Percorso : HOME > Iconografia > Cicli > Trecento > Rimini

CICLo AGOSTINIANo a Rimini

La chiesa di sant'Agostino a Rimini

La chiesa di sant'Agostino a Rimini

 

 

MAESTRO DEL CORO DI SANT'AGOSTINO

1308-1318

Rimini, chiesa di S. Agostino

 

Il ciclo riminese

 

 

 

Il ciclo riminese, di cui restano solo alcune scene, viene attributo al cosiddetto Maestro del Coro di sant'Agostino e si trova nella chiesa di sant'Agostino, ricca di altri affreschi trecenteschi. Sembra doversi attribuire allo stesso pittore ignoto, il crocifisso dipinto tra il 1315 e il 1320 che, dopo il recente restauro nel 1995, è stato riportato nella chiesa di sant'Agostino. La chiesa di sant'Agostino è la più antica di Rimini costruita in stile romano-gotico nel XIII secolo. In origine era dedicata a San Giovanni Evangelista ma, dopo l'arrivo degli agostiniani, che la ricostruirono, il popolo l'ha sempre indicata come la chiesa di S. Agostino. L'edificio si presentava ad aula rettangolare, con copertura a capriate; sul fondo si apriva una grande abside affiancata da due cappelle, una delle quali la base del campanile. Il campanile con i suoi 55 metri è quello più alto della città e per molto tempo fungeva da faro per i marinai di Rimini. La sua costruzione fu progettata da un architetto veneziano che prevedeva la sua edificazione sul luogo della cappella destra della chiesa che era già stata dipinta nel Trecento. Gli affreschi del campanile e quelli della cappella maggiore sono la sola testimonianza nella città di Rimini della scuola giottesca, le cui lezioni avvenivano proprio all'interno della struttura.

L'apparato decorativo dei primi del Trecento, giuntoci solo in parte, si compone di cicli di affreschi e di un grande Crocifisso ligneo: nel campanile si ammirano le Storie della Vergine e, alle pareti dell'abside, Cristo, Madonna in Maestà, Noli me tangere, le Storie di San Giovanni Evangelista. Nella chiesa di sant'Agostino iniziarono la loro attività pittori cui si deve la fama della Scuola del Trecento riminese, quali i fratelli Giovanni, Giuliano e Zangulus. Le pitture trecentesche vennero nascoste da interventi successivi finché, nel 1916 un terremoto inaspettatamente li riportò alla luce.