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PITTORI: Bernardino Butinone

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

BUTINONE BERNARDINO

1500-1510

Pavia, chiesa di S. Salvatore

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

L'affresco è incorniciato da un legno dorato che misura 250 x 200 cm. Agostino indossa un piviale verde ed è seduto nel suo studio. Si intravedono alcuni strumenti di lavoro, fra cui un libro aperto. La scena si apre su un largo panorama dove si notano alcuni edifici sul fondo nero dipinti in toni di giallo e bruno. Le architetture riproducono probabilmente alcuni scorci prospettici della città di Pavia. La critica d'arte Fanciulli Pezzini ravvisava nelle fisionomie marcate dei volti e della volumetria ampia dei personaggi un'eco dei modi del Butinone. Il nome del Butinone stesso potrebbe essere suggerito dalla scritta BERNAN della quinta vela. Ricerche approfondite potrebbero sicuramente verificare questa ipotesi. In alternativa l'autore potrebbe trattarsi di Bernardino Bergognone, per il quale furono importanti esperienze condotte nella direzione Butinone-Zenale. L'affresco si trova nella chiesa pavese di san Salvatore.

 

Figlio di Jacopo da Treviglio e allievo di Vincenzo Foppa, Butinone fu tutore del Bramantino e collaborò con Bernardo Zenale. Dal 1491 al 1493 questi due pittori lavorarono insieme alla volta Grifi di san Pietro in Gessate a Milano. Il loro capolavoro fu il polittico di san Martino a Treviglio, la maggiore opera pittorica del Quattrocento lombardo. Butinone divenne proprietario di una fiorente bottega in Milano nel 1484. A lui vengono attribuite le seguenti opere: la Flagellazione di Cristo (Museo di Villa Cagnola), una Crocefissione (Palazzo Barberini a Roma), la Pietà (già nella Galleria di Berlino) e sedici Storie bibliche (oggi disperse in vari musei) e il trittico Madonna in trono e Santi realizzato nel 1484 per la chiesa di S. Maria del Carmine a Milano. La sua carriera artistica conosce tre periodi ben determinati: all'iniziale influenza di Mantegna e della scuola padovana-ferrarese, ben presto si sovrappose una spinta verso momenti creativi più originali e autentici. Da questo momento l'artista perseguì soluzioni più naturali, meno intellettuali e conformi con la scuola lombarda, dovute anche al tratto pittorico, più pacato, dello Zenale.