Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Ottocento: Isola Giuseppe

PITTORI: Isola Giuseppe

Battesimo di Agostino

Battesimo di Agostino

 

 

GIUSEPPE ISOLA

1874-1880

Varazze, chiesa Collegiata di S. Ambrogio

 

Battesimo di Agostino

 

 

 

La chiesa collegiata di Varazze presenta ben due scene relative al battesimo di Agostino. Una è sul portale d'entrata e l'altra si trova all'interno della chiesa, opera di Giuseppe Isola, che viene qui riprodotta.

La scena è quanto mai attuale in questo contesto poichè la Collegiata è dedicata a sant'Ambrogio.

La prima raffigurazione del battesimo, che è un altorilievo, si scopre nella trabeazione nel cui fregio centrale spicca la dedicazione in lingua latina della chiesa: "D.O.M (= Deo Optimo Maximo: A Dio Ottimo e Grandissimo) IN MEM. D. AMBROSII (= in memoria di sant'Ambrogio) QUI CATHOL. FIDEM STRENVE DEFENDIT (= che difese energicamente la fede cattolica) IPSUMQUE CLARISS. ECCL. LUMEN B. AVG.I CHRISTO PEPERIT (= e generò a Cristo quel famosissimo luminare della Chiesa che è sant'Agostino)". Si tratta di un bel altorilievo raffigura il battesimo di Sant'Agostino da parte di Sant'Ambrogio posto tra le grandi statue di due estatici angeli telamoni.

L'altra raffigurazione del battesimo è una pittura, la cui struttura riprende analoghe scene iconografiche agostiniane. Al centro c'è Agostino catecumeno inginocchiato mentre riceve il battesimo di Ambrogio, che invece è ritto in piedi e gli versa l'acqua sul capo con una forte espressioni spirituale.

 

L'episodio descritto si inserisce nel periodo finale del soggiorno di Agostino a Milano. Nell'estate del 376 d. C. dopo qualche settimana ancora d'insegnamento di retorica, Agostino lasciò tutto, ritirandosi insieme alla madre, il figlio ed alcuni amici, ad una trentina di km. da Milano, a Cassiciaco, l'attuale Cassago Brianza, in meditazione e in conversazioni filosofiche e spirituali; volle sempre presente la madre, perché partecipasse con le sue parole sapienti.

Era venuta intanto la primavera; al principio della quaresima, Agostino ritornò dunque a Milano, con Alipio e Adeodato, per ottenere l'iscrizione tra i competentes, i catecumeni cioè ritenuti maturi che avrebbero ottenuto il battesimo per la Pasqua successiva. A Milano partecipò con il vescovo Ambrogio a una preparazione specifica al Battesimo, che Agostino seguì con il figlio Adeodato e l'amico Alipio. E nella notte sul 25 aprile 387, giorno di Pasqua, egli otteneva il lavacro rigeneratore, per mezzo di Ambrogio. Agostino ricevette il battesimo insieme all'amico Alipio che era stato convertito dalle prediche di S. Ambrogio, e ad Adeodato, figlio dello stesso Agostino, natogli mentre era ancora filosofo pagano. Allora S. Ambrogio secondo quello che lui stesso dice, gridò: Te Deum laudamus. S. Agostino seguitò: Te Dominum confitemur.

Si tratta di una leggenda tardiva che attribuisce ai due santi, uniti in questa circostanza solenne, la composizione del Te Deum, di cui ciascuno avrebbe cantato, improvvisandola, una strofa.

Non è che una leggenda dell'alto Medioevo, ma molto bella, e piena di significato.

 

Giunto il momento in cui dovevo dare il mio nome per il battesimo, lasciammo la campagna e facemmo ritorno a Milano. Alipio volle rinascere anch'egli in te con me. Era già rivestito dell'umiltà conveniente ai tuoi sacramenti e dominava così saldamente il proprio corpo, da calpestare il suolo italico ghiacciato a piedi nudi, il che richiede un coraggio non comune. Prendemmo con noi anche il giovane Adeodato, nato dalla mia carne e frutto del mio peccato. Tu l'avevi ben fatto. Era appena quindicenne e superava per intelligenza molti importanti e dotti personaggi.

AGOSTINO, Confessioni 9, 6, 14

 

La Navata centrale della chiesa venne affrescata nella seconda metà dell'Ottocento da pittori della scuola decorativa genovese. Partendo dal catino absidale si può ammirare la maestosa raffigurazione dell'incontro, o meglio dello scontro, tra sant'Ambrogio e l'Imperatore Teodosio, reo della strage di Tessalonica, opera di Giovanni Quinzio (1832-1918). La volta del presbiterio è ulteriormente abbellita da sant'Ambrogio in gloria di Semino (1832-1883). Alle pareti laterali troviamo a destra una Natività della Vergine e a sinistra una Incoronazione della Vergine con i santi protettori della città, entrambi affreschi di Giuseppe Isola (1808-1893). Scendendo al transetto si notano due opere di Lazzaro de Maestri (1840-1916) raffiguranti la Pentecoste e le Nozze di Cana. Sempre opera dell'Isola troviamo gli Apostoli nella cupola e tre scene della vita di Ambrogio: il "Battesimo di Sant'Agostino", la "Elezione di Sant'Ambrogio" e "Sant'Ambrogio accoglie i figli dell'Imperatore Teodosio".

 

 

Giuseppe Isola

Giuseppe Tommaso Giuseppe Isola nacque a Genova nel 1808. Figlio di Gaetano Isola da ragazzo esponeva le sue prime opere nel negozio di mobili del padre. Il marchese Giancarlo Serra comprese le doti del ragazzo e gli permise di frequentare corsi di pittura presso l'Accademia Ligustica e poi di perfezionarsi in Toscana, Lazio e Lombardia. La sua prima uscita pubblica risale al 1834 con l'esposizione all'Accademia Ligustica dell'opera "La Congiura di Gian Luigi Fieschi", dove annuncia le avanguardie del movimento romantico. Isola fu arrestato e interrogato a lungo a causa del suo dipinto La morte di Opizzino d'Alzate, dell'anno 1835, in quanto erano state riconosciute le fattezze di alcuni patrioti genovesi nei volti dei congiurati che nel 1436 avevano ucciso il governatore milanese. A partire dal 1841 Isola lavorò per i Savoia e negli anni successivi ricevette varie commesse pubbliche quali l'affrescatura con l'allegoria del Commercio dei Liguri per il soffitto del Salone del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale a Genova e il Trionfo della Scienza in Liguria per l'aula magna dell'Università di Genova. Come riconoscimento del suo lavoro artistico, nel 1845 divenne accademico di merito dell'Accademia Ligustica di Belle Arti, dove diresse dal 1848 al 1851 i corsi di disegno, di disegno dal rilievo. Dal 1851 al 1871 diresse i corsi dal nudo e dal 1872 quelli di studio dal vero. Fu nominato socio dell'Accademia nazionale di San Luca di Roma e delle accademie di Bologna e Perugia, diventa direttore della gallerie di Palazzo Bianco e di Palazzo Rosso. Tra i suoi amici artisti annoveriamo lo scultore senese Giovanni Duprè e quello genovese Santo Varni. Tra i suoi conoscenti ci furono Massimo d'Azeglio, il pittore savonese Giuseppe Frascheri e Giuseppe Verdi. Alla sua scuola crebbero i pittori Gabriele Castagnola e Nicolò Barabino. Morì a Genova nel 1893.