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PITTORI: El Greco

Sepoltura del Conte di Orgaz: Agostino si china sul conte di El Greco

Sepoltura del Conte di Orgaz: Agostino si china sul conte

 

 

DOMENICO THEOTOKOPOULOS detto EL GRECO

1586

Toledo, Chiesa di Santo Tomè

 

Sepoltura del Conte di Orgaz

 

 

 

Massimo capolavoro del pittore, la sepoltura del Conte di Orgaz è uno dei più impressionanti dipinti del tardo Cinquecento: rivestito dalla luce dell'armatura, il conte viene deposto nella parte bassa del quadro, in un severo corteo funebre al quale partecipano alcuni santi. Nella mistica parte alta, il conte, si presenta al cielo, al coperto del luminoso Cristo giudice. Domenico Theotokopoulos nacque a Creta nel 1541 e morì a Toledo nel 1614.

Probabilmente formatosi presso il pittore di icone cretese Michele Damaskinos, già nel 1560 viene ricordato in patria come maestro pittore. Poco dopo si trasferisce a Venezia (l'isola di Creta faceva parte dei possedimenti della Serenenissima) ed entra in contatto con i grandi artisti del pieno Rinascimento: Tiziano, Tintoretto, Jacopo bassano sono determinanti per il formarsi del suo stile. El Greco acquisisce un senso ricco e fiammeggiante del colore, e, nelle opere eseguite in gioventù, mostra di studiare con particolare attenzione le elaborate strutture prospettive di Tintoretto.

L'esperienza veneziana resterà un tratto determinante in tutta l'attività di El Greco, così come una religiosità profonda, turbata, intensa. Intorno al 1572 l'ancor giovane pittore è a Roma, dove studia le opere di Michelangelo e si iscrive all'Accademia di San Luca. Nel 1577 El Greco è a Toledo, la città che diventa la sua terra d'adozione: da questo momento, il nome del maestro viene stabilmente sostituito dal soprannome che lo renderà famoso e che ricorda una patria sempre più lontana ma mai dimenticata. Alternando pale d'altare, dipinti devozionali, dipinti di medio formato e intensissimi ritratti, il pittore segna una drastica svolta nell'arte spagnola, ponendosi come chiave di volta fra Rinascimento e Barocco. Progressivamente la sua pittura assume un tono visionario, fantastico, con figure allungate oltre i limiti della verosimiglianza, colori fosforescenti, composizioni vertiginose. Con gli ultimi anni del XVI secolo e soprattutto con le opere dipinte già nel Seicento El Greco si spinge ulteriormente verso i confini espressivi di uno stile allucinato, magico, carico di tesa suggestione. Il ruolo di El Greco per la pittura spagnola è determinante: con lui si interrompe la ripetitiva, stanca adozione di modelli invecchiati e si apre un'epoca di coraggiose innovazioni.

 

Don Gonzalo Ruiz da Toledo conte di Orgaz morì nel 1332, e El Greco qui rappresenta la leggenda secondo la quale al momento della sepoltura del conte apparvero Sant'Agostino e Santo Stefano a deporne il corpo nel sepolcro.

In un perfetto equilibrio tra cielo e terra, vengono raffigurati, in forma molto allegorica, i funerali del Conte di Orgaz, un dignitario di Toledo molto devoto, tanto che a seppellirlo non sono due preti qualunque, bensì Santo Stefano e Sant'Agostino, mentre il vescovo all'estrema destra sfoglia il Libro dei Morti per impartirgli l'estrema unzione, ed il diacono ha lo sguardo rivolto al cielo. Sullo sfondo assistono alla scena una folla di personaggi quasi tutti anch'essi cavalieri (la croce rossa che portano sul petto è quella dell'Ordine di Calatrava, riservata alla nobiltà più vicina al re e della quale era fregiato lo stesso Orgaz), o frati. Il personaggio al centro che ha la testa rivolta al cielo sarebbe lo stesso El Greco, mentre il ragazzino a sinistra vestito di nero ed indicante la scena sarebbe suo figlio (un cartiglio che gli sporge dalla tasca ne reca la data di nascita). Un angelo al centro della tela, invece, trasporta l'anima del Conte al cielo, che è interamente occupato dal Paradiso: Cristo è seduto in trono, e davanti a lui sono la Madonna e San Giovanni Battista. In secondo piano a sinistra è San Pietro (riconoscibile dalle chiavi) e vari altri Santi (alcuni dei quali, evanescenti, addirittura fluttuanti nelle nubi stesse). Sulla destra vediamo alcune anime beate, tra le quali si riconosce quella di Filippo II benché questi fosse ancora in vita all'epoca dell'esecuzione del dipinto. L'opera, dalla sua esecuzione, è sempre rimasta nella chiesa di San Tomè, ed è in breve tempo diventata l'opera più celebre di El Greco, nonché uno dei capisaldi della pittura spagnola di ogni tempo, ammirato, copiato e citato da moltissimi pittori.