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PITTORI: Scuola di Seriate

Sant'Agostino

Sant'Agostino

 

 

SCUOLA DI SERIATE

2014

Carate Brianza, Istituto Alberghiero Don Gnocchi

 

Sant'Agostino

 

 

 

Questa raffigurazione iconica di sant'Agostino nello stile bizantino è il prodotto della attività artistico-meditativa della cosiddetta Scuola di Seriate, che ha la sua sede nella settecentesca Villa Ambiveri di Seriate, sede anche di Russia Cristiana dal 1978. Tra coloro che ne hanno promosso la nascita, grande rilievo assume la figura di Padre Romano Scalfi, che ha sempre coltivato legami molto stretti con la comunità cristiana di Russia. Russia Cristiana sostiene ancora oggi molte attività di scambio interculturale, tra cui la Scuola di Iconografia. Fino a una decina di anni fa i partecipanti alla Scuola di Iconografia si recavano a Pskov, città settentrionale della Russia e sede di un'antica scuola di icone, sorta tra il XIII e il XVI secolo.

Come ricorda Elena Tagliabue, una dei Maestri della Scuola, «il principio fondamentale della scuola è quello di restare fedeli all'origine. A contare non è tanto la tecnica, ma bisogna lasciarsi guidare la mano, dimenticare gli insegnamenti delle scuole d'arte». I corsisti seguono sia lezioni di disegno che di teologia, vivendo in comunità. I corsi non sono finalizzati esclusivamente all'apprendimento di una tecnica, ma promuovono, veri e propri cammini spirituali di fede, che sono alla base della ispirazione artistica delle icone. Il primo maestro iconografo è stato padre Igor, seguito da padre Adolf Ovčinnikov, restauratore emerito del Centro di Restauro Scientifico Grabar di Mosca. Padre Ovčinnikov è l'autore dell'Iconostasi per la Cappella della Scuola, dedicata alla Trasfigurazione, per la quale si è ispirato alle icone della chiesa di San Demetrio a Pskov.

L'immagine di Agostino riprende la classica iconografia bizantina e non rispecchia se non in parte le analoghe raffigurazioni dell'arte occidentale. Il santo è raffigurato nella sua dignità episcopale tenendo in mano un sottile ed elegante bastone pastorale. E' assente la mitra, mentre attorno al capo troviamo una notevole aureola che ne definisce la santità. Lo sguardo è rivolto verso l'osservatore ed esprime una profonda maturità interiore.

 

8. 1. Ma il beato Valerio, ormai vecchio, che più degli altri esultava e rendeva grazie a Dio per avergli concesso quello speciale beneficio, considerando quale sia l'animo umano, cominciò a temere che Agostino fosse richiesto come vescovo da qualche altra chiesa rimasta priva di pastore, e così gli fosse tolto. E ciò sarebbe già accaduto, se il vescovo, che era venuto a sapere la cosa, non lo avesse fatto trasferire in un luogo nascosto, sì che quelli che lo cercavano non riuscirono a trovarlo.

8. 2. Il santo vecchio, vieppiù timoroso e ben consapevole di essere ormai molto indebolito per le condizioni del corpo e per l'età, scrisse in modo riservato al primate di Africa, il vescovo di Cartagine: faceva presente la debolezza del corpo e il peso degli anni e chiedeva che Agostino fosse ordinato vescovo della chiesa d'Ippona, sì da essere non tanto suo successore sulla cattedra bensì vescovo insieme con lui. Di risposta ottenne ciò che desiderava e chiedeva insistentemente.

8. 3. Qualche tempo dopo, essendo venuto Megalio, vescovo di Calama e allora primate della Numidia, per visitare dietro sua richiesta la chiesa d'Ippona, Valerio, senza che alcuno se l'aspettasse, presenta la sua intenzione ai vescovi che allora si trovavano lì per caso, a tutto il clero d'Ippona ed a tutto il popolo. Tutti si rallegrarono per quanto avevano udito e a gran voce e col massimo entusiasmo chiesero che la cosa fosse messa subito in atto: invece il prete Agostino rifiutava di ricevere l'episcopato contro il costume della chiesa, mentre era ancora vivo il suo vescovo.

8. 4. Allora tutti si dettero a persuaderlo, dicendo che quel modo di procedere era d'uso comune e richiamando esempi di chiese africane e d'oltremare a lui che di tutto ciò era all'oscuro: infine, pressato e costretto, Agostino acconsentì e ricevette l'ordinazione alla dignità maggiore.

8. 5. Successivamente egli affermò a voce e scrisse che non avrebbe dovuto essere ordinato mentre era vivo il suo vescovo, perché questo era vietato dalla deliberazione di un concilio ecumenico, che egli aveva appreso soltanto dopo essere stato ordinato: perciò non volle che fosse fatto ad altri ciò che si doleva essere stato fatto a lui.

8. 6. Di conseguenza si adoperò perché da concili episcopali fosse deliberato che coloro che ordinavano dovevano far conoscere a coloro che dovevano essere ordinati o anche erano stati ordinati tutte le deliberazioni episcopali: e così fu fatto.

POSSIDIO, Vita di Agostino, 8, 1-6