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PITTORI: Johann Sigmund Müller

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JOHANN SIGMUND MULLER

1705-1707

Třeboň, monastero agostiniano, chiostro

 

Morte di Monica ad Ostia

 

 

 

Come l'estasi ad Ostia, la morte di Monica è descritta da Agostino nelle sue Confessioni, in particolare nel libro nono al capitolo VIII. Circa cinque giorni dopo la conversazione, che è stata dipinta nella scena precedente, Monica si ammalò, si sdraiò sul letto e non si alzò più. All'età di cinquantasei anni, nell'anno 387, spirò senza poter ritornare in patria. Il corpo di Monica è appoggiato sul letto con un'espressione che esprime calma e tranquillità. Ha una candela accesa in mano e si trova accanto al letto vari oggetti. Attorno a lei sono raccolte sei persone. Agostino è seduto e legge il libro dei Salmi, così come Evodio in piedi accanto a lui. Il giovane Adeodato è stupito dalla morte della nonna. Una apertura permetta la vista nella stanza sul retro dove una massaia con un bambino preparano le cose necessarie per il culto finale del corpo dei morti. Appaiono nella parte superiore del dipinto teste angeliche alate nei raggi di luce che suggeriscono la presenza di Dio. L'incisione di Bolswert che presenta lo stesso soggetto è dotata di una legenda, la cui seconda frase recita: "Euodio psalterium aperiente, cum sociis exequias cantando plorat et plorando cantat", che significa "una volta aperto il salterio, con i suoi amici piangeva cantando e cantava piangeva."

Nelle Confessioni Agostino racconta come fu rassicurato dalle parole di Monica che si era riconciliata con la Morte. Quindi capì che non era appropriato per lei accompagnarla al funerale con lamenti, perché erano adatti ad una morte tragica, mentre Monica aveva accettato la morte, che per lei era tutt'altro che sofferenza quanto piuttosto l'inizio della sua vita eterna.

 

Volle poi tornare in Africa per rivederla con sua madre, ma essa morì piamente mentre egli era ad Ostia.

JACOPO DA VARAGINE, Legenda Aurea

 

Tu che fai abitare in una casa i cuori unanimi, associasti alla nostra comitiva anche Evodio, un nostro giovane concittadino. Era impiegato nell'amministrazione imperiale, e si era convertito a te prima di noi, aveva ricevuto il battesimo e lasciato il servizio nel mondo per dedicarsi al tuo. Vivevamo insieme e avremmo abitato insieme anche in futuro, questo era il nostro solenne impegno. Eravamo in cerca di un luogo in cui potessimo renderci più utili vivendo al tuo servizio: insieme facevamo ritorno in Africa. Giunti vicino a Ostia, sul Tevere, mia madre morì.

AGOSTINO, Confessioni 9, 8, 17

 

Monica morì pochi giorni dopo questo colloquio con il figlio, che così ci racconta gli ultimi istanti della vita della madre. Era l'autunno del 387: "... Entro cinque giorni o non molto più, si mise a letto febbricitante e nel corso della malattia un giorno cadde in deliquio e perdette la conoscenza per qualche tempo. Noi accorremmo, ma in breve riprese i sensi, ci guardò, mio fratello e me, che le stavamo accanto in piedi, e ci domandò, quasi cercando qualcosa: "Dov'ero?"; poi, vedendo il nostro afflitto stupore: "Seppellirete qui, soggiunse, vostra madre".

Io rimasi muto, frenando le lacrime; mio fratello invece pronunziò qualche parola, esprimendo l'augurio che la morte non la cogliesse in terra straniera, ma in patria, che sarebbe stata migliore fortuna. All'udirlo, col volto divenuto ansioso gli lanciò un'occhiata severa per quei suoi pensieri, poi, fissando lo sguardo su di me, esclamò: "Vedi cosa dice", e subito dopo, rivolgendosi a entrambi: "Seppellite questo corpo dove che sia, senza darvene pena. Di una sola cosa vi prego: ricordatevi di me, dovunque siate, innanzi all'altare del Signore"

AGOSTINO, Confessioni 9, 11, 27