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PITTORI: Michele di Napoli

Battesimo di Agostino di Michele di Napoli

Battesimo di Agostino

 

 

MICHELE DI NAPOLI

1879

Altamura, cattedrale S. Maria Assunta

 

Battesimo di Agostino

 

 

 

 

L'opera di Michele di Napoli che raffigura il battesimo di Agostino è ubicata nella cappella di san Giuseppe, che è la più ampia e più profonda dell'intera chiesa. Il suo avancorpo sul filo esterno dell'edificio delimita un lato dell'Arco del Duomo. Dedicata al patriarca san Giuseppe, proclamato protettore della città di Altamura il 27 febbraio 1638, la cappella è impreziosita dalla statua in marmo del santo realizzata da un ignoto artista, forse Giacomo de Micci allievo del Bernini, nel 1654. L'altare attuale fu costruito in marmi policromi nel il 1743 e nel 1758 tutta la cappella fu rivestita di marmi dall'artista Crescenzio Trinchieri. Sulla sommità della prospettiva, in una piccola cornice, è posta una tela che raffigura l'altra protettrice di Altamura e cioè santa Irene. Sulle pareti di destra e di sinistra si trovano due importanti opere di Michele De Napoli realizzate nel 1879: la Morte di san Girolamo e il Battesimo di sant'Agostino. Se nella prima tela De Napoli evidenzia una devozionalità fredda, quasi ascetica con i confratelli attorno al letto del santo che affronta cristianamente la morte, nell'altra invece, che rivela una compostezza compositiva, l'intento celebrativo è sottolineato dalla scenografia architettonica all'interno della quale è impostata tutta la scena. 

La tela di De Napoli propone il soggetto iconografico del battesimo di Agostino con una rinnovata semplicità che coinvolge i grandi protagonisti dell'evento: Agostino in ginocchio viene battezzato dal vescovo Ambrogio, seduto sulla sua cattedra episcopale. Assistono altri tre personaggi: Simpliciano, ritto in piedi dietro Ambrogio, e Monica con Adeodato (o Alipio) poco discosti da Agostino. Un'ampia architettura ad archi in un complesso di grandi proporzioni di stile rinascimentale assicura profondità alla scena.

 

Michele de Napoli nacque a Terlizzi in provincia di Bari, il 25 aprile 1808. Fece i suoi studi all'Istituto di Belle Arti di Napoli, sotto la guida di Costanzo Angelini. Alla mostra pittorica borbonica del 1838 esordì con due quadri: Alessandro infermo, premiato con medaglia d'argento e La morte di Alcibiade, premiato con medaglia d'oro e acquistato dal re di Napoli (oggi al Museo di Capodimonte). Nel 1841, a Roma, espose il dipinto Prometeo (oggi  a Napoli, Palazzo Reale di Capodimonte).

Di Napoli rifiutò un posto di insegnamento all'Accademia, poichè aveva intenzione di continuare come libero artista, dipingendo ad olio, a tempera, a fresco, a pastello e all'acquerello. Alcune sue opere: La disputa dei dottori sull'Eucarestia; Giacobbe morente; Le tre Marie; San Tommaso che disputa con gli eresiarchi albigesi; L'estasi del santo da Paola; San Benedetto che risuscita il figliolo di un contadino; Le stigmate di San Francesco. Nella Cattedrale di Capua e nella chiesa di Santa Maria degli Angeli in Napoli, si trovano alcuni suoi affreschi. Si spense nella sua città natale il 24 marzo 1892.

 

A casa di un amico Ponticiano, questi gli aveva parlato della vita casta dei monaci e di s. Antonio abate, dandogli anche il libro delle Lettere di S. Paolo; ritornato a casa sua, Agostino disorientato si appartò nel giardino, dando sfogo ad un pianto angosciato e mentre piangeva, avvertì una voce che gli diceva "Tolle, lege, tolle, lege" (prendi e leggi), per cui aprì a caso il libro delle Lettere di S. Paolo e lesse un brano: "Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri" (Rom. 13, 13-14).

Dopo qualche settimana ancora d'insegnamento di retorica, Agostino lasciò tutto, ritirandosi insieme alla madre, il figlio ed alcuni amici, ad una trentina di km. da Milano, a Cassiciaco, l'attuale Cassago Brianza, in meditazione e in conversazioni filosofiche e spirituali; volle sempre presente la madre, perché partecipasse con le sue parole sapienti. Nella Quaresima del 386 ritornarono a Milano per una preparazione specifica al Battesimo, che Agostino, il figlio Adeodato e l'amico Alipio. Il giorno di Pasqua Agostino ricevette il battesimo insieme all'amico Alipio che era stato convertito dalle prediche di S. Ambrogio, e ad Adeodato, figlio dello stesso Agostino, natogli mentre era ancora filosofo pagano. Allora S. Ambrogio secondo quello che lui stesso dice, gridò: Te Deum laudamus. S. Agostino seguitò: Te Dominum confitemur.

 

Giunto il momento in cui dovevo dare il mio nome per il battesimo, lasciammo la campagna e facemmo ritorno a Milano. Alipio volle rinascere anch'egli in te con me. Era già rivestito dell'umiltà conveniente ai tuoi sacramenti e dominava così saldamente il proprio corpo, da calpestare il suolo italico ghiacciato a piedi nudi, il che richiede un coraggio non comune. Prendemmo con noi anche il giovane Adeodato, nato dalla mia carne e frutto del mio peccato. Tu l'avevi ben fatto. Era appena quindicenne e superava per intelligenza molti importanti e dotti personaggi.

AGOSTINO, Confessioni 9, 6, 14