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PITTORI: Johann Sigmund Müller

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JOHANN SIGMUND MULLER

1705-1707

Třeboň, monastero agostiniano, chiostro

 

Agostino sul suo letto di morte guarisce un malato

 

 

 

Agostino mentre si trova afflitto dall'ultima malattia sul suo letto di guarisce un malto che era stato portato da lui. Come riporta la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine Agostino nel terzo mese dell'assedio vandalo di Ippona, nell'anno 430, afflitto dalla febbre si rese conto che la morte era imminente. Quindi aveva fatto scrivere sette salmi penitenziali e li aveva fatti appendere sul muro contro il suo letto in modo da poterli leggere versando ogni volta lacrime abbondanti. Un giorno gli portarono un malato, che sollecitò Agostino a guarirlo imponendogli le mani, poiché aveva avuto una visione in cui gli era stato comandato di farlo e di essere poi guarito. Quando Agostino vide la sua fede, pregò per la sua guarigione, il che avvenne per davvero. Nel dipinto il malato viene portato su una barella da due servi che sono scarsamente vestiti. Questo è l'unico dipinto del ciclo dove il pittore ha osato rappresentare un corpo: si tratta probabilmente di schiavi e la nudità in questo caso costituisce un'espressione del loro status sociale. I vigorosi muscoli che mostrano sono in aperto contrasto con le vesti religiose dei canonici che stanno attorno al letto di Agostino e con interesse guardano cosa sta succedendo. Colui che sta più vicino al santo ha fra le mani aperte il libro dei salmi, che, insieme alla candela accesa che Agostino tiene in mano, indica l'approssimarsi della morte. Il volto del malato sollevato da uno dei domestici è dipinto con toni di grigio. Il suo sguardo è fisso sulla mano destra del santo, che lo benedice. Nelle parti superiori dell'immagine si può apprezzare il drappeggio arruffato tirato verso il basso a destra, che forma una specie di copertura al baldacchino che protegge il letto di Agostino.

 

Intanto venne da lui un ammalato a domandargli con insistenza che lo guarisse ed egli rispose:

- Figlio mio, credi tu che se io ne avessi avuto il potere non ne avrei usato prima per me? Ma l'ammalato insisteva dicendo che in una visione gli era stato dato questo comando. Vedendo la sua fede, il santo gli impose le mani e lo guarì.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

 

29. 5. Parimenti, mentre era malato e stava a letto, venne da lui un tale con un suo parente malato e lo pregò di imporre a quello la mano perché potesse guarire. Agostino gli rispose che, se avesse avuto qualche potere per tali cose, in primo luogo ne avrebbe fatto uso per sé. Ma quello replicò che in sonno aveva avuto un'apparizione e gli era stato detto: « Va' dal vescovo Agostino perché imponga a costui la sua mano, e sarà salvo ». Appreso ciò egli non indugiò a fare quel che si chiedeva, e il Signore subito fece andar via guarito quel malato dal suo letto.

POSSIDIO, Gesta Augustini 29, 5