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PITTORI: Fiammeri Giovanni battista

Agostino d'Ippona vescovo e Dottore della Chiesa nella Basilica di san Vitale a Roma

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

FIAMMERI GIOVANNI BATTISTA

1590-1600

Roma, chiesa di San Vitale

 

Sant'Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

La statua di sant'Agostino, opera del pittore Giovan Battista Fiammeri o Fiammiferi (1530-1606) si trova lungo il lato destro della navata.  lato destro, i santi Vitale, Agostino e Ambrogio. E' una delle quattro statue dei quattro Dottori della Chiesa in stucco, racchiuse in altrettante nicchie del transetto.

Il santo vi appare nella sua carica di vescovo, dal volto maturo e con un'espressione pensosa. Con la mano destra regge un grande libro aperto mentre con la mano sinistra impugna un lungo bastone pastorale. Ai suoi piedi scopriamo la mitra, deposta in segno di umiltà. La statua è racchiusa da una nicchia di gusto tardo rinascimentale. Sopra una elegante conchiglia che chiude la nicchia troviamo una scritta tratta da un Sermone di Agostino che recita: "Quid erit cum corporis in corruptione lons vitae quando ros eius inter tormenta tam dulcis est."

La statua si trova nella antica chiesa basilicale di san Vitale. Questa Basilica romana, la cui titolazione è ai "Santi Vitale e Compagni martiri in Fovea", ha origine da un oratorio del IV secolo dedicato ai santi Gervasio e Protasio, martiri di origini milanesi, figli di san Vitale. La primitiva struttura venne modificata e ampliata fino a formare una basilica a tre navate grazie al lascito di Vestina una pia matrona romana. Il nuovo edificio sacro venne consacrato da papa Innocenzo I nel 402.

Già nel Sinodo romano del 499 troviamo alcuni preti dal titulus Vestinae che ne sottoscrivono gli atti, mentre nella nel sinodo del 595 compaiono con l'appellativo titulus Sancti Vitalis.

Qualche secolo dopo la chiesa venne nuovamente restaurata da papa Leone III (795-816) e completamente rifatta dai papi Sisto IV (1475) e Clemente VIII (1595). L'esito finale di questi interventi ha prodotto una chiesa ad una sola navata, con l'eliminazione delle tre originarie. Inoltre fu risistemato il portico, che venne chiuso e ridotto a vestibolo della chiesa. Nel 1859 Pio IX fece costruire l'odierna caratteristica scalinata d'accesso in discesa. I restauri del 1937-1938 ripristinarono il portico originario mentre il titolo cardinalizio, soppresso nel 1595, venne ripristinato da Leone XIII nel 1880. Il medesimo papa eresse la basilica in parrocchia nel 1884.

Il portico della facciata è di epoca paleocristiana, a cinque arcate su colonne con capitelli del V secolo. Nel passato a ogni arcata ne corrispondevano cinque nella facciata, oggi murate. Il portale d'ingresso presenta una iscrizione e lo stemma di Sisto IV. L'interno è ad una sola navata con l'abside che è stato restaurato nel 1859. Più recenti sono invece (1934) il pavimento ed il soffitto ligneo. Lungo la navata si trovano quattro altari, due per lato, provenienti dalla chiesa del V secolo. Nel transetto vi sono affreschi di Agostino Ciampelli raffiguranti la lapidazione ed il martirio di san Vitale. Altri affreschi, raffiguranti storie di martiri e profeti sono di Tarquinio Ligustri ed Andrea Comodo.

In questa basilica si trovano altre opere di Giovan Battista Fiammiferi o Fiammeri e precisamente le pale d'altare della "Immacolata Concezione" e delle "Sante vergini martiri" databili nel periodo 1590-1606.

 

 

Fiammeri Giovan Battista

Noto anche come Battista di Benedetto o Battista di Benedetto dell'Ammannato nacque a Firenze all'inizio del Cinquecento, probabilmente nel 1530. Divenne ben presto allievo dell'Ammannato e nelle quietanze di pagamento dei lavori per la fontana del Nettuno è ricordato sia come Battista di Benedetto da Firenze, sia come Battista di Benedetto Fiammeri, il che lo identifica con il gesuita Giovan Battista Fiammeri sovente ricordato come pittore nei documenti romani.

Secondo solo al più anziano Andrea Calamechterno nella bottega dell'Ammannati e attivissimo della neonata Accademia del Disegno, ebbe l'onore di far parte del gruppo dei ventinove giovani artefici che parteciparono alle esequie di Michelangelo. In tale occasione realizzò l'Allegoria dell'Arno sulla fronte principale del catafalco. L'artista è enumerato dal Vasari tra "i creati accademici" di Bartolomeo Ammannati in termini davvero lusinghieri: "Batista di Benedetto, giovane che ha dato saggio di dovere, come farà, riuscire eccellente, avendo già mostro in molte opere che non è meno del detto Andrea [Calamech], né di qualsivoglia altro de' giovani scultori accademici ..." Nel novembre 1564 Vincenzo Borghini fece il suo nome assieme ad altri due giovani scultori - Battista di Lorenzo e Giovanni Bandini - per realizzare le tre figure del monumento funebre al Buonarroti in S. Croce. Tuttavia l'opposizione dell'Ammanati vanificò il progetto. La cooperazione con l'Ammannati e le commissioni medicee sono all'origine dei suoi primi viaggi e del definitivo trasferimento a Roma.

Il 3 marzo 1576 fu ammesso al noviziato gesuita di S. Andrea al Quirinale a Roma come coadiutore temporale, fratello laico destinato agli uffici domestici, all'assistenza dei professi o ad attività artistiche. Non diventerà sacerdote, ma resterà sempre nello stato laicale. Dal verbale di ingresso nella Compagnia emerge la sua modesta estrazione sociale: i suoi beni consistono in pochi capi di abbigliamento. I registri gesuitici ci informano che l'artista non aveva ricevuto neppure una elementare educazione letteraria. Tra il 1586 e il 1590 fu impegnato nella decorazione della chiesa dei gesuiti di S. Giovannino a Firenze. Tra l'estate del 1587 e il gennaio 1589 il suo nome compare nei pagamenti per la cappella della Trinità al Gesù di Roma. Allo scorcio del secolo risale l'opera forse più impegnativa e meglio documentata che eseguì per la chiesa di S. Vitale, affidata nel 1598 da Clemente VIII alla Compagnia di Gesù. Gli appunti che il preposito generale dell'Ordine Claudio Acquaviva, gli invia da Frascati nell'agosto 1589 possono, forse, chiarire il suo ruolo: "... quanto prima mi mandi il fratello Gio. Battista Fiamieri per dirli a bocca qual'altro ch'io desideri da lui insieme alle pitture di S. Vitale". A san Vitale si trova inoltre un gruppo di opere che costituisce il nucleo più consistente del suo catalogo romano: le quattro sculture in stucco ai lati dell'altare maggiore (S. Agostino, S. Ambrogio, S. Gregorio Magno, S. Girolamo). Già nel 1603 al Fiameri erano state affidate mansioni diverse, tra cui l'assistenza al padre Villapando. Nel 1616, vecchio e inattivo, è enumerato tra i valetudinari e il giudizio riportato nei registri gesuitici ne è impietoso epitaffio: "Mediocris iudicii et prudentiae. Habet aliquam experientiam. Cholericae complexionis. Aptus ad pingendas et imprimendas imagines et sculpendas in aere". Morì a Roma, al Collegio Romano, il 23 agosto 1617.