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PITTORI: Lilli Andrea

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

LILLI ANDREA

1585-1590

Roma, chiesa di sant'Agostino

 

Agostino vescovo e Dottore della Chiesa

 

 

 

Verso il 1589 Lilli avviò la realizzazione degli affreschi della cappella della Pietà, dove dipinse le due lunette laterali con gli Episodi della vita del beato Agostino Cazovic, e sulla volta, entro un ovale, la Trinità in gloria. Probabilmente a questo stesso periodo risale l'affidamento dell'incarico di eseguire gli affreschi, oggi pesantemente compromessi dal restauro di metà Ottocento condotto da P. Gagliardi, nella cappella di S. Nicola da Tolentino della chiesa di S. Agostino a Roma. La sua mano è stata riconosciuta in tre dei quattro dottori della Chiesa raffigurati e cioè sant'Agostino, sant'Ambrogio e san Girolamo. Baglione li data all'epoca del pontificato di Clemente VIII Aldobrandini, ma la presenza di simboli araldici di Sisto V lascia presumere che siano stati iniziati al tempo di papa Felice Peretti, ovvero Sisto V (1585-1590).

Agostino è raffigurato a figura intera, nelle sue vesti episcopali con nella mano destra un libro aperto che sta leggendo e nella sinistra il bastone pastorale. In testa porta una semplice ed elegante mitra, avvolta dal nimbo dei santi. Una lunga barba grigiastra completa un volto dai lineamenti gentili. Sotto il piviale si nota agevolmente la presenza della nera tunica dei monaci agostiniani, che lo hanno da sempre ritenuto il Padre fondatore dell'Ordine.

 

Andrea Lilli

Nasce ad Ancona fra il 1560 e il 1565. La sua presenza ad Ancona è attestata da rari documenti dai quali si ricava che ebbe tre fratelli e almeno una sorella. Del padre Vincenzo, che con la famiglia abitava nel quartiere di Capodimonte, non si conosce la professione; ma è probabile che appartenesse al ceto medio degli artigiani e piccoli commercianti. Giunto a Roma agli inizi del pontificato di Sisto V, partecipò ai grandi lavori decorativi avviati dal pontefice, quali gli affreschi eseguiti in S. Maria Maggiore e quelli all'interno della cappella Sistina dedicata al Presepe, realizzati nel 1586-1587 sotto la direzione di Nebbia. Tra il 1587 e l'anno successivo lavorò agli affreschi della Scala Santa, dove dipinse Mosè che colpisce la roccia e Mosè con il Serpente di Bronzo. Queste opere evidenziano il suo incontro con Barocci che ne influenzò le scelte cromatiche e il modo tormentato di modellare i panneggi, cui non è estraneo il legame con la prima stagione del manierismo toscano.

Ha ornato le chiese e conventi di Roma durante tutto il pontificato di papa Clemente VIII. Uno dei suoi capolavori, il Martirio di San Lorenzo, è stato dipinto per la chiesa di Santa Caterina ad Ancona. Giunto a Roma agli inizi del pontificato di Sisto V, partecipò ai grandi lavori decorativi avviati dal ponteficeNella Certosa di San Martino di Napoli si trova una sua Deposizione. Nella Pinacoteca civica Francesco Podesti di Ancona sono conservati i dipinti "Quattro Santi in estasi", il Crocifisso fra San Giovanni Battista e San Nicola da Tolentino, l'incredulità di San Tommaso, la celebre Veduta di Ancona, frammento di una pala d'altare e undici quadretti che narrano le Storie di San Nicola da Tolentino. Alla casa-museo di Palazzo Sorbello di Perugia è conservata una sua Salita al Calvario, in cui figurano la Santa Veronica che asciuga il sangue dal volto di Cristo. L'ultima testimonianza che lo riguarda è un documento dell'Accademia di S. Luca del 1635, dove viene citato tra coloro che devono pagare un'elemosina alla chiesa dei santi Luca e Martina, in ossequio alle disposizioni sancite da Urbano VIII Barberini.