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PITTORI: Girolamo Mechesi

Immacolata Concezione tra i santi Agostino e Anselmo di Girolamo Marchesi

Immacolata Concezione tra i santi Agostino e Anselmo

 

 

GIROLAMO MARCHESI

1512

Pinacoteca-Museo San Francesco a San Marino

 

Immacolata Concezione tra i santi Agostino e Anselmo

 

 

 

Nella Pinacoteca-Museo San Francesco a San Marino è conservata questa importante pala d'altare di Girolamo Marchesi da Cotignola, che fu dipinta nel 1512 assieme ad un'altra celebre sua opera la "Sacra Conversazione". La Pala dal titolo "Immacolata Concezione" costituisce una interessantissima allegoria del dogma della Vergine la cui proclamazione era particolarmente attesa dai Francescani e propugnata anche attraverso la committenza di iconografie come questa. Al centro della scena c'è la Vergine in ginocchio in umile atto di preghiera con lo sguardo rivolto al cielo verso Iddio Padre attorniato da un nugolo di angioletti che reggono un filatterio dove troviamo scritto, che rammenta il motivo della proclamazione del dogma: NON ENIM PRO TE SED PRO OMNIBUS HEC LEX CONSTITUTA EST.

Sant'Anselmo, a sinistra regge la scritta: NON EST VERUS AMOR VERGINIS QUI RES PUIT CELEBRARE FESTUM SUE CONCEPTIONIS. Agostino, in ginocchio, indica con la destra la Vergine e impugna la scritta: CUM DE PECCATIS AGIT NULLAM DE MARIA VIRGINE PRO.. NOSTRAE DOMINI VOLO FIERI QUESTIONE.

 

 

 

Gerolamo Marchesi

Girolamo Marchesi (Cotignola, 1471 - Roma, 1550) è un pittore italiano del rinascimento, con personalità rilevante nel panorama bolognese entro il terzo e quarto decennio del Cinquecento, connotata dalla progressiva adesione alle novità raffaellesche. Nato a Cotignola, da cui il suo soprannome di Girolamo da Cotignola, paese di origine degli Sforza, il Marchesi fu garzone di bottega degli Zaganelli, in particolare di Bernardino da cui trapelano richiami alla pittura bolognese, ferrarese e veneta e si evidenziano palesi ripetizioni di quegli eleganti schemi perugineschi tanto cari al suo maestro. È invece da Francesco che acquisisce il timbro nordico che caratterizza la sua vena anticlassica, per poi decidere di camminare da solo, maturando una sorprendente svolta stilistica sulla scia del grande Raffaello. La sua pittura passa dallo stile tardo quattrocentesco, praticato fino al limite del 1520, a quello cinquecentesco, caratterizzato dall’imitazione di Raffaello e dei suoi seguaci. Si recò a Napoli dove ebbe l'aiuto del commerciante fiorentino Cambi Tommaso. Secondo Giorgio Vasari, sposò in quella città una donna di malaffare. Per i Francescani di San Marino dipinse due pale d’altare nel 1512 e nel 1520, oggi conservate nell’omonimo museo di Stato. A Ferrara ha lasciato una Adorazione dei Magi e nella chiesa di Santa Maria in Vado un dipinto di due santi (1518). Dipinse con Biagio Pappini a San Michele in Bosco. A Rimini dipinse con Benedetto Coda e Lattanzio della Marca, ma non conosciamo il destino di questi dipinti. Lavorò anche a Forlì, San Marino, Cesena, Bologna e Pesaro.

La complessa congiuntura culturale entro la quale egli, come altri artisti della sua generazione, si trovò ad operare determina il rapido avvicendarsi nella sua produzione di una fase romagnola e un aggiornamento romano. Il passaggio a Bologna lo conduce ad approfondire le ragioni del suo classicismo attraverso l'esempio dei raffaelleschi locali, come nello Sposalizio della Vergine del 1522 conservato nella Pinacoteca di Bologna.