Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Cinquecento: Albertino Piazza

PITTORI: Albertino Piazza

Agostino consegna la sua regola

Agostino consegna la sua regola

 

 

ALBERTINO PIAZZA

1520 ca.

Lodi, chiesa di S. Agnese

 

Polittico Galliani: sant'Agostino presenta la regola

 

 

 

Albertino Piazza dipinse da solo un grande Polittico, detto Galliani dal nome del committente. Si trova nella chiesa di sant'Agnese a Lodi ed uno scomparto riproduce una interessante raffigurazione di sant'Agostino. Vestito da vescovo, con un aspetto assai giovanile, un viso aperto e sereno, siede in cattedra con ai lati due fanciulli. Con la mano sinistra tiene il bastone pastorale, mentre con la destra regge un libro aperto dove si possono leggere chiaramente le parole di una delle sue famose massime: ante omnia fratres carissimi diligatur deus deinde proximus, che è pure una indicazione precisa della sua regola per i monaci agostiniani. Il santo schiaccia sotto i piedi tre eretici, simboleggianti i donatisti, i manichei, i pelagiani. Negli altri scomparti del Polittico sono raffigurati altri santi agostiniani.

Il Polittico venne commissionato da Nicola Galliani forse in occasione della propria elezione a Priore degli Agostiniani Conventuali di santa Agnese, avvenuta "avanti l'anno 1518" e reca come data di consegna il 1520. La destinazione originaria potrebbe anche essere stata l'Altare Maggiore, stante l'iconografia che raduna, oltre alla Vergine, i compatroni della Chiesa Laudense ed i santi principali dell'Ordine Agostiniano.

Nel timpano della cimasa è raffigurato lo Spirito Santo in forma di colomba bianca fra raggi di luce, nella lunetta, al centro il Padre Eterno benedicente, ai lati l'Angelo Annunciante e la Vergine Annunciata. Nel registro superiore, a sinistra sono raffigurate le sante Caterina di Alessandria, con i simboli del martirio (la spada, la ruota spezzata e la palma) e Monica, che veste l'abito delle Agostiniane nero e bianco, e regge il Crocefisso ed una borsa con libri. Nello scomparto centrale il pittore ha dipinto la Vergine in trono che regge il bambino, proteso a benedire l'abate Nicola Galliani, committente del polittico, raffigurato in ginocchio e di profilo sulla destra. Alle spalle della Vergine c'è un nugolo di angeli musicanti. Nello scomparto di destra troviamo le sante Chiara da Montefalco, in abito agostiniano, reggente un giglio ed un cuore ardente, ed Agnese, recante la palma e l'agnello mistico. Nel registro inferiore, a sinistra leggiamo i santi Bassiano, in abiti episcopali, e Nicola da Tolentino, in abito agostiniano, che reca un giglio, il Crocefisso e sole raggiato ed un libro aperto (sulle cui pagine si legge "Praecepta patris mei servavi et omne ornatum saeculi contempsi").

Nello scomparto di destra sono raffigurati un santo Vescovo, da identificarsi verosimilmente in S. Alberto Quadrelli, compatrono della Diocesi Laudense, ed un santo Agostiniano, identificato in Giovanni Bono. Nella predella troviamo la raffigurazione del Cristo benedicente al centro, fra i dodici apostoli ripartiti in quattro scomparti. Sull'architrave superiore della cornice troviamo l'iscrizione dedicatoria che riporta anche la data di realizzazione della pala: "Ven. Fratris Nicolai Galliani Iusso MDXX".

Notevole è pure la cornice del Polittico, in legno stuccato dorato e dipinto, attribuita ad una bottega di legnamari lodigiani del secolo XVI, probabilmente a Martino Coldiroli, attivo fra il 1511 e il 1522.

I fratelli Piazza dipinsero una grande pala d'Altare anche per la Chiesa della Incoronata di Lodi che fu posta nella Cappella di Sant'Antonio abate, dove in uno scomparto raffigurarono Agostino. La Pala è nota come Polittico Berinzaghi ed è strutturata in sei scene: le tre superiori hanno come soggetto la crocifissione con ai lati S. Rocco e Sebastiano a sinistra, il Battista e Giovanni a destra. Nel trittico inferiore al centro c'è la Vergine con il Bambino, a sinistra sant'Antonio abate che presenta il donatore Berinzaghi e a destra sant'Agostino. La sua raffigurazione è alquanto tradizionale poiché è vestito da vescovo, in atto benedicente.

 

Il santo viene frequentemente raffigurato nelle sue vesti di vescovo e di Dottore della Chiesa. Spesso Agostino è associato ad altri santi e soprattutto agli altri tre Dottori Gerolamo, Ambrogio e San Gregorio Magno. Con questi ultimi fu praticamente raffigurato in tutte le chiese cristiane d'Occidente sui piloni o sulle volte del presbiterio e della navata centrale. Appare vestito sia da vescovo che da monaco che da canonico; talvolta ha una chiesa in mano, altre volte un libro, una penna o un cuore. Il significato di questo tema iconografico è chiarissimo: Agostino è stato uno dei vescovi che ha maggiormente difeso la Chiesa in tutti i suoi scritti e soprattutto con tutta la sua anima e il suo cuore.e.

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6