosciamo poco i suoi primi lavori, anche perchè sono andati perduti. Accusato di aver aggredito una fanciulla, dovette allontanarsi da Orvinio trovando riparo in Abruzzo presso i nobili Ricci, presso cui lavorò tra il 1629 e il 1630 dipingendo scene mitologiche nel loro palazzo.

Dopo il ritorno in Sabina, presumibilmente a Rieti, si sposò con Beatrice De Amicis nel 1631. In città affrescò le lunette dei portali della cattedrale il che gli valse una successiva commissione per dipingere due cappelle interne. Nel chiostro nuovo del convento di S. Domenico realizzò nel 1634 alcune lunette con Storie di santa Colomba. In quel periodo Vincenzo si impegnò nella ricerca di un linguaggio pittorico svincolato dal tardo manierismo. Sembra che si sia recato a Roma, come testimonia una lettera del 10 maggio 1635 di suo padre Ascanio al governatore di Rieti.

Il secondo matrimonio nel 1638 con Margherita Oddi da Moricone prelude ad un'intensa campagna decorativa nei luoghi di culto di Subiaco. Ulteriori testimonianze dei suoi lavori si possono rintracciare a Montopoli Sabina (1645), a Subiaco (1646), a Rieti (1647) e a Farfa, dove si stabilì nel 1648 per decorare il refettorio dell'abbazia benedettina. Verso il 1655 il pittore sostò per la terza volta a Subiaco e successivamente tornò nella cittadina d'origine. Morì a Orvinio nel 1674.