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PITTORI: Pittore bergamasco

Sant'Agostino cardioforo

Sant'Agostino cardioforo

 

 

PITTORE BERGAMASCO

1945

Verdello, località Ravarolo, chiesa dei Morti

 

Sant'Agostino cardioforo

 

 

 

La pittura si colloca all'interno di un orizzonte culturale bergamasco relativo al dopoguerra. Il dipinto murale che raffigura sant'Agostino è una decorazione pittorica della chiesa dei Morti di Verdello, che sorge in località Ravarolo. Il santo vi è stato raffigurato in abiti vescovili, con la mitra deposta umilmente a terra: la scritta SANCTUS AUGUSTINUS DOCTOR non lascia dubbi sul significato del soggetto. Il santo viene visto come il grande Dottore della Chiesa che regge un grande libro con la mano sinistra. Contemporaneamente il santo vescovo di Ippona regge con la mano sinistra un cuore ardente, simbolo diffuso a lui relativo, che ricorda il grande amore che profuse verso Dio e che seppe trasmettere nei suoi scritti.

Il santo è stato raffigurato in ginocchio, ma un leggero movimento gli conferisce una buona espressività. Il viso è quello di un anziano, con la barba folta su un viso accigliato e dallo sguardo profondo. Sul suo capo si può notare l'aureola dei santi.

La pittura si trova nella chiesa dei Morti di Ravarolo che è un edificio a unica navata, caratterizzato dalla presenza di un portico a tre arcate posto a ridosso dell'ingresso. La facciata esterna risale al 1600 e mantiene ancora la sua struttura originaria. L'interno invece è stato rimaneggiato dopo il 1945. In questo edificio si possono ammirare molte opere interessanti, tra le quali una pala d'altare raffigurante Sant'Elena e alcuni dipinti posti all'interno delle nicchie situate ai lati della navata. La navata è ricca di decorazioni, lesene e statue che la suddividono in tre parti.

La chiesa ricorda la peste che fu portata in paese dai soldati che scesero dal Canton Grigioni. Arrivò nell'autunno del 1630. Ebbe un momento di tregua d'inverno, ma riesplose tragicamente in primavera e in estate. A Verdello ci furono cinquecento morti, praticamente un terzo della popolazione. Conclusa la peste i superstiti, come in altre località della bergamasca, fecero voto di erigere una chiesa. La data all'interno della chiesa fa risalire la costruzione al 1643. La chiesa aveva le dimensioni che presenta anche oggi. Gli abitanti di Verdello divennero presto molto devoti di questa chiesa e ancora oggi la gente si reca a pregare in questa chiesa soprattutto nei tempi della prova e della sofferenza. Il colloquio con Dio trova conforto anche nelle immagini dipinte e dalla bellezza della chiesa. Un tempo le pareti erano affrescate diversamente e le scene erano così crude che il vescovo di Bergamo, mons. Luigi Speranza, venuto a visitare il paese nell'Ottocento, diede disposizione di cancellare del tutto le tavole che rappresentano uomini uccisi dal morbo della peste, perché incutevano paura.