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PITTORI: Maestro di Lipiny

Agostino tra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

Agostino tra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

MAESTRO DI LIPINY

1872-1880

Lipiny, chiesa di sant'Agostino

 

Agostino tra il sangue di Cristo e il latte della Vergine

 

 

 

Questa tela è una copia di una celebre opera di Bartolomé Esteban Murillo, che la dipinse nel 1678 per il convento di San Leandro a Siviglia. Attualmente l'originale si trova al Museo del Prado a Madrid. La scena dipinta da Murillo illustra un episodio leggendario in cui Agostino si trova a dover scegliere tra il sangue di Cristo e il latte della Vergine. L'episodio riproduce una allegoria storicamente contestabile che si trova rappresentata in diverse incisioni e in vari cicli (Quito, Augsbourg, Weyarn, Indersdorf, Baumburg). Nella struttura del quadro di Murillo uno spruzzo di sangue che sgorga dal costato di Cristo Crocifisso e un getto di latte che esce dal seno della Vergine confluiscono verso Agostino. A sua volta Murillo in questa opera ha imitato l'impostazione che progettò Van Dick quando dipinse una estasi di Agostino. L'anonimo autore di Lipiny tuttavia non ha un analogo talento tale da dare personalità al quadro soprattutto nella espressione del viso di Agostino.

L'allegoria qui riprodotto era così popolare nel Seicento che non c'era neppure bisogno di spiegarla. L'episodio è relativo a una leggenda che nasce probabilmente in Italia. Diversi pittori si sono ispirati a essa che trae spunto da passi delle sue meditazioni: il santo è presentato innanzi al Cristo crocefisso ed alla Vergine, mentre, pregando, si domanda: "Hinc a vulnere pascor", e, volgendosi verso Maria, soggiunge: "Hinc lactor ab Ubere", concludendo: "Positus in medio quod me vertere nescio, Dicam ergo Jesu Maria miserere". Sembra che l'episodio prenda spunto da un passo della S. Aurelii Augustini Hipponensis episcopi et S. R. E. doctoris vita di Cornelius Lancelotz (1574-1622) O.S.A. edito ad Anversa nel 1616. Lancillottus scrive, riportando parole apocrife di Agostino: "Positus in medio quo me vertam nescio. Hinc pascor a vulnere, hinc lactor ab ubere."

La medesima scritta fu riportata da Francesco Francia e poi da Kartarius, un incisore nativo di Viterbo, che lavorò a Roma fra il 1560 e il 1570, nella sua stampa della Vita di Agostino edita nel 1570.

La chiesa dedicata a sant'Agostino di Lipiny venne consacrata nel 1872 e il primo parroco fu padre Józefa Michalskiego. Non si sa chi sia stato il progettista mentre i costi di costruzione e di arredamento della chiesa furono sostenuti per la maggior parte dalla Società mineraria che estraeva zinco dalle miniere locali. In origine la chiesa era più piccola e in seguito vennero aggiunte le navate laterali, la Cappella del Rosario altri elementi architettonici. Nelle sue primitive dimensioni la chiesa poteva ospitare circa 1500 fedeli ed era lunga 16 m e larga 18 m. La chiesa venne costruita in stile neo-gotico con pianta a croce latina. Attualmente si presenta a tre navate tutte con la stessa altezza. La facciata della chiesa è in mattoni. L'unica decorazione della chiesa è il portale in pietra, il cui colore contrasta con il resto della chiesa. Due statue di san Florian e san Giovanni Nepomuceno fanno bella mostra sulla facciata. L'interno della chiesa è decorato con vetrate, alcune delle quali sono di Adam Bunsch.