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PITTORI: Morgari Luigi

Sant'Agostino e il De Civitate Dei

Sant'Agostino e il De Civitate Dei

 

 

LUIGI MORGARI

1905-1910

Gaverina Terme, chiesa di San Vittore Martire

 

Sant'Agostino, il De Civitate Dei e il Mistero della Trinità

 

 

 

Morgari affrescò questo tondo per la decorazione pittorica della chiesa di San Vittore Martire a Gaverina Terme. L'opera è di notevoli dimensioni poiché misura cm 220 di diametro. Il santo, raffigurato come maturo vescovo, è seduto ed impugna un rotolo da cui emerge la scritta De Civitate Dei. Al contempo però, a destra si può notare un bambino che versa dell'acqua in un buco. Il bambino volge lo sguardo verso il santo come per spiegargli qualche cosa. Agostino a sua volta, in tono bonario, si rivolge al bambino con un gesto della mano sinistra. la scena si riferisce al famoso episodio dell'incontro in riva al mare fra Agostino e un bambino che gli dimostra l'impossibilità da parte dell'uomo di conoscere il mistero della Trinità.

 

L'opera De Civitate Dei fu scritta da Agostino dopo il Sacco di Roma da parte dei visigoti guidati da Alarico I nel 410, un evento che sconvolse il mondo romano ovvero. Agostino apprese la notizia mentre faceva la spola tra Ippona e Cartagine, dove si stava svolgendo un concilio. Presto gli arrivarono alle orecchie le accuse dei pagani contro il Dio cristiano che non aveva saputo difendere l'Urbe, ed assistette all'arrivo dei profughi con i loro racconti drammatici.

L'eccezionalità dell'evento lo sollecita a riflettere sul senso della vita e della storia. E nel 412 intraprende un'opera che lo impegnerà per una dozzina di anni e che diventerà uno dei pilastri della cultura occidentale. L'opera appare come il primo tentativo di costruire una visione organica della storia dal punto di vista cristiano, principalmente per controbattere le accuse della società pagana contro i cristiani.

 

 

 

Luigi Morgari

Morgari, nato a Torino nel 1857, fu allievo di Enrico Gamba e Andrea Gastaldi all'Accademia Albertina. Collaborò per lungo tempo con il padre Paolo Emilio e lo zio Rodolfo alle "arti decorative", occupazione tipica della famiglia Morgari. Si dedicò a composizioni di soggetto profano e religioso e fu anche un accurato verista e buon colorista. Ebbe un discreto successo alle esposizioni di Torino, Milano, Firenze e Roma dove incominciò a farsi conoscere. Fu soprattutto un affrescatore ed ha lasciato numerosi dipinti nei santuari di Bussana e di Rho, nella cattedrale di Alessandria, nella chiesa di San Gioacchino a Torino, nella chiesa di San Michele Arcangelo ad Olevano di Lomellina (PV), nei palazzi della famiglia Quartana a Genova a San Luca d'Albaro e nella chiesa di San Siro a Lomazzo (CO). Nel 1919 affrescò la chiesa parrocchiale della SS. Trinità e San Bassiano di Gradella di Pandino, con un ciclo dedicato a San Bassiano, il primo vescovo della diocesi lodigiana. Ragguardevoli anche le formelle di santi ed evangelisti e le due cappelle laterali, una dedicata a Sant'Eurosia e l'altra alla Madonna del Rosario. Tra tutti i suoi interventi spiccano soprattutto gli affreschi della basilica romana minore, già prepositurale, di San Nicolò in Lecco realizzati tra il 1925 ed il 1928. Tra le tele si ricorda il San Giuseppe Cottolengo in Sant'Andrea a Bra. Morgari morì a Torino nel 1935.