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CICLo AGOSTINIANo Di Bonino da Campione A PAVIA

Agostino riposa nella pace eterna, scultura dell'Arca di sant'Agostino in san Pietro in Ciel d'Oro a Pavia

Agostino riposa nella pace eterna

 

 

BONINO DA CAMPIONE

1362

Arca di Sant'Agostino in san Pietro in Ciel d'Oro a Pavia

 

Agostino riposa nella pace eterna

 

 

 

L'arca di Pavia al suo interno, in mezzo a un folto gruppo di statue e di personaggi, conserva una splendida immagine di Agostino che dorme il sonno eterno sul proprio giaciglio. Agostino è rivestito dei suoi paramenti arcivescovili ed ha il capo dolcemente reclinato su un cuscino. Lo scultore ha saputo dare al viso del santo un'espressione dolce e nello stesso tempo serena: le palpebre chiuse, le labbra serrate, la barba accurata, il naso dal taglio sicuro, conferiscono ad Agostino una dignità e una compostezza straordinari che invitano a pensare alla vita eterna con il suo Dio tanto amato.

 

La salma di Agostino, dopo innumerevoli peripezie narrate da Jacopo da Varagine e da Paolo Diacono, successivamente riprese da altri autori medioevali, fu finalmente riposta in un'arca a Pavia, nella chiesa di san Pietro in Ciel d'Oro, dove tuttora è conservata. Nel Trecento venne eretto un imponente monumento marmoreo ad opera dei maestri campionesi nei cui piani viene narrata la vita del santo.

 

Agostino riposa a Pavia da quasi 1300 anni. Lo portò Liutprando: tra il 720 e il 725 la città era una vera capitale. Liutprando durante il suo regno era riuscito a mettere sottomettere gli altri duchi longobardi, respingendo le pretese di Bisanzio di allargare all'Italia l'offensiva iconoclasta. Liutprando fece anche un eccezionale viaggio in Sardegna. Come racconta Beda il Venerabile nella sua Chronica de sex aetatibus mundi: «Venendo a sapere Liutprando che i Saraceni, depredata la Sardegna, stavano per profanare anche quei luoghi dove erano state deposte le ossa di sant'Agostino vescovo, già trasportate là a causa delle devastazioni dei barbari, mandò a redimerle a gran prezzo, le prese e le trasportò a Pavia. Qui le ricompose con gli onori dovuti a così gran Padre».

Il viaggio è raccontato su una delle formelle marmoree dell'arca che custodisce la tomba. La commissionò nell'ultimo scorcio del Trecento Gian Galeazzo Visconti, primo duca di Milano, la mano è certamente quella di scalpellini lombardi. Nelle due formelle sul lato di destra, la missione di Liutprando è narrata per figure, con dettagli e particolari. In alto si vede la nave del re che approda sulle coste sarde; a bordo oltre a Liutprando si riconosce il vescovo Pietro di Pavia e un religioso agostiniano con abito e cuffia. Più sotto la stessa nave a vele spiegate, e le corde tese, solca le acque portando a bordo i resti venerati di Agostino: il vescovo Pietro li veglia, con il pastorale in mano. Nella formella a fianco lo scultore racconta la sequenza conclusiva del viaggio. Il corpo di Agostino è portato a spalle da otto monaci mentre il re Liutprando segue sostenendo il capo mitrato del santo. Il corteo attraversa la porta delle mura di Pavia e più sopra, nell'identica formazione, lo vediamo arrivare all'ingresso della Basilica, dove ancor oggi si trova.