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PITTORI: Giangiacomo Francesco

Sant'Agostino disputa con alcuni eretici e pagani

Sant'Agostino disputa con alcuni eretici e pagani

 

 

GIANGIACOMO FRANCESCO

1832-1833

Roma, Istituto Nazionale per la Grafica

 

Sant'Agostino disputa con alcuni eretici e pagani

 

 

 

Il disegno attribuito a Giangiacomo Francesco, che ne fu anche l'incisore, è una copia di una analoga opera di Pinturicchio, che si trova nella chiesa di S. Maria del popolo, a Roma, nella cappella Riario.

La fine della controversia donatista coincise pressappoco con l'inizio di una nuova disputa teologica che impegnò Agostino fino alla sua morte. L'Africa, dove Pelagio ed il suo discepolo Celestio si erano rifugiati dopo il sacco di Roma da parte di Alarico, era diventata il principale centro di diffusione del movimento pelagiano. Già nel 412 un concilio tenuto a Cartagine aveva condannato i Pelagiani per le loro opinioni sulla dottrina del peccato originale, ma, grazie all'attivismo di Agostino, la condanna dei Pelagiani, che avevano avuto il sopravvento in un sinodo tenuto a Diospolis in Palestina, fu reiterata dai successivi concili tenuti a Cartagine e a Milevi. Un secondo periodo di attivismo pelagiano si sviluppò a Roma; papa Zosimo, dopo essere stato convinto da Agostino, nel 418 pronunciò una solenne condanna contro i Pelagiani.

 

 

 

Giangiacomo Francesco

Nacque a Roma nel 1783 e nei primi anni dell'Ottocento divenne allievo del pittore J. B. J. Wicar, che si era trasferito stabilmente a Roma nel 1801. Nel 1803 il suo nome compare fra gli artisti che Wicar segnalò per realizzare i disegni per le incisioni dell'Iconographie grecque ou Recueil des portraits authentiques des empereurs, rois et hommes illustres de l'antiquité di E. Q. Visconti.

Giangiacomo entrò in seguito all'Accademia di S. Luca e nel 1805 vinse il secondo premio della seconda classe di pittura giungendo alle spalle di Antonio Caliari ma davanti a B. Fumagalli e Bartolomeo Pinelli. Giangiacomo rimase sempre legato al suo maestro Wicar, un abilissimo disegnatore e incisore, nonché collezionista di disegni dei maestri italiani. Dal maestro apprese una non comune perizia grafica che lo rese uno dei disegnatori più attivi nella Roma di inizio Ottocento. In particolare si specializzò nell'incisione di traduzione a contorno delle opere pittoriche romane di Quattro e Cinquecento.

Del 1809 è una sua serie di acqueforti a contorno dedicata agli affreschi delle stanze di Raffaello, interamente disegnata e incisa da lui, che, a partire dal 1810, collaborò fino al 1835 con la Calcografia camerale. Agli anni 1814-1815 è datata una serie di 10 disegni che riproducono gli affreschi dell'abside di S. Onofrio al Gianicolo.

A partire dagli anni Venti Giangiacomo si dedicò al restauro di dipinti delle chiese romane. Scarse sono le informazioni riguardanti la sua attività pittorica. L'unico suo dipinto noto è la pala che raffigura S. Michele Arcangelo nella chiesa del SS. Salvatore nell'ospizio di S. Michele a Ripa. Da una lettera inviata a T. Minardi nel 1833, si deduce che aveva lo studio in via della Vittoria. Morì a Roma nel 1864 e fu sepolto nel cimitero di S. Lorenzo al Verano. Tra i suoi allievi ricordiamo lo scultore Luigi Amici e gli incisori Luigi Calamatta, Paolo Mercuri e Paolo Neri. Suo allievo fu anche il figlio Tertulliano, nato a Roma nel 1823.