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PITTORI: Baldassare Carrari

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

BALDASSARE CARRARI

1500-1510

Ravenna, Museo d'Arte della Città

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

Lo stato di conservazione del dipinto ha suscitato diversi dubbi circa l'attribuzione dell'opera. La migliore critica ritiene che l'autore sia un romagnolo vicino a Baldassarre Carrari, o comunque un pittore che lavora nell'orizzonte artistico della "scuola romagnola".

La tavola dipinta a tempera è di piccole dimensioni e misura cm. 19 x 38 di altezza. Vi si possono rilevare elementi di matrice veneta, che meglio risaltano nell'addolcimento dei tratti.  Convivono con l'asprezza cromatica e con la scarsa unità compositiva che deriva dall'arte ferrarese. Di fatto sono inseriti elementi alquanto diversi in maniera omogenea e tutt'altro che contrastante.

Agostino è raffigurato a mezzo busto nella sua dignità episcopale. In testa porta la mitra avvolta dal nimbo dei santi, mentre con la mano destra impugna il bastone pastorale dalla forma sottile ed elegante. Con la mano sinistra regge un grosso libro chiuso appoggiato al petto. Il volto del santo, dall'aspetto di un vegliardo, ha una espressione fortemente riflessiva. E' molto probabile che l'opera sia stata commissionata dai monaci agostiniani, poichè il santo indossa l'abito nero dell'Ordine eremitano. Questo particolare aveva lo scopo di sottolineare l'appartenenza del santo all'Ordine che lo considerava come il proprio fondatore.

 

 

Baldassarre Carrari

Baldassarre Carrari detto il Giovane, per distinguerlo dall'omonimo Baldassarre Carrari il Vecchio, nacque a Forlì verso il 1460. E' conosciuto, per le sue origini, anche come Baldassarre da Forlì.

Il suo stile subì l'influenza di Marco Palmezzano e di Melozzo da Forlì, e pertanto va considerato nel novero degli esponente della scuola pittorica forlivese. La sua attività è documentata tra il 1486 e il 1516 si svolse principalmente a Forlì e Ravenna, dove molti suoi lavori sono ancora visibili.

L'unica pala con data (1512) e firma è rappresentata dalla Incoronazione della Vergine con i santi Benedetto, Mercuriale, Giovanni Gualberto e Bernardo Uberti, che è conservata presso la pinacoteca comunale di Forlì e che in origine si trovava sull'altare maggiore dell'abbazia di San Mercuriale. Fra le sue prime opere ricordiamo la pala della Sacra famiglia con un angelo, che dovrebbe essere stata realizzata verso il 1480-1490 e che è oggi conservata al Walters Art Museum di Baltimora.

La sua prima produzione artistica ha generato uno dei suoi capolavori, vale a dire la pala che raffigura la Vergine in trono con il Bambino e i santi Barbara, Caterina, Giovanni e Apollinare. L'opera è conservata presso l'arcivescovado di Ravenna e ioriginariamente costituiva il pannello principale di una pala d'altare che comprendeva una lunetta con la Pietà ora nel Duomo di Ravenna.

La presenza di forme spezzate, la stilizzazione e l'asprezza cromatica, oltre alla mancanza di unità compositiva richiamano elementi tipici della scuola ferrarese, da Ercole de' Roberti ai Lorenzo Costa.

Il suo stile si modifica progressivamente a partire dal 1498, quando visiona il San Sebastiano di Nicolò Rondinelli per San Mercuriale di Forlì. Da quel momento inizia un proficuo scambio di influenze col pittore ravennate. Dal 1510 l'influsso di Rondinelli è ormai del tutto assorbito e ne vediamo gli effetti con la realizzazione della Pala con la Madonna e i santi Giacomo Maggiore e Lorenzo nella basilica di S. Apollinare Nuovo, dove i lineamenti della Vergine sono di inconfondibile influenza belliniana. L'ultima sua opera nota è la Pala di Longana, che raffigura sant'Apollinare con i santi Rocco e Sebastiano, dove amplia i modelli di riferimento reinterpretandoli in modo del tutto equilibrato.

Muore probabilmente a Ravenna nel 1516,