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PITTORI: Gerolamo Giovenone

Sant'Agostino vescovo

Sant'Agostino vescovo

 

 

GEROLAMO GIOVENONE

1520-1550

Milano, Casa d'aste PORRO and CO

 

Sant'Agostino vescovo

 

 

 

Quest'opera attribuita a Gerolamo Giovenone è comparsa come Lotto n. 12 nell'asta del 25 novembre 2009 organizzata dalla Casa d'aste: PORRO & CO. di Milano. La tavola è di piccole dimensioni: 68 cm x 32 cm e raffigura sant'Agostino nelle sue vesti episcopali. Il santo è seduto con una mitra in testa coronata dall'aureola. Il volto è sommessamente meditativo con gli occhi semisocchiusi. Una folta barba bianca riccioluta che gli scende dal mento fin sul petto completa un viso segnato dalle rughe del tempo.

Il piviale è curato con attenzione in un accurato svolgersi di pieghe e rigonfiamenti. Agostino appoggia sulla spalla destra il suo bastone pastorale che finisce per mimetizzarsi con lo sfondo arricchito da generosi e fantasiosi arabeschi.

 

 

Gerolamo Giovenone

Nacque verso il 1490 da una famiglia di artisti che lavoravano il legno, intarsiatori e costruttori di cornici di grandi polittici. Formatosi in età giovanile nella bottega di Giovanni Martino Spanzotti, seguì, ai propri esordi pittorici, le orme dell'altro allievo e collaboratore dello Spanzotti e cioè Defendente Ferrari. Relativa a questi anni troviamo la Madonna con Bambino e Santi ora nella collezione Johnson a Filadelfia, in cui appare con evidenza l'influsso artistico dei primi maestri. Sempre tra le prime opere (1514) è la Pala Buronzo oggi alla Sabauda di Torino, con le due deliziose figure dei figli della donatrice, l'Adorazione dei Magi dell'Arcivescovado di Vercelli, il Trittico Raspa di Trino Vercellese.

Giovenone cercò di innovare il suo stile ponendosi, più tardi, sulle orme di Gaudenzio Ferrari, quando il pittore valsesiano diventò il nuovo punto di riferimento obbligato della pittura tra Piemonte occidentale e Milano. Mantenne sempre, nei suoi modi figurativi, un linguaggio misurato ed espressivo, anche se privo di grandi invenzioni. Un linguaggio che incontrò il favore della committenza che gli permise di tenere una fiorente bottega a Vercelli. Verso la fine della sua carriera artistica si nota una confluenza di stile con il proprio genero Bernardino Lanino, stimato allievo di Gaudenzio Ferrari. Ricordiamo tra le sue opere la Madonna col Bambino tra i santi Rocco e Sebastiano all'Accademia Carrara di Bergamo, la Madonna col Bambino di Brera, e il Compianto sul Cristo Morto al Museo del Territorio Biellese. Quella di Giovenone fu, secondo il costume delle botteghe dell'epoca, una famiglia di artisti. Gerolamo non va confuso col fratello Giuseppe, e neppure va confuso con il figlio, pur esso di nome Giuseppe (1524-1589 ca.), né con il nipote Giovanni Battista (1525-1573).