Percorso : HOME > Iconografia > Pittori > Elenco > Ottocento: Pankraz Kober

PITTORI: Pankraz Kober

Agostino e il bambino sulla spiaggia

Agostino e il bambino sulla spiaggia

 

 

KOBER PANKRAZ

1824

Altenmünster, chiesa di san Giorgio in località Unterschöneberg

 

Agostino e il bambino sulla spiaggia

 

 

 

Il quadro di Pankraz Kober è conservato nella chiesa cattolica di San Giorgio a Unterschöneberg in Baviera. L'opera è stata dipinta nel 1824 sul cestello del pulpito, che venne costruito nel 1723.

La scena trattata dal pittore mostra sant'Agostino di fronte a un bambino con in mano un cucchiaio che gioca sulla riva del mare.

L'episodio descrive una leggenda che è stata studiata da L. Pillion in La Légende de s. Jérome in Gazette des Beaux-Arts del 1908. L'episodio ha goduto di molta fortuna nella iconografia agostiniana riprendendo un testo della Lettera apocrifa a Cirillo che avrebbe scritto lo stesso Agostino. In un passo Agostino ricorda una rivelazione divina con queste parole: "Augustine, Augustine, quid quaeris ? Putasne brevi immittere vasculo mare totum ?".

Questa leggenda si troverebbe forse già nel XIII secolo, sotto forma di exemplum, in uno scritto di Cesare d'Heisterbach (cfr. H. I. Marrou, Saint Augustin et l'ange, une légende médioévale, in l'Homme devant Dieu, Mélanges offerts au P. de Lubac, II, 1964, 137-149).

Questa leggenda sulla Trinità soppiantò ben presto la leggenda della Vedova che trattava dello stesso argomento della Trinità. L'origine di questa tematica iconografica non proverrebbe dunque dalla agiografia medioevale quanto piuttosto dalla predicazione.

P. Antonio Iturbe Saìz ha a sua volta proposto una possibile ricostruzione della sua origine: nel secolo XIII si scrivevano "exempla" per i predicatori e in uno di questi apparve questa leggenda applicata a un professore di scolastica di Parigi con un fine chiaramente morale: criticare la alterigia e la superbia dei teologi.

La scena iconograficamente presenta Agostino, grande indagatore del mistero della Trinità, mentre un giorno passeggia per una spiaggia. Lì incontra un bambino-angelo che con un secchiello prendeva dell'acqua di mare e la versava in una piccola cavità nella sabbia. Alla domanda del Santo su che cosa stesse facendo, il bambino avrebbe risposto che voleva porre tutto il mare dentro quel buco. Quando il Santo gli fece notare che ciò era impossibile, il bambino avrebbe replicato che così come non era possibile versare tutto il mare dentro la buca allo stesso modo era impossibile che i misteri di Dio e della SS. Trinità entrassero nella sua piccola testa di uomo.

Ciò detto sparì, lasciando il grande filosofo nell'angoscia più completa. Secondo il parere di alcuni studiosi di parabole e leggende la narrazione potrebbe essere considerata un sogno effettivamente fantasticato dal Santo. Altri aggiungono che forse il colloquio non si sarebbe svolto esattamente come è stato raccontato, perché, prima di sparire, il Santo aveva potuto a sua volta replicare che la risposta non lo convinceva, in quanto - avrebbe obiettato - il mare e i misteri di Dio sono due realtà assai diverse. Pur impossibile, sarebbe stato teoricamente verosimile immaginare il versamento del mare in una buca e allora allo stesso modo si sarebbe potuto supporre che i misteri divini avrebbero potuto entrare in un cervello umano adatto allo scopo e se l'uomo non aveva ricevuto una mente con tali qualità la colpa sarebbe da imputare a Dio, che non aveva appunto voluto che i suoi misteri fossero concepiti dall'uomo, per lasciarlo nell'ignoranza e nel dubbio più atroci.

"Perché Dio non vuole essere capito?" avrebbe domandato il Santo al pargolo divenuto improvvisamente pensieroso. "Te lo dimostro subito" rispose il bambino dopo un momento di perplessità e così, mentre parlava, con il secchiello divenuto improvvisamente grandissimo e mostruoso, in un sol colpo raccolse l'acqua del mare, prosciugandolo, e la pose nella buca, che si allargò a dismisura fino ad inghiottire il mondo. A quella vista il Santo si svegliò con le lacrime agli occhi e capì.

 

 

Pankraz Kober

Johann Pankraz Kober (1796-1832) lavorò alla pittura di numerose chiese nella Svevia centrale ed è considerato il capostipite di una famiglia di pittori. Si sposò con Creszentia Sedelmayer da cui ebbe diversi figli fra cui Joseph Kober, discreto pittore nato a Kirchheim in Svevia nel 1823. Tra gli altri figli ricordiamo anche Karl Kober (1824-1877), pittore decorativo, e Carolina Kober (nata nel 1820).