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PITTORI: Raffaello Sanzio

La disputa del Santissimo Sacramento

La disputa del Santissimo Sacramento

 

 

RAFFAELLO SANZIO

1508-1511

Chantilly, Museo Condé

 

La disputa del Santissimo Sacramento

 

 

 

Il disegno costituisce uno studio per l'opera che conosciamo come Disputa del Santissimo Sacramento con la presenza di venti sacerdoti ed ecclesiastici che discutono fra loro. L'autore del disegno Raffaello Sanzio lo produsse all'inizio del Cinquecento, probabilmente fra il 1508 e il 1511. L'opera è stata realizzata con la tecnica del tratto a penna con inchiuostro bruno su carta della misura di  23 cm d'altezza e 41 di lunghezza.

Il soggetto rappresentato nella scena è tipicamente religioso: i quattro Padri della Chiesa, Ambrogio, Gregorio magno, Agostino e Gerolamo, sono seduti con dei libri aperti che stanno leggendo e di cui discutono i contenuti. Vasari commenterà l'opera finale nella Stanza della Segnatura in Vaticano con queste parole: "molta più arte e ingegno mostrò nei Santi Dottori Cristiani, i quali a sei, a tre, a due disputano per la Storia: si vede nelle cere loro una certa curiosità ed un affanno nel voler trovare il certo di quel che stanno in dubbio, facendone segno nel disputare con le mani e col far certi atti con la persona, con attenzione degli orecchi, con lo increspare delle ciglia, e con lo stupire in molte altre maniere, salvo che i quattro Dottori della Chiesa, illuminati dallo Spirito Santo, snodano e risolvono con le Scritture tutte le cose degli Evangeli che sostengono quei putti che li hanno in mano volando per l'aria."

 

Raffaello Sanzio

Raffaello Sanzio nato a Urbino nel 1483 e morto a Roma nel 1520, è pittore e architetto italiano, tra le figure centrali del Rinascimento. Figlio del pittore Giovanni Santi, esordì nella bottega del padre, da cui si staccò a partire dal 1500. Nel primo periodo di attività dipinse sotto l'influenza dello stile del Perugino e alla maniera della scuola umbra, come testimoniano lo Sposalizio della Vergine (1504, Pinacoteca di Brera, Milano) e la Crocifissione con la Madonna, due angeli e i santi Gerolamo, Maddalena e Giovanni Evangelista (1503 ca., National Gallery, Londra). Alla fine del 1504 Raffaello si recò a Firenze con l'intento dichiarato di studiare le opere di Leonardo da Vinci, Michelangelo e fra Bartolomeo.

La sua evoluzione artistica nel corso del soggiorno fiorentino può essere ripercorsa esaminando i numerosi dipinti sul tema della Madonna con il Bambino. Ancora di ispirazione umbra è la Madonna del Granduca (1504-1505, Palazzo Pitti, Firenze); alcune prove successive mostrano l'influenza di Leonardo nella composizione e nel ricorso alla prospettiva aerea: La belle jardinière (1507, Louvre, Parigi), Madonna del Cardellino (1507 ca., Galleria degli Uffizi, Firenze); mentre lo studio sull'opera di Michelangelo è evidente nella Madonna Bridgewater (1507 ca., National Gallery, Edimburgo). L'ultimo dipinto eseguito a Firenze, la Madonna del baldacchino (1508, Palazzo Pitti), una pala monumentale, rimase incompiuto a causa della partenza dell'artista per Roma. Fra il 1504 e il 1508 Raffaello lavorò anche per la corte dei Montefeltro a Urbino, dipingendo molte tavole tra cui San Giorgio e il drago (1505 ca., National Gallery of Art, Washington). Ma l'esito più alto di questi anni è rappresentato dal Trasporto di Cristo morto, opera datata e firmata (1507, Galleria Borghese, Roma), una composizione movimentata che risente della lezione di Michelangelo, nella quale le figure mostrano una ricca varietà di attitudini e di espressioni.

Nel 1508 Raffaello fu chiamato a Roma da papa Giulio II, che gli commissionò la decorazione ad affresco di quattro stanze in Vaticano. Il soffitto del primo ambiente, la Stanza della Segnatura (1509-1511), è decorato da quattro tondi con le allegorie della Teologia, della Filosofia, della Poesia e della Giurisprudenza. Sotto la Teologia è affrescata la scena della Disputa del Sacramento, mentre sulla parete sottostante la Filosofia c'è la celebre Scuola di Atene: all'interno di un'architettura illusionistica, ispirata probabilmente al Bramante e ai suoi progetti per la nuova basilica di San Pietro, e rappresentata con un rigoroso uso della prospettiva, Platone, Aristotele e altri filosofi dell'antichità studiano o discutono.

Sotto la Poesia, è dipinto il Parnaso, con il dio greco Apollo circondato dalle Muse e dai grandi poeti. Nella seconda stanza vaticana, detta Stanza di Eliodoro (1511-1514), Raffaello affrescò sulle pareti, con l'aiuto di allievi, alcuni episodi che testimoniano l'intervento di Dio nella storia della Chiesa: la Cacciata di Eliodoro, la Liberazione di san Pietro, l'Incontro di Attila e Leone Magno e la Messa di Bolsena. Nel 1514, dopo la morte di Giulio II, il successore Leone X nominò Raffaello "architetto della fabbrica di San Pietro" e un anno dopo "conservatore delle antichità romane". Preso da molteplici impegni e assorbito da varie attività, Raffaello dipinse solo una parte della terza stanza vaticana, nota come la Stanza dell'incendio di Borgo (1514-1517), mentre la quarta, la Stanza di Costantino, fu realizzata dagli allievi dopo la sua morte. Tra il 1514 e il 1517 Raffaello realizzò dieci cartoni raffiguranti episodi della vita degli apostoli per gli arazzi della Cappella Sistina, oggi conservati al Victoria and Albert Museum di Londra. Inoltre progettò la Cappella Chigi per la chiesa di Santa Maria del Popolo, terminata dal Bernini, ed eseguì le decorazioni, tra cui il Trionfo di Galatea (1513 ca.), per la Villa Farnesina. Oltre a queste opere importanti universalmente note, Raffaello dipinse molte tele altrettanto interessanti. Tra i ritratti, genere in cui eccelleva per l'estremo realismo della rappresentazione e la capacità di introspezione psicologica, si ricordano quelli di Giulio II (1511-12, National Gallery, Londra) e di Leone X con due cardinali (1518-19, Galleria degli Uffizi).

Un altro soggetto prediletto fu la Madonna (Madonna Sistina, 1514 ca., Gemäldegalerie, Dresda; Madonna della seggiola, 1514, Palazzo Pitti). Tra gli altri quadri di soggetto religioso è necessario ricordare la Trasfigurazione (1517-1520, Pinacoteca Vaticana), rimasta incompiuta alla sua morte e completata nella parte inferiore da Giulio Romano: la tela costituirà un modello importante per i pittori del Seicento, in particolare per Caravaggio e Rubens.