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PITTORI: Magister Hugo

Agostino scrive nel suo studio, Parigi, Biblioteca Nazionale, ms. Lat. 2058

Agostino scrive nel suo studio

 

 

MAGISTER HUGO

XII secolo

Parigi, Biblioteca Nazionale, ms. Lat. 2058

 

Agostino scrive nel suo studio il De Civitate Dei

 

 

 

 

La miniatura appartiene a un codice del XII secolo proveniente dalla Abbazia benedettina di La Croix Saint-Leufroi che riporta il De Civitate Dei di Agostino. L'autore è un monaco di nome Hugo la cui attività è rintracciabile anche in altri manoscritti conservati a Parigi e in Inghilterra (Oxford, Bodleian Library, ms. Bodl. 717).

Come spesso accade in questo manoscritto Hugo dipinge dei notevoli capolettera animati, come in questo caso, da personaggi. Questo stile godrà di larga fortuna e si diffonderà anche negli scriptoria d'Inghilterra.

Agostino è qui raffigurato seduto all'interno della lettera che avvia il testo del primo libro dell'intera opera del De Civitate Dei. La lettera ha assunto la forma di un drago con le ali dove prevalgono i colori nero e blu. Il santo indossa una sgargiante tunica rossa che viene esaltata dallo sfondo verde con una contrapposizione colorica tipica delle miniature.

Hugo ha preferito raffigurare Agostino seguendo la consuetudine di Francia tra la fine dell'XI e l'inizio del XII secolo, che lo veste senza paramenti vescovili.

Agostino in questa occasione è intento a scrivere con una penna nella mano sinistra su un libro aperto ancora bianco. Hugo con ogni probabilità ha voluto significare che Agostino è all'inizio della stesura della Città di Dio, proprio come lui è all'inizio del suo lavoro di trascrizione e il lettore si avvia alla lettura del testo in compagnia del grande vescovo di Ippona.

 

L'opera De Civitate Dei fu scritta da Agostino dopo il Sacco di Roma da parte dei visigoti guidati da Alarico I nel 410, un evento che sconvolse il mondo romano ovvero. Agostino apprese la notizia mentre faceva la spola tra Ippona e Cartagine, dove si stava svolgendo un concilio. Presto gli arrivarono alle orecchie le accuse dei pagani contro il Dio cristiano che non aveva saputo difendere l'Urbe, ed assistette all'arrivo dei profughi con i loro racconti drammatici.

L'eccezionalità dell'evento lo sollecita a riflettere sul senso della vita e della storia. E nel 412 intraprende un'opera che lo impegnerà per una dozzina di anni e che diventerà uno dei pilastri della cultura occidentale. L'opera appare come il primo tentativo di costruire una visione organica della storia dal punto di vista cristiano, principalmente per controbattere le accuse della società pagana contro i cristiani.

 

"Frattanto Roma fu messa a ferro e fuoco con l'invasione dei Goti che militavano sotto il re Alarico; l'occupazione causò un'enorme sciagura. Gli adoratori dei molti falsi dèi, che con un appellativo in uso chiamiamo pagani tentarono di attribuire il disastro alla religione cristiana e cominciarono a insultare il Dio vero con maggiore acrimonia e insolenza del solito.

Per questo motivo io, ardendo dello zelo della casa di Dio, ho stabilito di scrivere i libri de La città di Dio contro questi insulti perché sono errori. L'opera mi tenne occupato per molti anni. Si frapponevano altri impegni che non era opportuno rimandare e che esigevano da me una soluzione immediata. Finalmente questa grande opera, La città di Dio, fu condotta a termine in ventidue libri."

AGOSTINO, Ritrattazioni 2, 43