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PITTORI: Luini Bernardino

Madonna con Bambino in trono tra san Giovani Battista e sant'Agostino

Madonna con Bambino in trono tra i santi Giovani Battista

e Agostino

 

 

LUINI BERNARDINO

1500-1530

Milano, Pinacoteca Nazionale di Brera

 

Madonna con Bambino in trono tra san Giovani Battista e sant'Agostino

 

 

 

Il dipinto di Luini raffigura la Madonna in trono con in braccio il Bambino tra san Giovani Battista, a sinistra, e sant'Agostino a destra. Realizzata con la tecnica ad affresco, l'opera è stata trasportata su tela e conservata presso la Pinacoteca Nazionale di Brera  a Milano. L'affresco presenta le dimensioni di cm 150 in altezza e 115 in larghezza. Agostino è stato raffigurato come vescovo ed indossa tutti gli attributi episcopali.

All'epoca della controversia pelagiana la Chiesa, per bocca di S. Agostino e dei sinodi dell'epoca, rispose - e tale risposta resterà normativa per tutte le generazioni a venire - affermando la necessità del battesimo e del battesimo dei bambini, come proclamazione di fede della precedenza della grazia sulla maturità dell'uomo.

Il grande dibattito sulla grazia, iniziato contro Pelagio, continuerà poi nei confronti della persona di Giuliano di Eclano, vissuto vicino l'odierna Avellino, nel luogo ora chiamato Mirabella Eclano. Sisto III, che aveva in gioventù avuto simpatie per la posizione pelagiana, prese prontamente le distanze da essa con due lettere indirizzate ad Agostino sulla questione (le lettere 191 e 194 del 418 ca.) e, nel 439 - Agostino era già morto - non riammise Giuliano d'Eclano nella comunione ecclesiastica, perché non aveva ritrattato il suo errore.

 

« Io sono voce di uno che grida nel deserto » Giovanni è la voce, il Signore, invece, «in principio era il Verbo» (Gv 1,1). Giovanni voce nel tempo, Cristo in principio Parola eterna. Togli la parola, che cos'è la voce? Non ha nulla di intellegibile, è strepito a vuoto. La voce, senza la parola, colpisce l'orecchio, non apporta nulla alla mente. Nondimeno, proprio nell'edificazione della nostra mente, ci rendiamo conto dell'ordine delle cose. Se penso a quel che dirò, la parola è già dentro di me; ma, volendo parlare a te, cerco in qual modo sia anche nella tua mente ciò che è già nella mia.

Cercando come possa arrivare a te e trovar posto nella tua mente la parola che occupa già la mia, mi servo della voce e, mediante la voce, ti parlo. Il suono della voce ti reca l'intelligenza della parola; appena il suono della voce ti ha recato l'intelligenza della parola, il suono stesso passa oltre; ma la parola, a te recata dal suono, è ormai nella tua mente e non si è allontanata dalla mia. Perciò il suono, proprio il suono, quando la parola è penetrata in te, non ti sembra dire: «Egli deve crescere ed io, invece, diminuire» (Gv 3,30)? La sonorità della voce ha vibrato nel far servizio, quindi si è allontanata, come per dire: «Questa mia gioia è completa» (v. 29). Conserviamo la parola, badiamo a non perdere la parola concepita nel profondo dell'essere.

AGOSTINO, Discorso 293, per la Natività di Giovanni Battista

 

Bernardino Luini

Il suo vero cognome era de Scapis. Nacque verso il 1480 a Runo nel retroterra di Luino sul Lago Maggiore, figlio di Giovanni Donato di Bernardo de Scapis detto "Monlone". Fino al 1489 risedette a Dumenza, lavorando i campi. Bernardino arrivò a Milano con il padre nel 1500 ed è residente nella parrocchia di San Carpoforo. Lomazzo lo ritiene allievo del pittore Giovan Stefano Scotti, figlio di Gottardo Scotti attivo nel Duomo di Milano tra il 1485 e il 1520. Verso il 1520 sposò Margherita Lomazzo da cui ebbe quattro figli: Tobia, Evangelista, Giovan Pietro e Aurelio, questi ultimi due pittori. Compì la sua prima formazione artistica forse a Treviso dal 1504 al 1507, come è stato dedotto proprio dalla pala della Madonna col Bambino tra i santi Agostino, Margherita e due angeli proveniente dalla collezione Manfrin di Venezia, firmata Bernardinus Mediolanensis faciebat, che dimostra affinità stilistiche con la pittura di Gerolamo Dai Libri. Tale influenza si può avvertire anche nella Santa martire del 1510. A Treviso potrebbero averlo condotto i rapporti con lo scultore Pietro Lombardo da Carona, che lavorò al Duomo tra il 1485 e il 1506.

Rientrato a Milano dal Veneto nel 1509, si stabilì definitivamente in Lombardia dove iniziò una vastissima produzione di opere soprattutto a carattere religioso. Le richieste dei committenti lo portarono in giro per l'Italia. Si era fatto conoscere a Milano per la sua bravura nell'esprimere i soggetti religiosi e naturalmente la fama gli procurò nuove commesse. Fu senz'altro a Roma e Firenze dove ebbe modo di conoscere le opere di Raffaello, di cui coniugò alcuni elementi stilistici con moduli lombardi. Morì a Milano nel 1532.