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PITTORI: Maestro lombardo

Lo Spirito Santo, i Dottori della Chiesa e due devoti

Lo Spirito Santo, i Dottori della Chiesa e due devoti

 

 

MAESTRO LOMBARDO

1800-1899

Valbondione, chiesa di san Lorenzo

 

Lo Spirito Santo, Sant'Agostino, San Gregorio Magno, San Girolamo, Sant'Ambrogio e due devoti

 

 

 

L'opera, di mediocre qualità artistica, è stata eseguita da un pittore che si muove nell'ambito lombardo ottocentesco. La tela raffigura i quattro Dottori della Chiesa: dall'alto scendono i raggi dello Spirito Santo che appare sotto forma di colomba. Due angeli tengono aperto un grande libro che rivolgono verso i Dottori che sono insieme nella parte inferiore del quadro davanti all'altare.

Due pii devoti sulla sinistra, con il capo coperto da un cappello e una folta barba sul viso, guardano con molta attenzione la colomba dello Spirito Santo e il libro aperto.

Al centro della scena fa bella mostra di sé l'ostia sacra all'interno di una pisside, collocata sull'altare principale fra due candele. Davanti si sviluppa una scena abbastanza dinamica, dove Sant'Agostino, San Gregorio Magno, San Girolamo, Sant'Ambrogio sembrano interloquire fra di loro con una certa animazione e il desiderio di affrontare un tema, quello dell'Eucarestia, che li affascina.

Agostino compare con Ambrogio in diverse circostanze: nel battesimo impartitogli a Milano, come Dottore della Chiesa, nella scena della A logica libera nos, nel Te Deum. In ogni caso la figura di Ambrogio si staglia nettamente, per l'importanza del santo, che Agostino riconobbe come proprio maestro: rigator meus. Ambrogio fu vescovo di Milano in un periodo travagliato dell'impero romano, percorso da correnti di pensiero diverse e con rigurgiti di paganesimo. Ambrogio si palesò come il baluardo estremo del cristianesimo contro ogni avversità.

Agostino e Gregorio papa Magno sono due dei grandi Dottori della Chiesa cattolica. Frequentemente sono raffigurati insieme agli altri due Dottori, Gerolamo e Ambrogio nelle lunette e nei sottarchi di quasi tutte le chiese. Gregorio si affaticò senza riposo a risolvere i problemi di governo della Chiesa, a eliminare la corruzione, a guidare il clero nella direzione delle anime, a propagare il Vangelo nei paesi barbari, ma al tempo stesso a risolvere questioni politiche, economiche, diplomatiche e militari in un periodo tormentato nel quale caddero sulle sue spalle responsabilità enormi: salvare le vite umane in tempi di guerra e di invasioni, soccorso dei poveri, mantenimento della concordia fra i cittadini, giustizia fra popolazioni diverse. Papa Gregorio è seduto su uno scranno e volge lo sguardo verso i suoi interlocutori: ai suoi piedi, in ginocchio san Gerolamo, seminudo, si rivolge a lui quasi prendendogli le mani. Dottore della Chiesa, Gerolamo è uno dei quattro massimi Padri latini. Nacque a Stridone ai confini fra Dalmazia e Pannonia tra il 340 e il 350. Di ricca famiglia, perfezionò i suoi studi a Roma, dove ricevette il battesimo. Colto, sapiente, tradusse la Bibbia, approfondì le questioni dottrinarie. Polemizzò con molti, fra cui anche Agostino, di cui era contemporaneo. Di lui Agostino dice che aveva una cultura immensa e una potente personalità. Agostino e Ambrogio gli sono accanto e intervengono nella discussione.

Dipinta con la tecnica olio, la tela misure cm 165x124 ed è in discrete condizioni di conservazione. L'opera ha una sua complessità compositiva con numerosi riferimenti teologici, ma non presenta particolari pregi artistici.