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CICLo AGOSTINIANo di Marzio Ganassini a Viterbo

Affreschi di Ganassini nel chiostro della chiesa della SS. Trinità: Liutprando dà ordine di riscattare le spoglie di Agostino

Liutprando dà ordine di riscattare le spoglie di Agostino: particolare del re in trono

 

 

MARZIO GANASSINI

1610

Chiostro della Chiesa della SS. Trinità a Viterbo

 

Liutprando dà ordine di riscattare le spoglie di Agostino

 

 

 

L'iscrizione in margine al dipinto riporta: Sardinias a rege viri mittuntur ad oras qui patris redimant auro venerabile corpus. Liutprando è seduto sul suo trono con una corona in testa ed ha al suo fianco alcuni dignitari. Con la mano fa un gesto imperioso a indicare la Sardegna: in mezzo alla sala ci sono ceste colme di monete d'oro, che saranno il prezzo del riscatto del corpo di Agostino. Sullo sfondo dalla balconata si vede il mare e in lontananza il disegno dell'isola della Sardegna. Una scimmietta in primo piano a destra sembra giocherellare. Un uccello se ne sta appollaiato sulla balconata, mentre in basso a sinistra un soldato completa la scenografia immaginata da Ganassini.

 

Nell'anno 718, Liutprando, re dei Longobardi, saputo che i Saraceni avevano devastato la Sardegna, vi mandò ambasciatori a rilevare le reliquie del santo e portarle a Pavia, ed esse pagarono un forte riscatto e le portarono a Genova.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

L'anno quinto dell'imperatore Leone l'Isaurico Liutprando, avendo saputo che i Saraceni si erano portati in Sardegna, minacciando di contaminare e violare i luoghi sacri stessi, dove con tanta gloria riposavano le benedette ossa di Agostino dal tempo della loro antica traslazione da Ippona, saccheggiata dai furori vandali, spedì in gran fretta illustri personaggi che ad ogni costo dovevano riportare le venerabili reliquie. Costoro, fedeli al loro mandato, e degni messaggeri di tal principe, partirono solleciti e infatti fecero tanto con le loro suppliche, le loro minacce, i loro fini artifici, che ottennero a prezzo d'oro, quanto desideravano con tanto amore e non soddisfatti dopo, superbi di quelle sacre spoglie, scesero al lido di Genova.

BEDA IL VENERABILE (672-735), Chronaca

 

PHILIPPE DE HARVENGT, Vita Augustini, 33

 

Liutprando sentendo che i Saraceni, devastata la Sardegna, infestavano anche quei luoghi ove un tempo, per salvarle dalla profanazione dei barbari, erano state trasportate e onorevolmente sepolte le ossa di sant'Agostino vescovo, mandò dei messi, e pagando una forte somma, le ottenne.

PAOLO DIACONO, Historia Langobardorum, VI, 48