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PITTORI: Pizio Tomaso

Sant'Agostino

Sant'Agostino

 

 

PIZIO TOMASO

1991

Castelli Calepio, località Tagliuno, chiesa S. Pietro

 

Sant'Agostino

 

 

 

Tommaso Pizio realizzò nel 1991 una Porta per la chiesa parrocchiale di San Pietro a Tagliuno, dove, tra le altre figure di Santi, ha raffigurato anche sant'Agostino.

Nel 1985, dovendo riparare la porta principale della chiesa, usurata dal tempo e dopo un tentativo di sfondamento, si progettò una nuova porta in bronzo. L'ideazione fu affidata a Tomaso Pizio di Bergamo che riuscì a portarla a termine in un anno tanto che l'inaugurazione avvenne il 5 ottobre 1986. Nella parte alta dei due battenti sono rappresentati la Madonna delle Vigne e S. Pietro. Sotto, le giare delle nozze di Cana con l'uva e il grano; e per S. Pietro, il gallo del ravvedimento e la croce capovolta. Nelle due porticine ci sono quattro colombe in volo, apportatrici di pace.

Nel 1991 furono rifatte in bronzo anche le porte laterali: le realizza ancora una volta Tomaso Pizio. Quella ad est è dedicata a S. Agostino, che indica il Vangelo ("Signore, ci hai fatti per te"); l'altra figura è di S. Lorenzo che presenta al procuratore i tesori della Chiesa, cioè i poveri. La porta ad ovest è dedicata a S. Giovanni Battista ("La voce che grida nel deserto"). Nell'altro battente c'è S. Giacomo apostolo, messaggero della parola di Cristo.

 

 

Tomaso Pizio

Nato a Schilpario nel 1932, Pizio coltivò la passione per la pittura fin dalla prima giovinezza, ma già tra i banchi dell'Accademia Carrara, dove a trent'anni l'artista cominciò a frequentare i corsi di pittura e di disegno, e poi dal 1975 alla Scuola internazionale di grafica a Venezia, cominciò a delinearsi chiaramente una personalità artistica decisamente singolare, più attratta dagli insegnamenti di Klee e di Mondrian che dai canoni accademici.

Presto si stabilì a Bergamo e cominciò a dedicarsi anche alla scultura «per timore - affermava - di un passo d'arresto nella pittura e per trasferire in questa forma creativa quanto volutamente trascurato nella pittura», insomma desideroso di confrontarsi con la materia, per dare corpo a quei pensieri creativi che, nati sulla tela, potevano arricchirsi nel mondo plastico di nuovi significati. Ne nacque, in un continuo gioco di rimandi tra universo pittorico e forma scultorea, un percorso artistico del tutto singolare, o meglio un'originalissima esperienza della visione che è diventata col tempo la sua inconfondibile cifra stilistica. Fu proprio questa sua impronta a farlo apprezzare prima di tutto nella sua terra, dove era uno degli artisti più conosciuti e dove le sue opere si possono osservare non solo in collezioni pubbliche e private, ma anche in diversi edifici sacri del territorio, senza dimenticare il noto monumento a Papa Giovanni XXIII a Sotto il Monte o la Madonnina dei Campelli in Valle di Scalve. Ma anche fuori dai confini bergamaschi, in Italia e all'estero, grazie a numerose mostre personali e collettive, da Vienna a Londra, da Lugano a Parigi. Muore nel 2003.