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PITTORI: Righini Giordano, Ermanno Politi, Dalla Piana

Il Crocifisso, sant'Agostino e altri santi agostiniani nell'abside della basilica

Il Crocifisso, Agostino e altri santi agostiniani nell'abside basilicale

 

 

RIGHINI GIORDANO, ERMANNO POLITI, DALLA PIANA

1967

Roccaporena, cupola abside chiesa di sant'Agostino

 

Il Crocifisso, sant'Agostino e altri santi agostiniani

 

 

 

L'area absidale è occupata da raffigurazioni musive disegnate dall'architetto Della Piana, successivamente realizzate dal pittore Ermanno Politi (Velletri 1910 - Torino 1995) di Torino e tradotte in realtà dal mosaicista Giordano Righini proveniente dalla stessa città. Il lavoro, eseguito nel 1967 e unico nel suo genere, è forse quanto di meglio abbia lasciato l'arte moderna nelle chiese di questa area umbra, sia per la concezione dell'opera sia per la tonalità dei colori e l'espressività delle immagini.

Nel suo complesso l'opera si adatta perfettamente allo stile del tempio e non disturba, anzi favorisce il raccoglimento. Cristo crocifisso occupa una posizione centrale di rilievo: gli stanno intorno la Madre e S. Rita folgorata dalla spina, con le braccia in croce sul petto e con lo sguardo rivolto al Redentore. In posizione secondaria, sono stati raffigurati i santi Nicola da Tolentino e Agostino, in abiti vescovili e dall'aspetto anziano. Alla sinistra di santa Rita si osservano i santi Giovanni Battista e Montano. In alto, sopra la croce, lo Spirito Santo e l'Eterno Padre sono stati realizzati nell'atto di mostrare all'umanità il prezzo della redenzione. Sull'estradosso, scritta in oro, si trova la citazione, riferita a S. Rita, che recita IUXTA CRUCEM RITA VULNERATA A CHRISTO DOMINO CORONATUR.

 

Consapevole della centralità della croce nel disegno salvifico di Dio sull’umanità e della straordinaria molteplicità di rimandi ad essa nell’Antico e nel Nuovo Testamento, Agostino si impegna nella sua interpretazione e meditazione lungo tutto l’arco della vita come confermano i numerosi riferimenti alla croce di Cristo, disseminati in tutta l’ampia produzione dell’Ipponate. Ciò che Agostino intende evidenziare è che la scelta di Gesù di portare la croce sulla quale verrà messo a morte è una lucida indicazione su cosa debba significare la vita cristiana. I credenti sono esortati in tal modo a seguire l’esempio del Maestro.

«La croce tiene insieme lo scandalo e la salvezza, la fine e l’inizio, perché in essa si compie qualcosa di assolutamente e radicalmente nuovo: sul legno, Cristo ci istruisce sul significato della nostra vita presente e futura, perché è con la sua morte che Egli ha vinto per noi la morte».

 

Tu stesso ci avevi folgorati con le frecce del tuo amore, e portavamo conficcati nel ventre gli arpioni delle tue parole e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi e da morti, viventi. Bruciavano ammassati nel fondo della mente divorando la sua pesantezza e il torpore, per impedirci di scendere in basso, ed era un tale incendio che tutto il fiato soffiatoci contro dalle subdole lingue l'avrebbe ravvivato, non estinto.

AGOSTINO, Confessioni, 9, 2, 3

PSEUDO AGOSTINO, Planctus Mariae edito a Parigi 1842

 

Scrive Agostino commentando l'episodio della Crocifissione e della presenza di Maria accanto a Suo Figlio: "Allora, sotto la croce la riconobbe, lui che da sempre l'aveva conosciuta. E prima che fosse nato da lei, aveva conosciuto la madre nella predestinazione. Prima che, come Dio, egli creasse colei dalla quale doveva essere creato come uomo, conosceva la madre."