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PITTORI: Cajes Patricio

Cristo crocifisso, con S. Stefano e S. Agostino

Cristo crocifisso, con S. Stefano e S. Agostino

 

 

CAJES PATRIZIO

1580-1600

Madrid, Museo del Prado

 

Cristo crocifisso, con S. Stefano e S. Agostino

 

 

 

Patricio Cajés è l'autore di questo disegno conservato al Museo del Prado a Madrid, dove viene raffigurato il Cristo crocifisso, fra i santi Stefano e Agostino.

Realizzato nel tardo Cinquecento con la tecnica dell'acquerello marrone, la carta misura 202 millimetri x 142 millimetri e proviene da quella che l'antica Collezione Reale.

Il nitido disegno ci presenta il Cristo in croce in una dimensione drammatica, mentre ai suoi piedi lo osservano con stupore san Lorenzo, a sinistra e sant'Agostino a destra.

San Lorenzo, che porta sul capo il nimbo dei santi, regge con la mano destra la palma, il simbolo del martirio nella iconografia cristiana.

A destra Agostino, vestito da vescovo, con in testa la mitra, regge con la mano sinistra il bastone pastorale. La mano destra si alza a palmo spalancato per mostrare la figura di Cristo. Il volto del santo esprime una grande maturità e il cordoglio per quanto sta avvenendo. Una folta barba gli abbellisce il viso.

 

Consapevole della centralità della croce nel disegno salvifico di Dio sull'umanità e della straordinaria molteplicità di rimandi ad essa nell'Antico e nel Nuovo Testamento, Agostino si impegna nella sua interpretazione e meditazione lungo tutto l'arco della vita come confermano i numerosi riferimenti alla croce di Cristo, disseminati in tutta l'ampia produzione dell'Ipponate. Ciò che Agostino intende evidenziare è che la scelta di Gesù di portare la croce sulla quale verrà messo a morte è una lucida indicazione su cosa debba significare la vita cristiana. I credenti sono esortati in tal modo a seguire l'esempio del Maestro.

«La croce tiene insieme lo scandalo e la salvezza, la fine e l'inizio, perché in essa si compie qualcosa di assolutamente e radicalmente nuovo: sul legno, Cristo ci istruisce sul significato della nostra vita presente e futura, perché è con la sua morte che Egli ha vinto per noi la morte».

 

Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto.

AGOSTINO, Confessioni, 9, 2, 3

 

 

Patrizio Cascese

Nativo di Arezzo, dove nacque nel 1544, Cascese fu un pittore e architetto italiano che lavorò principalmente in Spagna tanto da essere noto col nome ispanizzato di Caxés o Cajés. Cascese dove giunse in Spagna nel 1567 insieme a Romulo Cincinnato grazie ai buoni uffici di Luis de Requesens per essere assunto al servizio di Filippo II di Spagna. Divenuto pittore di corte, continuò in tale ufficio anche sotto il regno di Filippo III di Spagna. In questo periodo decorò le stanze e le camere di diverse residenze reali: in particolare ricordiamo i suoi affreschi con La storia di Giuseppe in una delle gallerie del Palazzo di El Pardo. Come architetto tradusse in castigliano le regole dei cinque ordini dell'architettura di Jacopo Vignola. Morì a Madrid nel 1611. Fu il padre del pittore spagnolo Eugenio Cajés.