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PITTORI: Gaudenzio Ferrari

Pietà ai piedi della croce con santi di Gaudenzio Ferrari nel Seminario Maggiore di Aosta

Pietà ai piedi della croce con Agostino e santi

 

 

GAUDENZIO FERRARI

1480-1546

Seminario Maggiore di Aosta

 

Pietà ai piedi della croce con Agostino e santi

 

 

 

L'opera si trova nel Seminario Maggiore di Aosta. L'antico priorato di Saint-Jacquême, sottratto ai Canonici del Gran San Bernardo nel 1752 e trasformato in Seminario Maggiore negli anni 1772-1780, aveva subito molte trasformazioni attraverso i secoli. Rimangono tracce della prima costruzione del secolo XII nell'abside esterna della chiesa e nella parte inferiore della torre.

L'ultima ricostruzione, sotto i Canonici del Gran San Bernardo data al 1680 ed è dovuta al Prevosto A. Norat. Vi si conserva una tela dipinta della fine del XVI secolo, attribuita alla scuola di Gaudenzio Ferrari, che riproduce anche un probabile sant'Agostino. La tela appartenne già al Priorato di Saint-Jacquême. Seduta ai piedi della croce, la Madonna con il Cristo morto in grembo ha ai suoi lati due santi vescovi, san Nicolò da Bari e san Bernardo da Mentone.

In basso, ai piedi della Vergine, si nota lo stemma del Gran San Bernardo. Agostino, vestito da vescovo, è ritto in piedi alla sinistra della croce.

 

Consapevole della centralità della croce nel disegno salvifico di Dio sull'umanità e della straordinaria molteplicità di rimandi ad essa nell'Antico e nel Nuovo Testamento, Agostino si impegna nella sua interpretazione e meditazione lungo tutto l'arco della vita come confermano i numerosi riferimenti alla croce di Cristo, disseminati in tutta l'ampia produzione dell'Ipponate. Ciò che Agostino intende evidenziare è che la scelta di Gesù di portare la croce sulla quale verrà messo a morte è una lucida indicazione su cosa debba significare la vita cristiana. I credenti sono esortati in tal modo a seguire l'esempio del Maestro.

«La croce tiene insieme lo scandalo e la salvezza, la fine e l'inizio, perché in essa si compie qualcosa di assolutamente e radicalmente nuovo: sul legno, Cristo ci istruisce sul significato della nostra vita presente e futura, perché è con la sua morte che Egli ha vinto per noi la morte».

 

Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto.

AGOSTINO, Confessioni, 9, 2, 3

 

PSEUDO AGOSTINO, Planctus Mariae edito a Parigi 1842

 

Scrive Agostino commentando l'episodio della Crocifissione e della presenza di Maria accanto a Suo Figlio: "Allora, sotto la croce la riconobbe, lui che da sempre l'aveva conosciuta. E prima che fosse nato da lei, aveva conosciuto la madre nella predestinazione. Prima che, come Dio, egli creasse colei dalla quale doveva essere creato come uomo, conosceva la madre."

 

Gaudenzio Ferrari

Gaudenzio Ferrari (Valduggia, verso il 1480 - Milano, 1546) fu pittore e scultore fra i massimi esponenti dell'arte italiana del XVI secolo. Della sua formazione abbiamo poche notizie, probabilmente a Milano dove avverte l'influenza di Leonardo, di Bramante, ma anche dei più anziani Vincenzo Foppa e Bernardino Zenale. Giovan Paolo Lomazzo lo vuole allievo di Stefano Scotto, artista impegnato nella Fabbrica del Duomo milanese. Il giovane Gaudenzio si dimostra in grado di assimilare ed integrare le diverse lezioni. L'esordio artistico di Gaudenzio avviene a cavallo tra il nuovo ed il vecchio secolo soprattutto a Varallo.

Nella stessa decade inizia a lavorare al Sacro Monte: sue sono le splendide statue lignee nella cappella dell'Annunciazione e in quella di Gesù che sale la scala del Pretorio (figure di Cristo e del "Manigoldo"). Poco prima della realizzazione di tali opere si colloca il viaggio attraverso le capitali dell'arte rinascimentale italiana, sino a Roma, dove si concentrano gli artisti più rinomati. Nel decennio successivo realizza il grande ciclo di affreschi con le Storie della Vita e Passione di Cristo nella chiesa di S. Maria delle Grazie a Varallo. Negli anni di impegno al Sacro Monte di Varallo Ferrari riesce anche realizzare i polittici della Collegiata di Arona (1511) e di San Gaudenzio a Novara (1514-21). Risalgono a questi stessi anni anche gli affreschi ed i lavori in terracotta eseguiti presso la suggestiva Madonna di Loreto a Roccapietra, un piccolo centro nei pressi di Varallo.

Il Gaudenzio scultore cede il passo al Gaudenzio pittore, che riesce a conservare ad un livello alto la sua capacità espressiva, incentrata su un forte senso del'impianto scenico e su una esuberante vena immaginativa, come ben testimoniano i due cicli simmetrici di affreschi con le Storie della Vergine e le Storie della Maddalena realizzati (1532-34) in San Cristoforo a Vercelli.

Nel 1539 il Ferrari si trasferisce a Milano dove resterà sino alla morte: la sua reputazione di artista era ormai consolidata, tale da fruttargli un ampio numero di commesse. Gaudenzio seppe assecondare i committenti adeguandosi ai gusti che andavano affermandosi nella capitale lombarda. Tra le opere milanesi si possono citare gli affreschi della di Cappella della Sacra Corona in Santa Maria delle Grazie (1540-1542), la pala di San Gerolamo in San Giorgio al Palazzo, la pala di S. Maria di Piazza a Busto Arsizio.

Il pittore di Valduggia, nelle ultime opere coniuga con maggiore equilibrio i nuovi motivi manieristici con la tradizione naturalistica lombarda: ne è un esempio la pala dell'Ultima Cena, realizzata per la chiesa milanese di Santa Maria della Passione. Questi affreschi ebbero un ruolo fondamentale nella evoluzione che conobbe il manierismo tra Piemonte e Lombardia.