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PITTORI: Bartolomeo Montagna

S. Maria Maddalena tra i SS. Girolamo e Paola, Monica e Agostino

Santa Maria Maddalena tra i santi Girolamo e Paola, Monica e Agostino

 

 

BARTOLOMEO MONTAGNA

1514-1515

Vicenza, chiesa S. Corona

 

S. Maria Maddalena tra i SS. Girolamo e Paola, Monica e Agostino

 

 

 

Dopo il restauro, si può ammirare a tutt'oggi nella sua integrità questa pala di Bartolomeo Montagna nel Tempio di Santa Corona, dopo essere stata depositata nel Museo Diocesano. La chiesa dall'architettura romano-gotica che risale al 1260, ha riottenuto la pala di Bartolomeo Montagna "S. Maria Maddalena tra i SS. Girolamo e Paola, Monica e Agostino", dopo l'intervento finanziato dalla Fondazione Monte di Pietà. Al centro della composizione simmetrica si trova raffigurata la Maddalena, in piedi sopra un podio marmoreo con struttura a baldacchino.

La santa regge con la mano destra un balsamario e con la sinistra un manto rosso. All'estrema sinistra della composizione è raffigurato san Girolamo, ammantato di rosso e dal lato opposto lo scultoreo sant'Agostino esibisce i simboli dell'autorità vescovile: il piviale dorato, la mitra candida, il pastorale riccioluto e come Girolamo, il libro. Alle spalle dei due santi compaiono le figure delle due sante Monica e Paola, significativamente vicine alla Maddalena, una donna che, come loro, ha a vissuto intensamente la fede nella vicinanza a Cristo. I volti espressivi e umili delle due sante legano in un gioco di sguardi tutti i personaggi che occupano lo spazio dipinto. La più giovane Paola osserva devotamente Maria Maddalena; Monica, con il viso segnato dalle rughe del tempo, vestita con l'abito delle monache agostiniane, esibisce un crocefisso e osserva pensierosa e amorevole il figlio Agostino. L'intenso sguardo di Girolamo cerca l'attenzione dell'osservatore e del fedele. La scena è ambientata in un razionale spazio architettonico ideato in armonia con la struttura dell'altare da cui viene desunto anche il motivo lombardesco della conchiglia. La pala possiede anche una predella che narra tre scene della vita di Maria Maddalena: l'Incontro con il monaco Zosimonel nel deserto, il Noli me tangere e la Comunione della santa. Gli episodi laterali sembrano riconducibili all'agiografia di Maria Egiziaca, penitente del IV secolo d. C., spesso confusa con la Maddalena evangelica. Accedendo dall'ingresso principale, la pala è collocata nel primo altare lungo la navata sinistra, l'altare Porto-Pagello.

Questo maestoso altare si trova nella seconda campata di sinistra e fu realizzato verosimilmente dalla bottega di Pedemuro agli inizi del Cinquecento. Al centro della trabeazione si nota lo stemma della famiglia Pagello che lo fece costruire. Nel 1529 il letterato vicentino Luigi da Porto, autore della novella che ispirò la tragedia scespiriana Romeo e Giulietta, dispose nel suo testamento di essere sepolto davanti proprio a questo altare]. La figura di santa Monica nella pala di Bartolomeo Montagna è probabilmente quella della committente Piera da Porto, vedova di Bernardino Pagello.

 

Bartolomeo Montagna

Il pittore nacque a Orzinovi nel bresciano verso il 1450 e morì nel 1523 a Vicenza. Nel 1483 dipinse la prima pala per la famiglia Trissino, nel 1486 si trasferì a Venezia, impegnandosi alla lavorazione delle tele, poi perdute, per la scuola di S. Marco. Tornato a Vicenza tra il 1494 e il 1499 dipinse per la chiesa di san Michele a Vicenza la Vergine in trono con il Bambino e Santi, ora a Brera, uno dei suoi capolavori e nel 1500 completò la Pietà per il Santuario di Monte Berico. In seguito si spostò a Verona e a Padova. Al 1520 risale una pala conservata nella Pinacoteca di Vicenza. Lo stile di Montagna si forma alla scuola padovana di cui conserva il senso plastico delle figure, il drappeggiare spezzato, il tono bruciato della preparazione. A Venezia conobbe l'opera di Alvise Vivarini, ma rimase soprattutto impressionato da Antonello da Messina e da Giovanni Bellini nel modo di comporre le figure e di farle campeggiare negli spazi. Conservò sempre un carattere proprio ruvido e potente e divenne un solido costruttore di solenni figure monumentali. Con l'avanzare del Cinquecento il Montagna addolcì le forme e ravvivò la gamma coloristica secondo la maniera alquanto vistosa dei Veronesi.