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CICLo AGOSTINIANo di Salamanca

Il miracolo delle locuste a Toledo

Il miracolo delle locuste a Toledo

 

 

JUAN RODRIGUEZ JUAREZ

1730

Salamanca, Pinacoteca del convento di San Juan de Sahagun

 

Il miracolo delle locuste a Toledo

 

 

 

La scena esprime sicuramente un intervento miracoloso da parte di Agostino. E' però difficile dire a quale episodio si possa riferire, per la mancanza di elementi di confronto con altre opere, in quanto l'impostazione di questo quadro non sembra risentire dell'influenza di altri autori. Trovandoci in ambito spagnolo è molto probabile che la scena si riferisca al miracolo delle locuste che si verificò a Toledo.

Di questo miracolo abbiamo diverse testimonianze. Ne parla Abrahamus Bzovius nei suoi Annales ecclesiastici ad annum 1268: "Contra locustarum vastationem in Hispania crebro invocatus opem fert: Toleti inprimis clero populoque ad id supplicationibus intento, visus est eremitico habitu indutus brutum agmen in Tagi profluentem demergere."

ABRAHAMUS BZOVIUS, Annales ecclesiastici ad annum 1268

 

Si trova un accenno allo stesso miracolo anche nell'opera di Luigi Torelli, Secoli Agostiniani, Bologna 1659. Acta sanctorum, agosto, t. VI:

12 - Fece anche in quest'Anno medesimo, come comunemente riferiscono il Bzovio, il Marquez, Lodovico de Angelis, il Lancilotto, il Romano, l'Errera, et altri, un beneficio miracoloso all'insigne Città di Toledo, il nostro glorioso Padre S. Agostino, e fu in questa maniera. Eransi in quest'Anno procreate nelle vaste Campagne di questa Roma di Spagna, in numero così innumerabile, le Locuste, che minacciavano non solo di distruggere ben presto le biade, et affamare il Paese, ma di riempirlo ancora d'un horrida peste, perochè que' portentosi Animalucci, doppo che havevano ben ben mangiato, poco doppo crepavano, e putrefacendosi, in un momento cagionavano un fettore intollerabile, il che era manifesto inditio di doversi ben tosto appestare quel nobile Paese. Per la qual cosa i Toletani, come che gran divotione havevano al nostro Santo Padre, così pensarono d'implorare il suo Celeste aiuto, come fecero, facendo Voto se li liberava da quell'imminente pericolo di gire ogn'Anno processionalmente alla sua Chiesa, a rendere le dovute gratie a Dio, et a lui, per un così segnalato beneficio; né furono vane le preghiere, et i voti, perochè di repente fu da tutto il Popolo veduto il Santo Dottore in habito di Eremitano, con il Piviale però, il Baculo, e la Mitra, comparire in aria, e con virtù di Paradiso, fece che tutti que' brutti Animali gissero a precipitarsi nel Tago vicino; dal qual beneficio singolare soprafatti i Toletani, come raddoppiarono la loro divotione, e pietà verso di così gran Patriarca, così cominciarono a soddisfare al Voto fatto, e l'hanno poi sempre proseguito fino al giorno d'hoggi; e F. Lodovico de gli Angeli, dice, che in un antico Libro in pergameno, della S. Chiesa di Toledo, vi si legge questa nota: Hac die est nobis obligatio faciendi Processionem usque ad Monasterium S. Augustini, ex Voto facto pro Locusta.

 

Sullo stesso argomento si Cfr. Rubio Alvarez, Devociòn popular a San Agustin en Andalucia en tiempos pasados, in Archivio Hispalense, XXX, 1959, 1-11.

 

Apparve visibilmente in Toledo, ed in Gadalasa Città della Castiglia, liberandole dalla infestazione di numerose locuste.

Grandi Vittore Silvio, VITA DELL' DOTTOR DELLA CHIESA S. AURELIO AGOSTINO, VESCOVO DI BONA IN AFRICA. VNITEVI LE CONFESSIONI E REGOLA DEL MEDESIMO S. PADRE, COLLA STORIA E CONFUTAZIONE DOGMATICA DELLE ERESIE MANICHEA, DONATISTA E PELAGIANA; E COLL'INDICE DELLE CONGREGAZIONI MILITANTI SOTTO IL SUO INSTITUTO E DI TUTTI GLI LIBRI DA LUI DATI ALLA LUCE, Venezia 1712, pag. 298

 

Una eco di questi episodi si ritrova nel Seicento nelle Terre di Bari e in particolare nella città di Giovinazzo. Nel 1661 il parlamento cittadino deliberò di fare voto a sant'Agostino affinché per sua intercessione Dio liberasse la città dal flagello delle locuste ed elesse deputato per tale operazione il Sindaco della seconda piazza, poiché era assente quello della prima.

Ne abbiamo una descrizione dal notaio Antonio Francesco Cellamare che il 18 aprile 1661 verbalizzò l'atto di voto di Giovinazzo: "Nicola Antonio Ciarfalea Sindaco e deputato, prostratosi ed in ginocchio davanti al detto reverendo padre priore di sant'Agostino, asserì che la predetta Università al presente si trova afflitta dall'imminente pericolo, nel quale si ritrova a causa delle numerose umane colpe che procurano l'ira della Divina Maestà, per cui è continuamente afflitta dalle locuste che devastano tutti i seminati della città, e chiedendo che si plachi la sopradetta ira della Maestà Divina e al fine di ottenere questa sua grazia, tanto sospirata quanto immeritata, in pubblico ad alta voce confessando ed implorando l'aiuto del santo padre Agostino, promise di far celebrare una messa solenne nella chiesa del suo Venerabile Convento con l'intervento di tutti gli ecclesiastici ed il popolo di questa città ed ogni anno nel giorno della festa del detto glorioso Santo di offrire l'elemosina di dieci carlini per la migliore celebrazione della festività del detto gloriosissimo Patriarca. E per ciò il detto magnifico Sindaco e deputato, in osservanza della predetta Conclusione decurionale, promise che ogni anno in perpetuo il 28 agosto, festa del detto gloriosissimo Patriarca, l'Universitas avrebbe pagato i suddetti dieci carlini ed a garanzia di tale pagamento pose tutti i beni della detta Universitas promettendo con il detto giuramento in nome della detta magnifica Universitas di tenerne sempre fede ..." Il Sindaco che si era recato in cattedrale dove aveva "trovato radunato il capitolo della predetta chiesa cattedrale  insieme a tutto il clero regolare e secolare riunitosi al suono delle campane, come è consuetudine, nonché Nicola Antonio Ciarfalea Generale Sindaco della Seconda Piazza di questa Città a ciò delegato giusta votazione della predetta Universitas e quasi tutto il popolo della stessa città. Dinanzi all'altare maggiore della detta chiesa cattedrale, il reverendo padre Nicola da Giovinazzo dell'Ordine degli Eremitani di sant'Agostino, attuale priore del venerabile Convento di sant'Agostino di questa città, vestito di cotta e piviale, intonò le litanie dei santi e insieme al Reverendo Capitolo, Clero, Frati e altre persone ecclesiastiche disposte in ordine, cantando le dette litanie ed implorando l'aiuto divino si avviò in processione verso la chiesa del proprio convento. Giunto al detto venerabile Convento di sant'Agostino detto reverendo padre con tutti gli altri ministri cominciarono a celebrare la messa solenne ed al momento dell'offertorio, si avvicinò all'altare di san Nicola Antonio Ciarfalea Sindaco della Seconda Piazza e deputato ad hoc per fare il voto solenne."

 

Agostino accenna alle devastazioni delle cavallette in un passo della Città di Dio: "Hanno scritto anche che il numero delle cavallette in Africa, quando era già provincia romana, ebbe del prodigioso; dicono che distrutte le frutta e la vegetazione si buttarono in mare in una nube enorme al di là di ogni calcolo. Lì morirono e furono restituite alla spiaggia. Essendo l'aria divenuta infetta scoppiò una così grave epidemia che, come si racconta, nel solo regno di Massinissa, morirono ottocentomila individui e molti di più nelle regioni vicine al mare." (De civ. Dei III, 31)

Il fatto descritto da Agostino è ripreso da Giulio Ossequente, De prod. 30 e da Orosio, Hist. 5, 11