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PITTORI: Gerolamo Giovenone

Madonna in trono con i santi Domenico di Guzman, Agostino e donatori

Madonna in trono con i santi Domenico di Guzman, Agostino e donatori

 

 

GEROLAMO GIOVENONE

1520-1555

Torino, Galleria Sabauda

 

Madonna in trono con i santi Domenico di Guzman, Agostino e donatori

 

 

 

Questa composizione con la Madonna in trono con san Domenico di Guzman, sant'Agostino e donatori, opera di Gerolamo Giovenone è conservata nella Galleria Sabauda di Torino

L'opera è significativa in quanto costituisce un precoce esempio di pala con uno spazio unitario. Il trono della Vergine, i santi e i donatori sono tutti dipinti all'interno di una raffinata struttura architettonica che si apre su un paesaggio tardo quattrocentesco. L'opera costituisce senz'altro una espressione della prima maturità del pittore, che si sta rendendo autonomo dall'influenza di Defendente Ferrari. Già si intravedono i tratti che lo stanno avvicinandoi a Gaudenzio e alle novità pittoriche e compositive di Raffaello. La pala fu commissionata dalla vedova di Domenico Buronzo, referendario ducale di Carlo di Savoia. In origine la pala si trovava nella cappella di famiglia dedicata a Sant'Abbondio nella chiesa domenicana di San Paolo a Vercelli.

Agostino sulla sinistra è raffigurato come vescovo, mentre ai suoi piedi sta in ginocchio la donatrice. Di fronte gli san Domenico con i figli della donatrice. San Domenico ebbe una formazione nel monastero di regola agostiniana di santa Cruz a Coi8mbra.

 

 

Gerolamo Giovenone

Nacque verso il 1490 da una famiglia di artisti che lavoravano il legno, intarsiatori e costruttori di cornici di grandi polittici. Formatosi in età giovanile nella bottega di Giovanni Martino Spanzotti, seguì, ai propri esordi pittorici, le orme dell'altro allievo e collaboratore dello Spanzotti e cioè Defendente Ferrari. Relativa a questi anni troviamo la Madonna con Bambino e Santi ora nella collezione Johnson a Filadelfia, in cui appare con evidenza l'influsso artistico dei primi maestri. Sempre tra le prime opere (1514) è la Pala Buronzo oggi alla Sabauda di Torino, con le due deliziose figure dei figli della donatrice, l'Adorazione dei Magi dell'Arcivescovado di Vercelli, il Trittico Raspa di Trino Vercellese.

Giovenone cercò di innovare il suo stile ponendosi, più tardi, sulle orme di Gaudenzio Ferrari, quando il pittore valsesiano diventò il nuovo punto di riferimento obbligato della pittura tra Piemonte occidentale e Milano. Mantenne sempre, nei suoi modi figurativi, un linguaggio misurato ed espressivo, anche se privo di grandi invenzioni. Un linguaggio che incontrò il favore della committenza che gli permise di tenere una fiorente bottega a Vercelli. Verso la fine della sua carriera artistica si nota una confluenza di stile con il proprio genero Bernardino Lanino, stimato allievo di Gaudenzio Ferrari. Ricordiamo tra le sue opere la Madonna col Bambino tra i santi Rocco e Sebastiano all'Accademia Carrara di Bergamo, la Madonna col Bambino di Brera, e il Compianto sul Cristo Morto al Museo del Territorio Biellese. Quella di Giovenone fu, secondo il costume delle botteghe dell'epoca, una famiglia di artisti. Gerolamo non va confuso col fratello Giuseppe, e neppure va confuso con il figlio, pur esso di nome Giuseppe (1524-1589 ca.), né con il nipote Giovanni Battista (1525-1573).