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PITTORI: Pietro Nanin

Sant'Agostino in gloria: stampa ottocentesca di Pietro Nanin

Sant'Agostino in gloria: stampa di Pietro Nanin

 

 

PIETRO NANIN

1864

Verona, chiesa di santa Eufemia

 

Sant'Agostino in trono o in gloria

 

 

 

Questa stampa di Pietro Nanin con una incisione realizzata nel 1864 conserva memoria di un grande affresco dipinto da Stefano da Verona a metà Quattrocento per la chiesa veronese di santa Eufemia. Di questo affresco ne parla Vasari a metà Cinquecento nella vita di Vittore Scarpaccia. Il dipinto era stato realizzato per decorare la nicchia sopra la porta laterale della chiesa di santa Eufemia che immette nel primo chiostro. Nel tentativo di arrestare l'inesorabile degrado del dipinto, dopo vari restauri, l'affresco venne strappato nel 1958 e destinato alla cappella di sant'Agostino. Pur frammentario l'affresco, dal punto di vista compositivo, è stato ricostruito utilizzando proprio l'incisione di Pietro Nanin. Da questa stampa si ricava che l'opera, oggi praticamente irriconoscibile, era firmata da Stefano ("Stefanus pinxit"). Questa attribuzione ha reso questo affresco il caposaldo della attività veronese di Stefano e un tassello imprescindibile per lo studio del suo corpus pittorico.

La struttura architettata da Stefano da Verona, qui riprodotta nel suo assetto originario, prevede un grande baldacchino a padiglione, sovrastato nel vertice dal Thronum Gratiae: sotto di esso, si erge, al centro di una composizione piramidale e perfettamente speculare, la figura di sant'Agostino assiso su un fastoso trono marmoreo. Ai suoi fianchi scorgiamo sant'Eufemia e san Nicola da Tolentino. Entrambi sono privi di attributi iconografici ma vengono individuati da due scritte. Accompagnano i rispettivi gruppi di nove offerenti inginocchiati: a destra, Eufemia, patrona della chiesa, presenta un gruppo dei devoti laici, tra i quali spicca, forse, in primo piano la figura del committente. A sinistra Nicola da Tolentino introduce nove monaci agostiniani inginocchiati in preghiera.

A decorazione dell'intradosso, sui lati destro e sinistro, l'artista ha dipinto rispettivamente le due figure, individuate da una ininterrotta tradizione letteraria, di Monica e Tommaso da Vìllanova. Qualche dubbio cronologico circa quest'ultima attribuzione esiste palesemente: il santo raffigurato o è frutto di una stesura pittorica post quattrocentesca oppure è in realtà un san Nicola di Bari. Seguono verso l'alto sei profeti con cartigli, raffigurati a mezzobusto. Il fastigio esterno, gravemente compromesso, accoglie nei pennacchi due profeti e nei salienti la scena dell'Annunciazione, con la speciale iconografia dell'incarnazione del Bambino. L'affresco nella chiesa di sant'Eufemia fu probabilmente eseguito da Stefano da Verona negli anni che vanno dal 1424 al 425, quando si stabilì a Verona, dove risulta documentato fino al 1438, quando morì.