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PITTORI: Giovanni Antonio de' Sacchis

San Lorenzo Giustiniani tra sant'Agostino, san Francesco d'Assisi, san Bernardino da Siena, san Giovanni Battista e donatori

San Lorenzo Giustiniani tra i santi Agostino, Francesco

d'Assisi, Bernardino da Siena, Giovanni Battista e donatori

 

 

DE SACCHIS GIOVANNI ANTONIO detto il PORDENONE

1532-1535

Venezia, Galleria dell'Accademia

 

San Lorenzo Giustiniani tra sant'Agostino, san Francesco d'Assisi, san Bernardino da Siena, san Giovanni Battista e donatori

 

 

 

Questo dipinto cinquecentesco è conservato presso le Gallerie dell'Accademia a Venezia ed ha come soggetto principale San Lorenzo Giustiniani, che assieme ad altri santi rende omaggio all'agnello, il simbolo del Cristo.

Il santo si erge al di sopra degli altri con un cappello nero in testa che contrasta con l'abito bianco. La mano destra è alzata verso il fedele con un movimento che presagisce una benedizione. La mano sinistra invece trattiene un gran libro chiuso. Due fedeli donatori ai suoi piedi in parte lo osservano e in parte guardano verso la scena del'adorazione dell'agnello che si presenta davanti.

Sant'Agostino, immediatamente a sinistra, si rivolge a san Lorenzo Giustiniani indicandogli con la mano destra la centralità dell'evento che si sta realizzando con la presenza dell'agnello. Agostino è vestito da vescovo con tutti i suoi attributi episcopali. Si nota altresì la presenza della cocolla nera dei frati del suo ordine. Davanti a lui san Francesco d'Assisi è inginocchiato con grande fervore innanzi all'agnello che è portato in braccio da san Bernardino da Siena e da san Giovanni Battista, che lo guardano con grande pietà e ammirazione.

Dipinto su tela con al tecnica ad olio, l'opera misura cm 420 in altezza e 220 in larghezza. La tela è stata firmata dall'autore.

 

 

Giovanni Antonio de' Sacchis

Più noto con il soprannome di Pordenone, Giovanni de' Sacchis nacque a Pordenone nel 1484. È considerato il più grande pittore friulano del Rinascimento. Dopo aver conosciuto l'arte romana di Raffaello e Michelangelo, il suo stile si orientò verso un personale equilibrio tra ricordi classici e citazioni narrative di indole popolare.

Ricordato da Vasari, venne definito: "il più raro e celebre [...] nell'invenzione delle storie, nel disegno, nella bravura, nella pratica de' colori, nel lavoro a fresco, nella velocità, nel rilievo grande et in ogni altra cosa delle nostre arti". La sua formazione, secondo il Vasari, avvenne sotto l'influsso del Giorgione e quasi sicuramente, agli esordi della sua attività, venne influenzato da Andrea Mantegna, dalle incisioni del Dürer e di altri artisti nordici. Nel 1514-1515 risiedette a Roma, dove conobbe l'opera di Raffaello e Michelangelo. Lavorò in vari paesi del Friuli, in Umbria, nei possedimenti dei d'Alviano, signori di Pordenone, a Venezia e in Emilia, tra il 1529-1530. Nel 1532 si trasferì a Genova. Verso il 1530 conobbe Tiziano: l'opera di quest'ultimo prese il sopravvento nell'ambiente artistico lagunare, emarginandolo il Pordenone. Costui morì a Ferrara nel 1539, in circostanze misteriose, dove si era recato per fornire disegni per arazzi su commissione di Ercole II d'Este.